Dal sogno di guidare la sua Nazionale all’Europeo alla perdita di un amico per il Covid-19. Roberto Mancini dalla sua casa di Roma parla del complesso momento che sta attraversando l’Italia per la pandemia mondiale causata dal Coronavirus. Il commissario tecnico tricolore, ad una intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, si è detto “preoccupato per i propri genitori fermi a Jesi” e triste per aver perso un amico di infanzia a causa del virus. “Io la mia famiglia stiamo bene, anche se sono preoccupato per i miei genitori a Jesi. Mi ha chiamato mia sorella per dirmi che è morto un amico che da bambino giocava a calcio con me: lavorava alla Croce Verde.”
Ma non è tutto perduto: l’inno cantato dagli italiani, secondo Mancini, è un indizio pratico che l’Italia riuscirà ad alzarsi mediante la consapevolezza che ognuno dovrà fare la sua piccolissima parte per debellare questo male. “L’inno cantato sui balconi è l’immagine più autentica del nostro paese, anche nei momenti più duti come questo bisogna pensare in positivo. Dopo quello che stiamo passando, cantare l’innio nel prossimo Europeo sarà un’emozione splendida, fortissima. La sto già aspettando “
Mancini ricorda anche il rammarico di non aver potuto sedere sulla panchina in un torneo prestigioso come l’Europeo, e parla dei possibili protagonisti della casacca azzurra del prossimo 2021. “Dopo tante sofferenze, questa gente avrebbe meritato la gioia di un grande evento per distrarsi e ripartire. Ma quando succederà i giocatori avranno così voglia di giocare che l’entusiasmo compenserà la stanchezza. Sarà bellissimo”. Che Italia sarà nel 2021? “Partiamo dal fatto che ci abbiamo perso tutti. Poi senz’altro il recupero di Zaniolo sarà importante e i tanti giovani che abbiamo tra un anno saranno cresciuti in esperienza. E occhio alle sorprese dell’ultim’ora: se ripete la stagione in corso, considererò anche Caputo”.