Le gomme sono da sempre croce e delizia della MotoGP. Ogni qualvolta si parla di gare, non si riesce a non menzionare il fattore delle coperture. E la ragione è semplice: la moto si appoggia ad esse per scaricare a terra la sua potenza, e per andare in qulunque direzione. Siccome c’è sempre un minimo di confusione sul tema, in questo articolo spieghiamo per bene come funzionano il regolamento e la gestione degli pneumatici nella classe regina.
Come funziona il regolamento delle gomme in MotoGP?
Dal 2016, la Michelin è fornitore unico della MotoGP, prendendo il posto della Bridgestone. Il regolamento tecnico impone limiti precisi per quanto riguarda l’allocazione delle coperture: ogni pilota ha un numero limitato di set a disposizione, da usare per l’intero weekend. Michelin fornisce per ciascuna moto 15 gomme anteriori e 15 posteriori, distribuite su tre mescole. Per il davanti, ogni moto dispone di cinque coperture soft, cinque medium e cinque hard. Per il posteriore, invece, sono disponibili sei soft, cinque medium e quattro hard. Nel corso di un weekend, il pilota può impiegare solo 10 anteriori e 12 posteriori: le gomme in più sono “di scorta”, in caso di estrema necessità. Per il bagnato Michelin fornisce due mescole differenti, soft e medium. Fino al 2017 era prevista anche una specifica intermedia, poi ritirata perché ritenuta superflua.
L’assegnazione delle gomme
Una cosa che non tutti conoscono è il criterio di assegnazione delle gomme. Premesso che ogni singolo pezzo è punzonato, attraverso un apposito codice a barre, questo viene messo in allocazione assieme ad altri pezzi, formando un lotto. Ciascun lotto contiene il numero sufficiente di coperture per il weekend di gara. Prima di ogni GP, viene organizzato un sorteggio, con il direttore di gara Mike Webb ed un rappresentante di ogni squadra. Il sorteggio serve ad assegnare un lotto a ciascun team, al fine di evitare qualunque favoritismo. I lotti possono contenere gomme nuove di pacca oppure altre non usate ma già fornite in precedenza. Queste ultime sono spesso oggetto di polemiche da parte dei team, perché si tratta di coperture già riscaldate nelle termocoperte, e che potrebbero aver perso grip. Le scuderia hanno chiesto più volte di farsi riassegnare le gomme preriscaldate da esse stesse, essendo che sanno come hanno proceduto a farlo. Ma la Michelin si è sempre opposta, sottolineando che quelle gomme non hanno cali di performance rispetto a quelle fresche di fabbrica. Solitamente, i piloti montano questi pneumatici “dubbi” nelle prime sessioni di prove libere, in modo da togliersele di mezzo prima di qualifiche e gara.
Le strategie delle gomme in MotoGP
Ora facciamo un passettino indietro. Quando parliamo di “Soft”, “Medium” e “Hard”, non pensiamo che le specifiche (ossia il metodo di costruzione e di progettazione del singolo pneumatico) siano sempre uguali. Ogni pista ha un determinato comportamento sulla gomma, e ciò necessita di specifiche ad hoc. Un primo indizio di questo lo troviamo sulle coperture asimmetriche, cioè con mescole differenti tra zona centrale e spalla. Tutto questo per dire che Michelin porta gomme specifiche per ogni pista, basandosi sui dati dei Gran Premi precedenti, sulle previsioni meteo e sulle simulazioni nel caso di piste nuove. La scelta della mescola da usare un gara spetta al pilota, in base al suo stile di guida e alle caratteristiche della moto. Il produttore indica alcune linee guida per l’uso delle mescole: ad esempio, se la temperatura dell’asfalto supera i trenta gradi, consiglia l’uso della media, se invece si rimane sotto i venti, è meglio la soft. Al termine di ogni GP, le squadre devono restituire alla Michelin tutte le gomme (usate e non), per poi procedere ad una nuova allocazione secondo i metodi di cui sopra.
MotoGP, il duro lavoro di Michelin