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Intercontinental GT Challenge 2020, il recap della stagione

Continuiamo il nostro percorso di replay della stagione motoristica 2020, questa volta con l’Intercontinental GT Challenge. La massima serie mondiale per la categoria GT è arrivata alla sua quinta edizione, regalando un confronto stellare tra i marchi più prestigiosi del mondo delle auto sportive.

Nato dall’idea di Stephane Ratel, e organizzato dal suo SRO Motorsports, l’IGTC prende idealmente il posto del celebre FIA GT di inizio millennio. La classe GT3 è la categoria regina della serie, con diverse case coinvolte più o meno ufficialmente. Ulteriori dettagli sul mondo SRO e sulle GT3 li trovate in questo articolo.

Andiamo a riepilogare quanto è successo nel 2020 della serie, la quale ha visto BMW trionfare nella classifica piloti e Porsche tra i costruttori.

Intercontinental GT Challenge, chi e dove ha corso nel 2020?

La pandemia ha stravolto anche qui il calendario originale, che da 5 è passato a quattro appuntamenti. La 12 ore di Bathurst, gara inaugurale della stagione, si è svolta regolarmente a febbraio. L’insorgere dell’emergenza sanitaria ha poi spinto la cancellazione della 10 ore di Suzuka, prevista per fine agosto, e fatto slittare la 24 ore di Spa ad ottobre. Tre settimane prima della classica belga si è svolta la 8 ore di Indianapolis, che si tiene per la prima volta. La 9 ore di Kyalami, rimandata al 11-12 dicembre, conclude la stagione.

Le case ufficialmente iscritte al campionato sono nove. Alcune di loro si affidano ad un team che corre l’intero campionato, mentre altre forniscono supporto alle varie formazioni che, di volta in volta, s’iscrivono alle singole gare.

Bentley è tra i costruttori che si affidano ad un team iscritto tutto l’anno. La casa inglese è partner di M-Sport, la quale si occupa di produrre la Continental GT3. Jordan Pepper, Maxime Soulet e Jules Gounon sono i piloti ufficiali. Dopo Bathurst, M-Sport si ritira lasciando il proprio posto all’americana K-Pax Racing. Farà il suo ritorno a Kyalami.

BMW s’iscrive appoggiandosi alla Walkenhorst Motorsports, che schiera due M6 GT3. I piloti sono Augusto Farfus, Martin Tomczyk e Nick Catsburg, a cui si aggiungono in varie occasioni Connor De Philippi e Sheldon Van Der Linde.

Audi e Porsche partecipano con varie formazioni, a cui girano i propri conduttori. Squadre come Attempto Racing, WRT e Car Collection rappresentano la casa degli Anelli, con piloti del calibro di Markus Winkelhock, Frederic Vervisch, Dires Vanthoor ed il nostro Mirko Bortolotti. Porsche si affida alle strutture come GPX e Absolute Racing. Matt Campbell, Patrick Pilet e Mathieu Jaminet sono iscritti al campionato piloti.

Ferrari e Lamborghini sono in lizza per il titolo costruttori, con un team ciascuno che li rappresenta. Il Cavallino si appoggia alla HubAuto Corsa, che schiera gli ufficiali Daniel Serra e Miguel Molina, oltre che all’ex F1 Kamui Kobayashi (solo a Spa). La Lambo è rappresentata dagli svizzeri di Orange 1, con Andrea Caldarelli, Marco Mapelli e Dennis Lind. La Huracan non prende parte a tutte le gare.

Mercedes ha come sua partner il GruppeM Racing, ma estende la collaborazione ad altre strutture come Triple Eight, AKKA ASP e SunEnergy1. Gli ufficiali Yelmer Buurman, Maxi Buhk, Maxu Goetz ed il nostro Raffaele Marciello sono presenti. La Stella a tre punte è campione piloti 2018, con l’ex IndyCar Tristan Vautier.

Aston Martin corre esclusivamente nella classe Pro-Am, affidando le proprie Vantage ai team Garage 59 e R-Motorsports. Quest’ultima si è presentata una tantum nella Pro Cup solo in Australia, con un equipaggio speciale che include il campione della IndyCar Scott Dixon.

