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Quell’amore interessato dell’Arabia Saudita per il motorsport

Dal 2017, l’Arabia Saudita è all’interno del variegato mondo del motorsport. Iniziando con la Formula E, il paese con capitale Riyadh ha esteso il proprio orizzonte alla Dakar, ospitando le edizioni 2020 e 2021. La prossima frontiera è la formula 1, con il GP di Jeddah pronto ad accogliere il circus il prossimo 5 dicembre (anche se i lavori sulla pista non sono ancora terminati). Ma perché questo paese ama così tanto le corse? La risposta la fornisce un membro della dinastia regnante degli Al Saud, intervenuto in occasione dell’evento #thinkforward organizzato a Londra con l’obiettivo di parlare di iniziative rivolte ai giovani.

Perché l’Arabia Saudita investe così tanto nel motorsport?

Il principe Abdulaziz bin Turk Al Saud è coinvolto in prima persona nella promozione dello sport saudita. Il principe era presente al #thinkforward, e ha parlato a Motorsport.com delle iniziative legate al mondo racing. “Stiamo davvero investendo in molti sport all’interno del regno“, ha detto il Principe. “Il governo capisce che lo sport ha un ruolo molto importante per il futuro dei giovani. Il 70% della popolazione ha meno di 40 anni, quindi abbiamo bisogno di renderli attivi. Dobbiamo farli impegnare di più nello sport e assicurarci di farlo nel modo giusto. Nel 2017 avevamo 32 Federazioni sportive. Oggi abbiamo 92 Federazioni, e questo vi dimostra che c’è un grande investimento che sta avvenendo nel Regno“. L’Arabia Saudita ha una popolazione molto giovane, ed il governo vuole investire nello sport per coinvolgerli in attività che diano lustro al paese. Il motorsport è solo una parte di un investimento più ampio, ma come sottolinea lo stesso principe Abdulaziz, è forse la cosa che più risalta a livello internazionale.

Una nazione più aperta?

Il Principe ci tiene a sottolineare come questa iniziativa voglia rendere il suo paese più aperto. L’esempio viene dal fatto che Riyadh sta incoraggiando anche le donne ad indossare tuta e casco, e con buoni risultati. Dania Akeel ha vinto quest’anno la FIA Baja World Cup in Belgio, e parteciperà alla prossima Dakar. “Solo quattro anni fa, in Arabia Saudita le donne non erano autorizzate a guidare, quindi si può vedere che lo sviluppo in realtà va oltre lo sport“, ha detto il Principe. “Si tratta di vivibilità, di dare una possibilità ai giovani, di essere presenti nell’arena internazionale“. Abdulaziz ha inoltre sottolineato il grande entusiasmo della popolazione per l’imminente GP di F1, e la volontà di Riyadh di aprirsi al mondo. Ma non è tutto rose e fiori: non sono mancate, infatti, le accuse di “sportwashing”, cioè quello di usare lo sport come “arma di distrazione di massa” per distogliere l’attenzione dalle gravissime violazioni dei diritti umani. A questa accusa ha risposto tempo fa il CEO della massima formula, Stefano Domenicali: “Oggi il nostro approccio è assicurarci che noi, come Formula 1, osserviamo da vicino questi paesi e sotto questo microscopio possono dimostrare che vogliono davvero cambiare. Non ci saranno scuse e filtri“, ha detto Stefano a “Motorsport-Total”. Il Motorsport è parte integrante del Saudi Vision 2030, il grande progetto di rimodernamento dell’Arabia Saudita fortemente voluto dal Principe ereditario Bin Salman.


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