― Advertisement ―

spot_img

Superbike, Mandalika: Toprak vince gara 2 ma è Bautista a festeggiare

Il mondiale Superbike assegna il titolo 2022 in gara 2 a Mandalika. Alvaro Bautista voleva festeggiarlo vincendo la manche, ma nulla può contro Toprak...
HomeMotoriFormula UnoIl codice di condotta FIA che fa storcere il naso ai piloti...

Il codice di condotta FIA che fa storcere il naso ai piloti russi

La FIA ha deciso di non bandire i piloti russi, come aveva suggerito di fare il Comitato Olimpico Internazionale. Tuttavia, la Federazione ha posto dei vincoli a questi driver, “colpevoli” di vivere in un paese che ha mosso guerra contro l’Ucraina. In primis, dovranno rinunciare alla loro bandiera, ed a qualunque riferimento alla nazione russa. Inoltre, dovranno firmare un documento in cui s’impegnano a non mostrare simboli o bandiere, a non rilasciare dichiarazioni pro-guerra o volte a sostenere la causa russa (idem con patate per la Bielorussia). Tutto risolto? No. Infatti, tra i driver ci sono state prese di posizioni abbastanza esplicite, che rendono complicata e confusa la situazione.


Piloti russi in F1: Regno Unito in controtendenza


Piloti russi: chi rifiuta e chi accetta il codice FIA?

Ad esprimersi contro il decalogo è in prima linea Roman Rusinov. Il pilota e titolare del team G Drive ha postato sui social un messaggio, in cirillico, nella quale contestava le scelte della FIA, definite da lui discriminatorie: “Oggi il sottoscritto, pilota del team russo G-Drive Racing, ha rifiutato di accettare le condizioni discriminatorie della FIA. L’obiettivo di ogni atleta è di ascoltare l’inno del proprio paese sul podio. In oltre 10 anni di esperienza internazionale il nostro team lo ha fatto molte volte“, ha scritto Rusinov nella traduzione offerta da Autosprint. “Abbiamo alzato la bandiera russa, ascoltato e cantato l’inno russo. Per amore dei miei tifosi, per il bene dei miei compagni e per l’onore sportivo, non firmerò questo documento. È meglio non correre affatto“. Daniil Kvyat, che per Rusinov doveva correre quest’anno nel WEC, si è allineato al suo capo, non firmando il documento. Il russo di Roma ha accusato la Federazione di discriminare gli atleti del suo paese, posizione già espressa in precedenza. A sorpresa, si è detto favorevole al decalogo Nikita Mazepin, fresco di licenziamento da parte della Haas. Nikita ha scritto sui social un messaggio nella quale aveva detto di essere disposto a firmare il codice, pur di rimanere nella sua ormai ex squadra. Che però ha preferito appiedarlo senza troppi complimenti. Insomma, un’adesione interessata. È curioso notare come questi tre piloti abbiano forti legami con l’oligarchia russa, nell’occhio del ciclone per il suo sostegno economico al regime di Vladimir Putin. Il team G Drive ha come sponsor principale la Gazprom, il gigante del gas naturale che rifornisce i gasdotti di mezza Europa. Mazepin è sostenuto economicamente dal padre Dimitry, proprietario del colosso minerario Uralkali e conoscente strettissimo di Putin, cosa che ha messo in forte imbarazzo la Haas.


Haas-Uralkali fine collaborazione: ecco perché