Ci siamo: sabato nella notte italiana prende il via la stagione IndyCar 2020. La categoria americana riservata alle monoposto ha osservato la pausa del Covid-19, ma ora è pronta a scatenare le sue velocissime vetture. A dispetto di un quadro generale a tratti confuso, non mancano gli spunti d’interesse in questa che è la prima annata nella nuova gestione targata Roger Penske.
La stagione IndyCar 2020 dei protagonisti…
E proprio il team del Capitano ad avere i galloni della squadra favorita. Josef Newgarden è il campione in carica, e si sta trasformando nella nuova speranza americana. L’ambiente del suo dream team è però sfaccettato, essendo che deve convivere con due ex campioni. Will Power e Simon Pagenaud hanno un titolo a testa, ed hanno conteso a Newgarden il campionato 2019 fino all’ultimo. Alla fine ha prevalso Josef…perché ha sbagliato meno!
E proprio gli errori potrebbero essere la manna dal cielo di Chip Ganassi. A differenza di Penske, il patron per cui ha corso Alex Zanardi ha una sola punta, Scott Dixon. Con i suoi cinque titoli è il più vincente tra i piloti in attività, ed è quello che mostra la maggior consistenza. Accanto a lui Ganassi ha messo gli svedesi Felix Rosenqvist e Marcus Ericsson, bravi ma non fenomenali. Sono i piloti giusti per non infastidire il proprio asso nella manica.
Dopo tanta fatica, Michael Andretti è riuscito finalmente a costruire una squadra a livello delle due superpotenze della serie. Il supporto della Honda da questo punto di vista è cruciale. Alexander Rossi si è conquistato sul campo i galloni di prima guida, complice anche l’incapacità di Marco Andretti di fare il salto di qualità, ed il declino di Ryan Hunter-Reay. Colton Herta, 19 anni e già due vittorie, è la promessa del futuro, complice la mancanza di progressi dell’altra promessa, Zach Veach. Confermata la collaborazione con Michael Shank, che schiera Jack Harvey per tutta la stagione.
…e quella dei comprimari
Come ogni stagione, il 2020 della IndyCar series si popola di squadrette che fanno da corollario alle corazzate di cui abbiamo parlato sopra. Lo Schmidt Peterson è osservato speciale, perché da quest’anno inizia la collaborazione con la McLaren. Un partenariato che non comprende solo una preziosissima sponsorizzazione, ma anche un travaso di ingegneri dal reparto F1. Patricio O’Ward ha già mostrato di avere la stoffa, ma anche Oliver Askew sembra promettere bene.
Aj Foyt paga la perdita dello sponsor ABC Supply. La situazione è talmente grave che da non riuscire a fare una festa d’addio decente a Tony Kanaan, che affronterà l’ultimo impegno da pilota con un programma ridottissimo. Charlie Kimball, ex promessa dal potenziale limitato, si è comprato il posto grazie ad uno sponsor storico, la casa farmaceutica Novo Nordisk. Il secondo posto se lo dividono vari piloti, tra cui Sebastien Bourdais, il canadese Dalton Kellett e lo stesso Kanaan.
Dale Coyne, invece, ha trovato una certa stabilità, dopo anni in cui ha noleggiato i suoi sedili a raffiche di piloti paganti. Santino Ferrucci è un punto fermo, essendo dotato del potenziale giusto. Il supporto economico di Kazumichi Goh, già vincitore a Le Mans da team owner, ha permesso ad Alex Palou di aggiudicarsi il secondo volante. Lo spagnolo ex-GP3 è reduce da una campagna quasi vittoriosa in Super Formula.
Bobby Rahal può puntare sul fantasista Takuma Sato e sul passista Graham Rahal. Il giapponese è capace di grandi imprese e di errori clamorosi.Il figlio del boss, invece, è una macchina raccogli punti, ma non vince da un po’.
Ed Carpenter, infine, mantiene inalterata la regola del “chi fa da sé, fa per tre”. Il figlioccio di Tony George si accontenta di un giretto sugli ovali, lasciando il posto stradale a Conor Daly. Il pilota di punta è l’olandese Rinus VeeKay, proveniente dalla Indy Lights. Daly si alterna tra la Dallara di Carpenter e quella di Trevor Carlin, in gravissima crisi di budget. Accanto a lui Max Chilton, il quale ha deciso di non correre più sugli ovali.
Non mancano le wild card, ovvero i piloti che correranno solo la 500 miglia di Indianapolis. Osservato speciale è Fernando Alonso, che vestirà ancora i panni della McLaren ma con la nuova e più promettente formazione. Presente anche James Hinchcliffe, rimasto fuori dal giro ma che ha trovato posto all’Andretti Autosport. Il canadese sarà al via anche nella prima prova stagionale.
Il calendario della stagione Indycar 2020
La pandemia ha comportato la modifica al calendario IndyCar 2020, che da 17 passa a 14 gare. Si comincia sabato al Texas Motor Speedway, con una gara di appena 300 miglia. Long Beach, Detroit, e Toronto gettano la spugna, così come Richmond, che non ospitava la serie dal 2009. Road America ospita due gare nello stesso weekend, (come Iowa e Laguna Seca) mentre Indianapolis ne organizza tre separate. Il GP sullo stradale è per il 4 luglio, la stessa data della Brickyard 400 della NASCAR. Una concomitanza che può essere un grande successo…o un grande fallimento.
La 500 miglia sull’ovale è per il 23 agosto, con un’eventuale riserva per ottobre. Infatti, il CEO IndyCar Mark Miles ha ribadito la sua contrarietà a disputare la gara delle gare a porte chiuse. Ma è difficile che possa essere accontentato per questa estate.
La tappa di St Petersburg è stata recuperata, passando da tappa iniziale a round finale. Niente da fare, invece, per Austin, la quale spera almeno di ospitare una tra F1 e MotoGP (ne riparleremo in seguito).
Le novità tecniche
Sul fronte tecnico, le Dallara rimangono le stesse, così come il pacchetto dei motori V6 2.2 litri biturbo di Honda e Chevrolet. Dato il minor numero di gare, è stato cambiato il regolamento sulle sostituzione, che ora prevede di usare la stessa unità per tre eventi (o 7800 miglia). Chi cambia il motore prima del tempo arretra di sei posizioni in griglia sui circuiti stradali; sugli ovali ne perde nove.
L’altra grande novità di quest’anno è l’introduzione dell’Aeroscreen. Nato da un concetto della Red Bull come alternativa all’Halo, la IndyCar ha deciso d’installarla sulle sue monoposto. Il prodotto finale riprende la struttura “ad Y” tipica del dispositivo della massima formula, ma aggiunge un plexiglass per proteggere il pilota dai piccoli detriti. Essendo di fatto un Halo “con lo schermo”, la sua efficacia è fuori discussione. Ma, esteticamente, è una mostruosità. Ci vorrà del tempo prima che i fan lo accettino.
Come vederla in TV
Per seguire le gare in diretta della stagione IndyCar 2020 è sufficiente disporre di un abbonamento a DAZN. Se già seguite le partite della Serie A, o le gare della NASCAR, non dovete fare altro che collegarvi allo stesso account, senza fare altre operazioni. Se non lo avete, registratevi sul sito ufficiale seguendo le istruzioni sullo schermo. L’abbonamento costa 9,99 € al mese, e si può disdire in qualsiasi momento.
Il primo appuntamento è per questo sabato, quando in Italia saranno le due del mattino.