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Piloti MotoGP: chi ha paura dello psicologo

Come tutti noi, anche i piloti della MotoGP hanno bisogno di uno psicologo. Fabio Quartararo non ha negato di essersi rivolto ad un terapeuta, dopo il trauma di aver perso il titolo nel 2020. Maverick Vinales, autore di mille follie in seno a Yamaha (che gli sono costate il posto) ha invece rifiutato l’aiuto dello specialista, fino ad ora. Aprilia, la sua nuova famiglia, lo ha convinto a fare il passo. Ma perché è così difficile per i rider accettare l’aiuto psicologico? Prova a rispondere a questa domanda il Dott. Riccardo Ceccarelli, che nella sua colonna su Motorsport.com, ha affrontato il tema.


Vinales Yamaha: la versione di Maverick


Piloti MotoGP: perché tanta resistenza all’aiuto dello psicologo?

Secondo Ceccarelli, il rifiuto dello psicologo ha una matrice culturale. Lo psicologo ha ancora lo stigma dello “strizzacervelli”, quella figura a cui ti rivolgi per un ambito patologico (e questo non avviene sempre: in questi casi spesso si passa agli psicofarmaci!). Invece, questa figura può essere utile anche per soggetti “sani”, nell’intento di tirare fuori il massimo da se stessi. E questo porta ad un fatto curioso: gli atleti ai massimi livelli sono i più restii ad accettare il supporto psicologico. La ragione è semplice: se sei già un campione, a che ti serve l’aiutino? Un altro problema sta nella personalità del soggetto. Un pilota incostante è uno che non ha la piena consapevolezza di se stesso, un requisito fondamentale per migliorare le proprie performance. Questo è indizio di una fragilità emotiva, tanto evidente quanto difficile da ammettere. Questo rende il pilota restio ad accettare un aiuto simile, per paura di dover guardare in faccia un limite dal quale si sta cercando di fuggire. Le scuse e gli alibi sono all’ordine del giorno, quando si parla di emotività, nello sport così come nella vita di tutti i giorni.

Misurare la psiche

A questo punto, sorge spontanea la domanda: come convincere il più resistente dei piloti a farsi aiutare da un buon psicologo? Il Dott. Ceccarelli ha descritto alcuni trucchetti usati dalla Formula Medicine per questo genere di cose. La prima sta nella…prova gratuita! La struttura invita il pilota a trascorrere mezza giornata nel reparto specializzato, accompagnato da psicologi professionisti (molti atleti si rivolgono ai mental coach, che secondo Ceccarelli sono meno adatti degli psicologi per questo scopo). Dopo la sessione, il rider trova che i responsi dei vari test corrispondono alle sue sensazioni, convincendosi dell’efficacia del “trattamento”. Un altro aspetto su cui Formula Medicine si è concentrata molto è la quantificazione del processo psicologico. Qui siamo in un ambito in gran parte aleatorio, con pochi riferimenti concreti e tangibili. Grazie alla sua struttura, Formula Medicine può raccogliere dati e numeri anche in questo campo, permettendo al pilota di “toccare con mano” la sua performance mentale. Questo, secondo Ceccarelli, è un grande stimolo per il pilota, che sente di poter misurare la prestazione mentale come quella fisica.