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Indianapolis 500 Pole Day: Andretti da leggenda

Il Pole Day, la giornata che assegna la partenza al palo per la Indianapolis 500, assume quest’anno un sapore speciale. A 33 anni di distanza, un altro Andretti scatterà davanti a tutti nella “Greatest Spectacle in Racing”. L’onore spetta a Marco Andretti, nipote del leggendario Mario, che con una media di 231.068 mph, si prende la prima pole position in carriera sul catino dell’Indiana.

Il portacolori dell’Andretti Autosport, team fondato dal papà Michael, precede in prima fila il campione in carica Scott Dixon, ed il sempre veloce Takuma Sato.

Delude invece Fernando Alonso. Il due volte iridato di F1 non riesce ad accedere alla Fast Nine, la sessione che decide le prime tre file, e dovrà scattare dal 26esimo posto nella gara di domenica. L’asturiano, in quella che sarà la sua ultima presenza a Indy, scatterà al fianco del vincitore del 2019, Simon Pagenaud.

Essendoci solo 33 iscritti quest’anno, tutti i piloti sono qualificati per la 104esima edizione della 500 miglia.

Indianapolis 500, la cronaca del Pole Day

La Fast Nine, la sessione che decide le prime tre file della gara, si svolge in un clima surreale. Gli enormi spalti dello Speedway sono difatti vuoti, per ragioni sanitarie. E sarà così anche nella gara di domenica.

Il primo a partire per il turno di qualifica è Sato. Con quattro giri a disposizione, ed il tempo finale che è la media dei quattro crono fatti registrare nel run, il giapponese vincitore nel 2017 segna i 230.725 mph.

Il suo compagno di squadra Graham Rahal è in linea con la media, ma deve alzare il piede in curva 1 nell’ultimo giro, e scala fino all’ottavo posto finale.

Alex Palou è il primo dei rookie in pista. Lo spagnolo si mostra velocissimo (il suo primo giro è il migliore di tutta la sessione), ma nell’ultimo deve rallentare per la rottura di un weight jacker (un dispositivo elettroidraulico, montato sugli ammortizzatori, che serve a riequilibrare l’assetto).

Subito dopo parte il secondo rookie della Fast Nine, Rinus Veekay. L’olandese è autore di un run niente male, a 230.704 mph di media, che gli valgono la seconda fila.

Scott Dixon salta davanti a tutti con 231.051 mph, mentre il duo Adretti Autosport di James Hinchcliffe e Alexander Rossi steccano. Entrambi hanno problemi di handling, e non riescono a superare la barriera delle 230 mph. Il compagno di team Ryan Hunter Reay fa segnare il quinto tempo finale.

Marco Andretti è l’ultimo a lanciarsi. Il suo run si compone di quattro giri veloci, senza la benché minima sbavatura. Nell’ultimo soffre per l’usura delle gomme posteriori, ma riesce comunque a completare una tornata pulita. Il 33enne dal cognome pesante soffierà la pole a Dixon per un’inezia, 0.017 mph!

Era dal 1987 che un membro della famiglia da corsa più decorata non vinceva la pole a Indy. Fu proprio Mario Andretti, il nonno di Marco, a riuscire nell’impresa, nell’ormai lontano 1987.

A proposito di Mario, Marco ha raccontato in un’intervista a Motorsport.com un aneddoto interessante. “mio nonno mi ha dato un buon consiglio: ‘lascia che ti battano, chiamati fuori. Tu sai quello che hai, fallo di nuovo. Lascia che si buttino fuori da soli nell’inseguire’“.

La Fast Nine ha visto ben 8 vetture su 9 spinte dal propulsore Honda, con il solo VeeKay a rappresentare la Chevrolet.

Alonso flop, ma non è il solo!

Sabato 15 agosto, il giorno prima della Fast Nine, si è disputata la prima sessione del Pole Day della Indianapolis 500, che serviva a selezionare i fantastici nove che si sarebbero giocati il premio più ambito.

Colton Herta aveva accarezzato per un attimo il sogno della Fast Nine, battendo il tempo di Sato. Tuttavia, il teenager delle meraviglie è stato a sua volta sconfitto da Marcus Ericsson, perdendo la sua chance. Sato a sua volta piegherà lo svedese con un secondo run.

Ed Carpenter ottiene il suo miglior run, ma non va oltre la 16esima posizione. Il figlioccio di Tony George è stato spesso protagonista nelle prove ufficiali, ma per quest’anno è andata così.

Fernando Alonso nel suo run migliore non va oltre le 228.768 mph. Una prestazione piuttosto deludente, che gli valgono non più della 26esima casella sulla griglia di partenza. Non una buona settimana per l’asturiano, che ha anche sbattuto durante le sessioni di prove libere.

Si può consolare dal fatto che molti big hanno incontrato difficoltà nel turno pomeridiano. Il team Penske, ad esempio, ha deluso fortemente le aspettative, in una pista dove ha vinto ben 18 volte. Helio Castroneves, Will Power, Simon Pagenaud, Josef Newgarden hanno lamentato problemi di bilanciamento, causa anche le elevate temperature dell’asfalto.

Il migliore della corazzata del Capitano è Newgarden, 13esimo con 230.296 mph. Will Power è 22esimo, Pagenaud 25esimo, appena davanti ad Alonso (la differenza è di solo 0.68 mph). Chiude Castroneves con il 28esimo tempo.

Le condizioni del sabato pomeriggio hanno messo in difficoltà tutti i piloti. Anche gente come Dixon e Rahal, entrambi qualificati per la top 9, hanno dovuto abortire dei tentativi a causa della mancanza di grip.

Sage Karamo, JR Hildebrand e Ben Hanley costituiranno l’ultima fila. Tutti gli iscritti di quest’anno, 33, sono qualificati, essendoci altrettanti posti disponibili sulla griglia di partenza.

Starting Grid

indianapolis 550 pole day
indianapolis 500 pole day
Le prime tre file della 500 miglia di Indianapolis 2020. La griglia completa la trovate a questo link. Immagine dal sito ufficiale dell’indianapolis Motor Speedway