La Honda, infine, schiera una sola NSX GT3 con i colori ufficiali, ed il supporto logistico dell’italiana JAS Motorsport. Mario Farnbacher, Bertrand Baguette e Renger Van Der Zande sono i piloti titolari per tutta la stagione, con Dane Cameron che si è aggiunto al gruppo nella trasferta americana.

Il film della stagione: Bathurst

Il cocente sole dell’estate australiana ha accompagnato l’inizio del 2020 dell’Intercontinentale GT Challenge. L’alba del 2 febbraio ha dato il via alla 12 ore di Bathurst, lungo l’affascinante e pericoloso tracciato di Mount Panorama.

La Mercedes Gruppe M scatta dalla pole, grazie ad un giro super di Marciello. La minaccia per la AMG-GT3 viene dalla Bentley ufficiale di M-Sport, che parte dall’undicesima posizione ma recupera in fretta. Ci riesce grazie ad una strategia indovinata, con rifornimenti più brevi e cambi gomme impeccabili. Le due vetture si scambiano la prima posizione più volte, per quasi tutta la gara.

In mezzo, il solito caos fatto di rotture, incidenti ed un paio di safety car. Audi perde una delle sue R8 LMS per un errore di Garth Tander. L’australiano, vecchia gloria del V8 Supercars, perde il controllo della macchina in una veloce sinistrorsa, causando l’ingresso della safety car.

Grazie alle soste più veloci, la Bentley accumula un gran vantaggio sulla Mercedes, ma a un’ora dal termine Gounon fora al Conrod Straight. Riesce a portare la macchina ai box quasi indenne, ma perde un sacco di tempo. La Mercedes però, non è abbastanza vicina da compiere il sorpasso.

A 15 minuti dalla conclusione, Marciello buca a sua volta e deve rientrare ai box. Rimonta fino alla seconda piazza assoluta, che però si tramuta in una sesta per una penalità per un’infrazione durante una delle soste. Il secondo posto va quindi alla McLaren del 59 Racing, che però non è iscritta al campionato.

Il terzo gradino del podio, e la seconda piazza iridata, va alla Mercedes del Triple Eight Engineering, scuderia che proviene dalla serie Supercars. L’antenna ufficiale di Holden nella massima serie continentale schiera i locali Jamie Whincup e Shane Van Gisbergen, e l’ufficiale Maxi Goetz. Segue la Porsche Absolute Racing di Jaminet/Campbell/Pilet.

Dopo Bathurst, scoppia la pandemia ed il mondo va in lockdown. La serie intercontinentale si prende una lunga pausa che dura fino a tutta l’estate. La 10 ore di Suzuka, prevista per fine agosto, non si farà. Si ritorna in pista ad ottobre, negli Stati Uniti.

Indianapolis

La 8 ore di Indianapolis è alla sua prima edizione, prendendo il posto della gara californiana di Laguna Seca. Si corre in concomitanza con la IndyCar, che qui svolge il penultimo doppio appuntamento dell’Harvest Grand Prix.

Le prime fasi di gara si svolgono sotto la pioggia torrenziale, che porta i team a cambiare le gomme in base all’acqua in pista. Le M6 Walkenhorst si fermano subito per passare alle rain, mentre la Honda di Cameron e la Bentley di Jordan Pepper rimangono con le slick più a lungo.

Dopo due ore, il cielo si apre e la pista si asciuga piuttosto in fretta, nonostante i soli 11 gradi di temperatura dell’aria. Senza l’acqua, le M6 dominano la scena, intrattenendo il (poco) pubblico con un duello “tutto in famiglia” tra Farfus/De Philippi/Catsburg e Tomczyk/Yelloly/Pittard, con i primi a prevalere sui secondi.

La Honda ufficiale è in contesa per la vittoria, ma durante l’ultimo stop Cameron fa stallare il motore, perdendo tantissimo tempo. Alla fine finiscono in terza posizione.

La Bentley rimane in contesa fino alla terza ora, quando un contatto con una GT4 provoca il cedimento di un braccetto della ruota posteriore destra. Dopo una lunga riparazione, la Continental di Pepper/Gounon/Soulet riprendono la corsa, risalendo fino alla 16esima posizione assoluta. Con i due punti conquistati, la casa di Crewe mantiene la testa del campionato costruttori.

