Definirlo procuratore sarebbe riduttivo: Davide Lippi, classe 1977 e figlio del CT Campione del Mondo nel 2006 con l’Italia, si sente più un imprenditore sportivo. Negli ultimi vent’anni ha sviluppato, insieme al socio Carlo Diana, la Resetgroup, un’azienda con sede a Milano che segue moltissimi atleti e offre anche un servizio di Academy per i bambini disabili. Un modello da seguire per i valori di socialità e solidarietà che persegue.
Come è cambiato il suo lavoro con questa situazione di emergenza dovuta al coronavirus?
«Siamo ancora in attesa di capire come cambierà la situazione, il mio lavoro si basa sui rapporti costruiti negli anni e ad oggi non si possono vedere i giocatori. Il calcio è fermo quindi per il momento mi limito a mantenere i rapporti al telefono per sapere anche come stanno le persone che soffrono. Però si cerca anche di sdrammatizzare parlando un po’ di calcio, io mi diverto a farmi mandare i programmi di allenamento che fanno i giocatori da casa. Il prossimo sarà un mese importante, speriamo di poter ricominciare ad uscire dal 4 maggio ma la situazione è ancora in divenire quindi cerchiamo di adattarci e di fare il possibile»
Secondo Lei quale potrebbe essere la soluzione migliore per questa stagione calcistica?
«La miglior soluzione è quella che assicura la sicurezza e la salute di tutti, finché ci saranno rischi non si dovrebbe ricominciare. Però penso che i campionati debbano essere terminati, sia in Italia che in Europa, per poter programmare la prossima stagione. Sempre nel rispetto della sicurezza e delle regole. I prossimi due anni saranno delicati, pieni di competizioni internazionali importanti che dovranno essere riprogrammate quindi la soluzione della stagione solare potrebbe essere una possibilità. La ripresa dei campionati darebbe anche un po’ di respiro alla gente che è costretta a stare a casa»
Prima ha detto che sta continuando a sentire i Suoi assistiti attraverso messaggi e chiamate, avete parlato anche della possibilità del taglio degli stipendi per cercare di risolvere l’aspetto economico di questa situazione?
«Sono tutti disposti a offrire parte del loro guadagno, purché venga fatto in modo equo: vogliamo capire quali sono le perdite delle varie società per cooperare tutti insieme. Bisognerà sedersi attorno ad un tavolo con le istituzioni e valutare la percentuale di riduzione degli ingaggi in base alla ripresa del campionato, alla distribuzione dei diritti TV ed alle perdite delle varie società. Bisogna mettersi una mano sulla coscienza e saper fare un passo indietro: dal momento in cui tantissime persone soffrono, è giusto che tutti rinuncino a qualcosa in base alle proprie possibilità. Questo vale per tutti gli addetti ai lavori».
Molti giocatori sono in scadenza di contratto questa stagione, si è già messo avanti con il mercato estivo?
«Bisogna capire quando ricominceranno i campionati, se si riuscirà a terminare il 30 giugno allora si potrà parlare di rinnovi ma prima di noi saranno FIFA e UEFA a decidere. Sento quotidianamente molti dirigenti e anche per loro programmare è difficile, viviamo tutti alla giornata».
Per quanto riguarda il Suo assistito Chiellini, pensa che potrebbe avere un futuro come dirigente alla Juventus?
«Giorgio è una persona talmente speciale che avrà sicuramente un futuro nel mondo del calcio, e spero che la Juventus non se lo faccia scappare. Magari vorrà continuare a giocare ancora un anno visto che in questa stagione si è riposato per via dell’infortunio (ride, ndr). Ho un rapporto speciale con lui, lo seguo da quando aveva 16 anni e sono molto legato anche alla sua famiglia»
Cosa ne pensa del mancato scambio tra Spinazzola e Politano?
«A volte le operazioni nel calcio non vanno a buon fine, il destino ha voluto questo nonostante ci fossero stati tutti i presupposti di buona riuscita dell’affare. Sicuramente non è stata responsabilità dei giocatori, l’operazione era stata avviata nel migliore dei modi e ci tengo a ribadire che i due ragazzi erano e sono atleti sani come poi hanno dimostrato sul campo».
Parlando della sua stupenda carriera, cosa l’ha spinta a diventare un procuratore?
«Ti ringrazio della “stupenda carriera”, nonostante faccia questo lavoro da vent’anni mi sento ancora molto carico e motivato. Il mio cognome ha portato vantaggi ma anche tanti problemi, non nascondo che all’inizio ho trovato molte porte aperte ma poi se non hai spessore è difficile continuare, soprattutto in un mondo come quello del calcio in cui girano molti soldi. La prima volta che ho detto a mio padre di voler fare il procuratore mi ha detto che non avrebbe mai preso un mio giocatore. Ovviamente, essendo cresciuto nell’ambiente calcistico fin da piccolo, ho potuto coltivare rapporti che altri non avevano la possibilità di fare. Ma non è stato semplice, anche perché ho cercato fin dai primi anni di dare al mio lavoro un taglio imprenditoriale. In un periodo difficile della mia vita ho concentrato tutte le mie energie nella creazione, insieme al mio socio Carlo Diana, dell’azienda Resetgroup, che offre lavoro a molte persone e segue tantissimi atleti. Ma il fiore all occhiello è sicuramente Reset Academy, una scuola calcio dove cerchiamo di trasmettere il senso importante del gioco del calcio e di insegnare attraverso i nostri istruttori i valori dello sport, all’interno di questo progetto è stata creata Reset Academy Insuperabili, una scuola calcio per bambini disabili insieme a Davide Leonardi che ne è parte integrante nonché motore determinante. Ora dobbiamo affrontare un periodo negativo ma questo fa parte del nostro DNA, bisogna reagire nel modo giusto e dare tutti qualcosa in più. Questo è un messaggio per tutti gli Italiani, dimostreremo chi siamo.
Che consigli può dare a chi vuole iniziare questo mestiere?
«Ci vuole pazienza, passione e tanto tempo per viaggiare. Ma soprattutto bisogna avere il tempo di sbagliare, anche io ad inizio carriera pensavo che alcuni miei giocatori non potessero diventare importanti ma mi sbagliavo. La mia fortuna è stata quella di iniziare presto e di riuscire a costruire qualcosa in questi 20 anni. E sono sicuro che anche nei prossimi 20 sarò ancora qui a vendere giocatori e fare attività. Tra l’altro, appena ci daranno il via libera, inaugureremo il “Marco Polo Sport Center” a Viareggio, un centro sportivo di 30mila m2 polivalente ed innovativo senza barriere architettoniche e dotato anche di una Reset Academy. Ci diamo da fare sotto tutti gli aspetti sportivi, è per quello che mi ritengo un imprenditore dello sport prima che un procuratore».