Purtroppo Fausto Gresini non ce l’ha fatta. Ha perso la sua battaglia contro il Covid, che perdurava dallo scorso dicembre. Il paddock del motomondiale è in lutto, dopo che uno dei suoi membri più cari se n’è andato. Di lui ci resta il ricordo delle imprese compiute con il casco in testa, e poi dall’altra parte del muretto, a dirigere una squadra che oggi gode del supporto pieno di Aprilia. Per chi non lo conoscesse, in questo articolo riepiloghiamo la carriera di Fausto Gresini, ripercorrendone le tappe salienti.
Fausto Gresini, il campione di motociclismo ha perso la sua battaglia
La carriera di Fausto Gresini pilota, quanto ha vinto?
Classe 1961, originario di Imola, Fausto Gresini intraprese l’avventura mondiale nel 1982, con l’esordio al GP di Svezia 125. L’anno successivo entrò nel mondiale a tempo pieno con la MBA, raccogliendo 37 punti. Per il 1984 passò alla Garelli con la quale ottenne la prima vittoria, sempre in Svezia. Conclude la stagione al terzo posto, dietro alla leggenda Angel Nieto ed ad Eugenio Lazzarini.
Il 1985 fu l’anno della consacrazione. Con tre vittorie ed una serie interminabile di piazzamenti, rifilò 20 punti di distacco a Pier Paolo Bianchi (in sella a quella MBA che lo aveva scaricato!) e si laureò campione del mondo. Nel 1986 non riuscì a replicare, nonostante una vittoria in più, e venne battuto di 12 lunghezze dall’astro nascente Luca Cadalora. Fausto si rifece con gli interessi nel 1987, conquistando il secondo mondiale.
Negli anni successivi, Gresini vinse singole gare, ma mai il titolo. Nel 1989 passò all’Aprilia senza fortuna, l’anno successivo guidò una Honda, venendo battuto da un altro astro nascente, Loris Capirossi. Fausto appese il casco al chiodo nel 1994, raccogliendo 21 vittorie, 47 podi, 17 pole position e 13 giri veloci.
La carriera da team manager
Dopo un periodo di “riposo”, la carriera di Fausto Gresini riprese nel 1997, quando fondò il suo team. Con esso, paradossalmente, fece il suo debutto nella classe 500, che da pilota non aveva mai affrontato. Rivitalizzò la carriera di Alex Barros, reduce da esperienze poco fortunate in Cagiva e Suzuki, battagliando per il podio contro gli ufficiali. Instaurò un rapporto stretto con la Honda, che gli regalò non poche soddisfazioni.
Con il suo team Gresini approdò anche in 250. Salvò la carriera di Loris Capirossi, che dopo il licenziamento da Aprilia corse per lui nel 1999. Dopodiché lanciò nel firmamento del motomondiale la stella giapponese Daijiro Kato, con cui dominò il mondiale del 2001. Per “Dai-chan” Fausto versò lacrime di dolore nel 2003, quando il pilota di Saitama morì in un terribile schianto a Suzuka. Poi versò lacrime di gioia per Sete Gibernau, che lottò per il mondiale negli anni successivi, nell’età dell’oro della MotoGP. Poi venne la 800, problematica per i privati, un periodo di appannamento e la scoperta di un’altra stella, Marco Simoncelli. Fausto versò lacrime anche per il “Sic”, scomparso in Malesia nel 2011. Oggi il Gresini Racing è la struttura che gestisce la squadra ufficiale Aprilia.
Gresini prosegue in MotoGP ma senza Aprilia
Nella sua carriera da team owner, Gresini si è portato a casa tre titoli mondiali. Oltre al già citato iride di Kato, si sono aggiunti il mondiale Moto2 del 2010, vinto con Toni Elias, ed il titolo Moto3 del 2018, conquistato con Jorge Martin. In MotoGP, il miglior risultato fu il secondo posto, ottenuto tre volte: nel 2003 e 2004 con Gibernau, e nel 2005 con Marco Melandri.