Da due anni a questa parte ci troviamo costretti a commentare l’ennesimo flop europeo della Juventus, eliminata dagli ottavi di finale di Champions League. Se l’anno scorso ci aveva pensato il Lione a far un solo boccone dei bianconeri, adesso ci ha pensato il Porto di Sergio Coincencao, vecchia conoscenza del calcio italiano. Due squadre tutt’altro che irresistibili, niente a che vedere con Barcellona e Real Madrid, che fotografano alla perfezione il fallimento di un obiettivo che non si raggiunge da 25 anni.
E non ci sono giustificazioni che tengano per storia, tradizione e soprattutto per il valore economico di una rosa che ha in Cristiano Ronaldo il suo fiore all’occhiello. Un investimento, quello del portoghese, sul quale erano riposte tutte le speranze per riportare la coppa dalle grande orecchie a Torino, ma che è finito per rivelarsi un’operazione puramente commerciale.
Malgrado i numeri siano dalla sua parte, il cinque volte pallone d’oro ha più volte fallito clamorosamente gli appuntamenti decisivi e proprio in quella che lui stesso ha sempre definiyo la sua competizione. Proprio per questo è finito sul banco degli imputati e non è un mistero di come siano in corso delle riflessioni sulla sua permanenza a Torino.
A ciò si aggiunge un organo giovane e con poca qualità, soprattutto a centrocampo dove elementi di esperienza internazionale, come Ramsey e Rabiot, non hanno teso per quanto ci si aspettava.
Infine, capitolo allenatore. La scelta di puntare su un tecnico acerbo e senza alcuna esperienza come Andrea Porlo si è rivelata un errore imperdonabile che una società del.bladone come la Juventus non può e deve permettersi. A Torino non sono ammessi apprendistati. Vincere è l’unica cosa che conta.
Juventus-Porto 3-2: non basta un super Chiesa, bianconeri eliminati