Il 29 maggio 1940 Fausto Coppi vince, con oltre 4 minuti di vantaggio, la tappa del Giro d’Italia Firenze – Modena e conquista la sua prima maglia rosa.
Soprannominato “il Campionissimo” o “l’Airone”, fu il corridore più famoso e vincente dell’epoca d’oro del ciclismo ed è considerato uno dei più grandi e popolari atleti di tutti i tempi.
Formidabile passista, eccezionale scalatore, anche se non dotato di un particolare spunto veloce, era un corridore completo e adatto ad ogni tipo di competizione su strada.
Professionista dal 1939 al 1959, s’impose sia nelle più importanti corse a tappe che nelle maggiori classiche di un giorno.
Vinse cinque volte il Giro d’Italia (1940, 1947, 1949, 1952 e 1953), un record condiviso con Binda e Merckx, e due volte il Tour de France (1949 e 1952).
E diventato anche il primo ciclista a conquistare le due competizioni nello stesso anno sia nel 1949 che nel 1952.
Fra i suoi numerosi successi nelle gare in linea vanno ricordate le cinque vittorie al Giro di Lombardia (1946, 1947, 1948, 1949 e 1954).
E anche le tre vittorie alla Milano-Sanremo (1946, 1948 e 1949), e i successi alla Parigi-Roubaix e alla Freccia Vallone nel 1950.
Divenne campione del mondo professionisti nel 1953.
Primeggiò anche nel ciclismo su pista: fu campione del mondo d’inseguimento nel 1947 e nel 1949 e primatista dell’ora (con 45,798 km) dal 1942 al 1956.
Leggendaria fu la sua rivalità con Gino Bartali, che divise l’Italia nell’immediato dopoguerra.
Le sue imprese e le tragiche circostanze della morte ne hanno fatto un’icona della storia sportiva italiana e, a decenni dalla scomparsa, la sua popolarità e fama appaiono immutate.
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Fausto Coppi vince sia la tappa del Giro d’Italia e sia la sua prima maglia rosa
E’ il 29 maggio 1940.
Piove, fa freddo e tira vento.
Una giornata buia, quasi invernale, malinconica.
Una giornata, si direbbe, da Gino Bartali.
La maglia rosa è, da tre giorni, proprietà di Enrico Mollo, uno scalatore di Moncalieri.
Fausto ha ventun anni, ed è al suo primo Giro d’Italia.
In direzione Modena imperversa tremendamente la pioggia e la grandine.
Scendendo dal Monte Oppio, Bartali ha un problema al movimento centrale, si ferma, e perde contatto.
Coppi parte e semina tutti.
100 km in avanscoperta e un trionfo con 3’45” di vantaggio su dodici contrattaccanti, la maglia rosa Mollo e lo stesso Bartali.
Il piemontese conquista così la sua prima vittoria da professionista, ma anche la maglia rosa.
Le Dichiarazioni del Giornalista Orio Vergani sulla vittoria di Coppi del 1940
Cecchi scollina l’Abetone con 7 secondi di vantaggio su Coppi.
A 1’55″ passano Bizzi, lo svizzero Diggelmann, Benente, la maglia rosa Mollo, Marabelli, Cottur, De Stefanis, Generati e Crippa.
A 2’57″ Simonini, Canavesi e Rogora.
Nei 3’30” Vicini e Vignoli.
A 3’40″ il lussemburghese Didier.
Nel 4 minuto Valetti, Magni e Bartali.
“Fu allora”, disse Orio Vergani, “sotto la pioggia che veniva giù mescolata alla grandine, che io vidi venire al mondo Coppi…
Vedevo qualcosa di nuovo: aquila, rondine, alcione, non saprei come dire, che sotto alla frusta della pioggia e al tamburello della grandine.
Con le mani alte e leggere sul manubrio, le gambe che bilanciavano nelle curve, le ginocchia magre che giravano implacabili, come ignorando la fatica.
Coppi volava, letteralmente volava su per le dure scale del monte, fra il silenzio della folla che non sapeva chi fosse e come chiamarlo”.
E’ il giorno in cui Coppi, in un solo giorno, nasce e vince, si trasforma da garzone a campione, passa da numero a cognome, a nome e cognome, a superlativo.
Fausto divora la discesa dell’Abetone, sale sul Barigazzo, attraversa Pavullo, si getta giù da Serramazzoni per la via Giardini, arriva a Modena con 3’45″ su Bizzi e Bartali, conquista la maglia rosa che porterà fino a Milano.
Come ha scritto Vergani, conosce già “le gioie del primo trionfo e dei primi paragoni inevitabili con Binda e Girardengo, nomi mormorati in tono commosso dai vecchi tifosi”.
Bartali? Quando, all’inizio della salita del Monte Oppio, gli si svita la calotta destra del movimento centrale ed è costretto a fermarsi, aspettare, vedersi superare, ha perso 6 minuti: “Ultimo e solo”.
Recupera, si riporta sui primi, si mette in coda al gruppetto, e quando gli avversari cominciano a scattare a turno, lui va a riprenderli.
Uno per uno.
Coppi continua la corsa per conquistare il Giro D’Italia a Milano
Ma la strada verso Milano è piena d’insidie, come a Forlì, dove gli si rompe il manubrio, perde 2′, ma li recupera in 15 chilometri.
Oppure nell’Abbazia-Trieste, dove cade e viene attaccato da Vicini e Bizzi, ma perde soltanto 2′.
Bartali lo aiuta a salvarsi sotto la morsa della Bianchi, mentre nel resto d’Italia Mussolini sta programmando l’entrata in guerra del nostro Paese.
Il 5 giugno, nella Pieve di Cadore-Ortisei, Coppi e Bartali salutano tutti quanti e scappano via.
Fausto ha un momento di difficoltà sul Pordoi, Gino lo aiuta, lo sprona, prende della neve, gliela butta addosso per farlo riprendere, e ce la fa.
Scollina a ruota di Bartali, che vince la tappa, mentre Coppi ha in mano il Giro.
Gli avversari sono affondati.
Il 9 giugno Coppi viene celebrato all’Arena di Milano.
Ma il giorno dopo la festa è già cancellata.
A Roma il duce Benito Mussolini si affaccia dal balcone di Palazzo Venezia e dichiara a gran voce guerra alla Gran Bretagna e alla Francia.
La favola del Giro, di Fausto e Gino è finita.
La Corsa Rosa riprenderà dopo cinque edizioni cancellate da un conflitto mondiale senza precedenti.