250 milioni di euro. È questa la perdita economica stimata a causa della chiusura degli stadi. Dopo l’avvento del Coronavirus in Italia, il mondo del calcio, come tutti gli altri settori, si è dovuto adattare alle regole volte a mantenere il contagio. Per questo motivo gli stadi sono stati chiusi al pubblico e le ultime partite delle diverse serie si sono disputate a porte chiuse.
Riapertura stadi, si cerca il punto d’incontro
Al termine del Consiglio Federale della FIGC tenutosi a Roma il 15 settembre, il presidente Gravina aveva parlato anche della riapertura degli stadi al pubblico. Il numero uno della Federazione aveva esordito dicendo che la scuola e la sua riapertura doveva venire prima di ogni cosa ma che se i dati fossero stati confortanti, sarebbe stato necessario pensare anche agli stadi.
Per questo a fine mese la FIGC tornerà a discutere dell’argomento con il Governo che dovrà dare delle direttive precise. Gli ipotetici giorni in cui il premier Conte analizzerà il dossier presentato dalla Federazione, sono il 25 o il 29 settembre. Come riportato da Radiosei, al momento la perdita dei ricavi da botteghino per le squadre è intorno al 14%. Oltre poi ai campionati regolari ci sono anche le altre competizioni come la Champions League, l’Europa League e la Coppa Italia.
L’unico campionato che ripartirà nella pseudo-normalità sarà la Bundesliga che pur accogliendo negli stadi un numero limitato di tifosi, avrà comunque il suo pubblico. Gravina cercherà di “far pressione” su questo cercando di esortare il Governo a non rimanere indietro rispetto ad altri paesi europei. Il presidente della FIGC discuterà poi di un altro tema: i tamponi. Troppo invasivi per i giocatori che devono eseguirli ogni quattro giorni, cominciano anche a gravare sull’economia dei club. Tra giugno e agosto i club professionistici hanno effettuato 56 mila tamponi e 17 mila test sierologici per un costo che supera gli 8 milioni di euro.