È un Jack Miller diverso quello che abbiamo visto sul gradino più alto del podio di Jerez. Siamo abituati a vederlo sempre scanzonato, allegro, anche un po’ spaccone. Invece, al termine del GP ha tolto la sua “corazza” e si è lasciato scappare qualche lacrima, e ha urlato a squarciagola l’inno australiano. Non te lo aspetti uno “Jackass” così emotivo, ma c’è una spiegazione. La vittoria andalusa pone fine all’incubo che era finito dall’inizio del mondiale, culminato con un passaggio in sala operatoria. Questo successo ha mille significati anche per la Ducati, che doma la “bestia nera” Jerez. Mai, nella sua storia in MotoGP, la casa bolognese aveva fatto doppietta in Spagna, e contava un solo successo, quello di Loris Capirossi nell’ormai lontano 2006.
Trionfo di Miller e della Ducati a Jerez
Jack Miller: quanto vale la vittoria di Jerez?
Per Jack, il successo al GP di Spagna assume una valenza enorme. Perché come lui stesso ha confessato, ha cominciato a chiedersi se fosse all’altezza di essere un pilota ufficiale per la Ducati. “Lo so che all’apparenza sembro uno molto sicuro di sé, almeno credo“, ha esordito l’australiano. “Ma in queste ultime settimane ho fatto parecchia fatica a fidarmi, avevo anche tanti dubbi su di me. Oggi, soprattutto quando ho visto Fabio che iniziava ad avere qualche problema, io ero al posto giusto e ho cercato di avvicinarmi sempre di più. Mi sono detto “Devi superarlo adesso, sta perdendo terreno!”, mancavano ancora tanti giri ma mi sono detto che dovevo stare davanti. Non ringrazierò mai abbastanza Ducati per l’occasione che mi ha dato di essere qui. Vincere portando questi colori è un sogno che si avvera, che avevo da tutta la vita. Da Gigi a Paolo a Davide fino a Claudio, grazie! Grazie di aver creduto in me, significa davvero tantissimo“.
Mettersi i guai dietro alle spalle
Per Miller la vittoria in Spagna significa anche mettersi dietro i problemi fisici. Le due gare del Qatar sono state pesanti per lui, con l’avambraccio destro che s’induriva. Di qui la decisione di farsi operare a Barcellona, e risolvere una volta per tutte quella maledetta sindrome compartimentale. Jerez è stata una prova del nove, essendo una pista che mette a dura prova gli avambracci dei piloti. “È stato sempre un tracciato che mi dava tanti problemi alle braccia, in particolare nelle curve a destra“, ha detto Jack. “Per questo devo anche ringraziare il dottor Mir e tutti quelli che si sono presi cura di me. Non ho avuto nessuno problema, ho frenato come un animale fino in fondo!“. Infine, ha sfatato un vecchio mito del paddock, che lo descrive sempre come un duro. “Lo sanno tutti che sono sensibile, che mi metto anche a piangere in televisione. Per me è sempre una montagna russa…“.
Jack Miller sotto i ferri per sindrome compartimentale
Immagine in evidenza di Red Bull Content Pool, per gentile concessione