La gara clou dell’Intercontinental GT Challenge 2020: la 24 ore di Spa

Due settimane dopo Indianapolis, il circo dell’Intercontinentale GT Challenge 2020 affronta la 24 ore di Spa. Lo spostamento della gara ad autunno inoltrato suscita molti malumori, soprattutto per le condizioni meteo. Molti temono d’incontrare la neve, e invece si ritrovano con un clima più mite del solito. La temperatura non scende mai sotto i 10 gradi, con punte di 15 nelle ore più calde della giornata.

L’unica costante è la pioggia, che si abbatte sul circuito per quasi l’intera durata della corsa.

Marciello fa un’altra magia in qualifica, segnando un’altra pole con la Mercedes AKKA ASP. L’italiano di Zurigo, assieme a Fraga e Boguslavisky, comandano le prime ore, battagliando con la Lambo Orange 1 di Mapelli/Caldarelli/Lind. Verso l’undicesima ora, la Ferrari AF Corse di Calado/Nielsen/Per Guidi passa al comando delle operazioni, grazie ad un sorpasso di James Calado su Fraga a Les Combes. Il brasiliano poi subisce il cedimento di un disco freno, che distrugge una delle ruote anteriori. Riporta la AMG GT3 ai box chissà come, ma il danno è troppo grave. La gara per loro è finita.

Le Audi di Attempto e Sainteloc pittano durante la Safety Car, perdendo meno tempo possibile. Il risultato è che le R8 LMS ufficiali si prendono la testa della corsa all’alba di domenica. Markus Winkelhock e Frederic Vervisch sono primo e secondo, quando nell’ultima ora e mezza i loro box pasticciano tra gomme rain e slick, ridando la posizione alla Ferrari.

La Porsche Rowe si mette in lizza per la vittoria grazie ad una Safety Car nell’ultima ora di gara. Montando le rain nuove, Tandy sorpassa le Ferrari e si mette in testa, a 65 minuti dal termine. La 488 perde poi la posizione sull’Audi Attempto e sulla Porsche della Dinamic Motorsport. Matteo Cairoli strappa il gradino più basso del podio alla Rossa proprio all’ultimo giro, grazie ad un sorpasso ai danni di Pier Guidi.

Con la vittoria di Spa, unita al terzo ed il quarto posto della GPX di Campbell/Jaminet/Pilet, Porsche è in lizza per il campionato 2020 dell’Intercontinental GT Challenge. Manca una sola gara, per assegnare i vari trofei.

Finale a Kyalami

E si arriva al mese di dicembre, con la 9 ore di Kyalami. M-Sport rientra in occasione della corsa che può portare il titolo alla Bentley. Ma le speranze di Malcolm Wilson e della casa di Crewe vanno in fumo. Letteralmente. Alla terza ora, Maxime Soulet parcheggia la Continental GT3 ai lati del rettilineo del traguardo, per un principio d’incendo.

La Honda ufficiale di Van der Zande/Farnbacher/Baguette domina per 8 delle 9 ore di gara, materializzando per la casa nipponica la possibilità di beffare i tedeschi e vincere il titolo. Fino a quando, il muretto box della squadra JAS non commette un clamoroso errore strategico.

A 90 minuti da termine, un acquazzone provoca una Full Course Yellow. Tutti i team rientrano per montare le rain tranne la Honda, che rimane in pista ancora un po’. Non rientra nemmeno per rifornire, cosa che la obbligherà a fare una sosta completa nei minuti finali, perdendo tempo. Lo scherzetto costa la vittoria, ed il titolo.

A tagliare per primo il traguardo è l’idolo di casa Van Der Linde, con i compagni Farfus e Catsburg che si aggiudicano ila classifica piloti dell’Intercontinental GT Challenge 2020. La Porsche meglio piazzata è la GPX di Campbell/Jaminet/Pilet, terza assoluta, ma la casa di Weissach si porta a casa il campionato costruttori, forte del successo di due settimane prima alla 24 ore di Spa.