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Fiorentina-Milan 1-1: partita viziata

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Fiorentina-Napoli 3-4: la differenza alla fine la fa l’arbitro Massa

Nessuno sport, come il calcio, è in grado di interpretare le dinamiche della vita reale; diversamente dagli altri, non è necessariamente chi ha giocato meglio che alla fine della partita risulta vincitore: può infatti essere sufficiente un episodio – un calcio di rigore, un gol casuale, un autogol – addirittura una scorrettezza (ricordate la mano di Maradona in Argentina-Inghilterra ai Mondiali del 1986?). Vince chi segna una rete più dell’avversario, e tanto basta; e a volte il successo non coincide non solo con il bel gioco, ma neppure con il merito: una squadra forte può essere contrastata con marcature asfissianti e all’occasione fallose ; il vantaggio può essere difeso perdendo tempo fingendo un infortunio; un rigore può essere ottenuto attraverso una simulazione: la furbizia, insomma, nell’accezione negativa del termine, è nel calcio parte integrante delle regole non scritte ma comunemente applicate, proprio come nella vita reale. E, come nella vita reale, nel calcio esiste l’ingiustizia.

Fiorentina e Napoli hanno dato vita ad una partita spettacolare; unica pecca, l’arbitraggio, che, nelle sue migliori interpretazioni, dovrebbe risultare né più né meno che ininfluente ai fini del risultato. Non è questo il caso – fermo restando la grande qualità della squadra partenopea che, nel portare a casa l’intera posta, deve però qualcosa anche al signor Massa.

Montella è consapevole di affrontare una squadra tecnicamente fortissima e già rodata dai precedenti campionati, e decide di giocare la partita aggredendo le fonti del gioco per cercare di evitare che il tridente Callejon-Mertens-Insigne si accenda. E lo fa disegnando una Fiorentina con un falso 4-3-3 che è piuttosto una sorta di 4-1-4-1, con Badelj in cabina di regia, Pulgar interno con compiti di copertura, e Castrovilli a cucire il centrocampo con l’attacco, dove Vlahovic è il terminale offensivo  e Chiesa e Sottil agiscono sulle fasce. Dietro, confermati Dragowski, Lirola e Milenkovic, rientra capitan Pezzella e la novità è Venuti, spostato a sinistra per contrastare Callejon. In campo ci sono cinque giocatori nati nel 1997, uno nel 1999 e uno nel 2000, ma sin dalle prime battute si capisce che l’allenatore ha visto giusto nell’assegnare loro una maglia da titolare.

La prima mezz’ora è tutta viola: Sottil fa ammattire al difesa partenopea, e i difensori più di una volta sono costretti al fallo; Badelj dà ordine, Castrovilli è dappertutto, Pulgar recupera palloni su palloni; gli altri corrono e pressano, coprendo il campo e inaridendo le fonti di gioco del Napoli. Il vantaggio è meritato, anche se nasce da un episodio: l’arbitro concede un calcio di rigore per un fallo di mano dopo aver consultato il VAR; le nuove regole sono senz’altro opinabili, ma giustificano pienamente la sua decisione. La Fiorentina spreca alcune buone occasioni per arrotondare, ma in chiusura di tempo nell’arco di pochi minuti  il Napoli prima pareggia con un tiro di Mertens su cui Dragowski non appare impeccabile, poi passa in vantaggio con un rigore inesistente, ma non per Massa, che lo concede rifiutandosi di andare a vedere le immagini, che avrebbero decretato viceversa l’ammonizione per simulazione dello stesso Mertens. Insigne spiazza Dragowski ed è 1-2.

La ripresa si apre con una buona occasione sprecata da Vlahovic che non aggancia un bel passaggio di Pulgar, quindi un colpo di testa di Milenkovic da calcio d’angolo riporta le sorti dell’incontro in meritata parità; ma bastano quattro minuti al Napoli per passare di nuovo con un tiro di Callejon. Montella corre ai ripari e fa entrare Boateng al posto di uno stanco Vlahovic. La sua intuizione è ripagata: il giocatore ghanese prima scalda il destro con un tiro da trenta metri, poi segna il 3-3. Ma, nonostante l’entusiasmo, la squadra viola ha corso molto e sta accusando vistosamente la fatica: i reparti si allungano, e il centrocampo non riesce più a coprire la difesa; il Napoli, che gioca a memoria, può permettersi di correre meno, ma di farlo con maggiore profitto. Due soli minuti, e l’equilibrio è di nuovo spezzato: ancora Insigne mette il suo secondo sigillo sulla partita, al termine di una azione manovrata con consueta maestria dai suoi palleggiatori.

Al 73’ dentro Benassi per un esausto Badelj; e due minuti dopo esordisce anche Franck Ribery, appena giunto dal Bayern Monaco, che rileva l’applauditissimo Sottil. È suo l’ultimo guizzo della partita: controlla un pallone, si volta, entra in area e viene visibilmente strattonato da Hysaj; ci potrebbero essere gli estremi per il calcio di rigore (o forse per una punizione dal limite), ma anche questa volta l’arbitro non ritiene di doversi avvalere del VAR, e considera l’azione regolare. A lui diamo l’unica insufficienza di questa bellissima partita, giocata a viso aperto da due squadre che hanno una filosofia di gioco simile, basata sulla coralità dell’azione e sul palleggio.

Il Napoli si conferma come una delle legittime pretendenti allo scudetto, mentre la Fiorentina può mitigare l’amarezza della sconfitta con la bella prestazione della squadra, in particolare dei suoi giovani, tra tutti Sottil e Castrovilli; bene anche Vlahovic, che ha sbagliato qualche pallone di troppo, ma ha dovuto combattere con due difensori del calibro di Koulibaly e Manolas, e Milenkovic. Da rivedere il portiere Dragowski, Lirola che si sapeva non essere al meglio della condizione e anche Venuti, che giocava in una posizione a lui non congeniale. Sufficiente la partita di Chiesa, ma la crescita del tasso tecnico della squadra evidenzia la necessità di un ulteriore salto di qualità da parte sua, ed un contributo ancora maggiore, sia in fase di appoggio ai compagni, che in fase realizzativa. Ai migliori si chiede sempre qualcosa in più.