Sembrava fatta per Kyle Larson. Il pilota della Hendrick Motorsports già pregustava la vittoria della Folds of Honor 500, dominata in lungo e in largo con 269 tornate in testa. Ma il sogno s’infrange a 8 giri dalla fine, quando Ryan Blaney lo sorpassa e gli soffia una prima posizione a lungo considerata inattaccabile. L’Atlanta Motor Speedway è un circuito spietato: Larson subisce ciò che capitò a Kevin Harvick nel 2017, dominatore della scena per poi cedere lo scettro a Brad Keselowski. La storia si ripete con il vincitore di Las Vegas e con Blaney, autore del primo successo in carriera.
NASCAR Pennzoil 400: Kyle Larson, vittoria simbolica
La top ten di Atlanta non è priva di sorprese. Se il terzo posto di Alex Bowman ed il quarto di Denny Hamlin non rappresentano una novità, sorprende il settimo posto di Chris Buescher, che dimostra quanto il team Roush Fenway sia forte sulle piste da un miglio e mezzo. Davanti al texano ci sono Kyle Busch e Austin Dillon, quinto e sesto rispettivamente. Chiudono la top ten William Byron, Martin Truex jr e Kevin Harvick.
Come fa Larson a perdere una Folds of Honor 500 già vinta?
Con un asfalto vecchissimo e molto abrasivo, l’Atlanta Motor Speedway è una vera sfida per team e piloti. In una gara con pochissime caution (solo cinque, di cui tre regolamentari) conta molto la velocità nei long run, ed un’esecuzione perfetta dei pit stop. Larson ed il team numero 5 hanno entrambe le carte, come dimostrano i 269 giri in testa ed il secondo e passa che guadagnano ad ogni sosta. E allora, cos’è che manca nel finale?
La risposta a questa domanda sta in due fattori. Il primo è il consumo delle gomme: in questa gara risparmiare le coperture è fondamentale, visto che l’asfalto le divora. Ryan Blaney, dotato di una Ford molto veloce, riesce a gestirle un po’ meglio del rivale, a tal punto da riacciuffarlo nelle fasi conclusive in cui si va piano per risparmiare sul carburante. C’è poi il jolly dei doppiaggi, specie quelli che non danno strada. E’ il caso di Joey Logano, che non lascia sfilare Larson aiutando (forse involontariamente, forse no) il compagno di team a rimontare. A quel punto, rimasto senza difese, Kyle desiste, a 8 giri dalla fine. Molto signorilmente, il californiano non lancia accuse a Logano a fine gara.
Alti e bassi per i big
La gara di Atlanta è molto difficile da interpretare, anche per chi ha titoli e vittorie alle spalle. E’ il caso del Team Penske, che festeggia la vittoria con Blaney da un lato, ma dall’altro vive una Caporetto con Logano e con Brad Keselowski. Il primo, in difficoltà con gli assetti fin dall’inizio, precipita nella pancia dello schieramento, doppiato di un giro, e non ne viene più fuori. Keselowski, dal canto suo, di giri di distacco ne accumula ben tre, tra contatti, auto danneggiata e soste impreviste. Ritorna il “quarto uomo” Austin Cindric, il quale finisce 23esimo, cinque piazze davanti a Keselowski.
Harvick, un tempo conquistatore di Atlanta, raddrizza una giornata nata storta. Alla ripartenza della Stage 2 si accorge di avere una gomma a terra. Rientra ai box per un veloce cambio, e finisce sotto di un giro. Grazie ad un ottimo ritmo, recupera e conclude decimo. Anche Kyle Busch “aggiusta” la sua performance. Il due volte iridato è da top five, ma una penalità per eccesso di velocità ai box lo spedisce nelle retrovie. Kyle recupera e finisce quinto. Non va meglio a suo fratello Kurt Busch, spedito a muro da Hamlin al giro 114. Kurt è l’unico pilota ritirato assieme a Chase Elliott, out per la rottura del motore. Una penalità, infine, rovina la giornata storica del Trackhouse Racing e di Daniel Suarez, in piena top ten prima del fattaccio. Il messicano conclude al 17esimo posto, ad un giro dal vincitore.