Con l’edizione 2022, il Detroit Grand Prix chiude un’era per aprirne un’altra. Ed a concludere degnamente questo ciclo è Will Power, che vince autorevolmente grazie ad un’oculata gestione delle gomme. L’australiano di casa Penske parte 16esimo ma non sbaglia nulla, raccogliendo un successo che gli vale anche la leadership del campionato. Alexander Rossi è la principale minaccia alla sua supremazia, ma l’americano non va oltre la seconda posizione. Per l’ex di F1 è l’ultima stagione con Andretti Autosport: da pochi giorni ha annunciato il suo passaggio al team Arrow McLaren SP. Scott Dixon conquista un terzo posto “di tattica”, precedendo il poleman Josef Newgarden e Patricio O’Ward. Alex Palou risale da 18esimo a sesto, imitando le mosse di Dixon. Marcus Ericsson, vincitore di Indy, Colton Herta, Simon Pagenaud e Felix Rosenqvist chiudono la top ten.
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Detroit Grand Prix: cosa succede a Belle Isle?
Il cielo minaccia pioggia a Detroit, la cui partenza è abbastanza confusa. I commissari danno la bandiera verde quando lo schieramento ancora non si è formato! Di solito, questo comporta l’annullamento della procedura, ma invece si continua come se niente fosse. Vabbè. In ogni caso, Newgarden mantiene la prima posizione dalla pole, mentre Rossi cambia strategia in corso d’opera, passando dalle due alle tre soste. Il degrado è molto elevato, ma allo stesso tempo le gomme morbide danno molta più performance di quelle dure. Alex vuole tenere le gomme “rosse” il più possibile, mentre Power rimane sulle due. L’australiano fa un vero capolavoro con lo stint finale, tenendo lo stesso treno di morbide per 20 giri. La mossa gli consente di accumulare un enorme vantaggio nei confronti di Rossi, il quale sgomita per raggiungere la seconda posizione. Ha inizio l’inseguimento al leader, ma i giri a disposizione sono pochi. Al traguardo, l’alfiere dell’Andretti Autosport riduce il distacco ad un solo secondo, insufficiente per interrompere un digiuno di vittorie che va avanti da ormai tre anni. L’assenza di full course caution gioca a sfavore dello statunitense, in quanto non ha la possibilità di azzerare il distacco da Power.
Muretti maledetti
Nonostante la mancanza della pace car, non mancano gli errori e i contatti su un circuito difficile da domare. La prima vittima illustre è Graham Rahal, che dopo appena due giri spacca una sospensione dopo aver preso una buca. Contatti anche per Kyle Kirkwood, tradito dalle gomme fredde al giro 49, e per Rinus VeeKay, che sbatte all’ultimo giro. Scott McLaughlin va lungo in curva 3 facendo fatica a rientrare in pista, mentre Helio Castroneves è tra i pochi a fermarsi per un guasto tecnico. Il brasiliano firma un bel quarto posto in qualifica, ma un guasto lo mette fuori gioco. E così si chiude l’era di Belle Isle, circuito che fa parte della storia della IndyCar dal 1992. La prossima stagione il Detroit Grand Prix andrà in scena su un circuito ricavato dalle strade del centro, a pochi passi dalla sede GM del Renaissance Center. Giusto per strizzare l’occhio a Chevrolet, non si sa mai…