Il Sassuolo ha cominciato con il piede giusto (anzi giustissimo) questa stagione di Serie A. La formazione emiliana guidata da mister De Zerbi finora è sempre riuscita a portare a casa punti preziosi. Uno degli obiettivi della squadra è sempre stato quello di migliorarsi e imparare dai propri errori. Ora il Sassuolo sogna in grande e non vuole che nessuno gli guasti il divertimento. La prossima sfida in programma per domenica 22 novembre sarà contro l’Hellas Verona, avversario sicuramente da non sottovalutare. I neroverdi però vogliono tenersi stretto il secondo posto e faranno di tutto per vincere.
De Zerbi: “La mia squadra? Punta in alto”
Roberto De Zerbi è molto felice di come stanno andando le cose al suo Sassuolo, allo stesso tempo però non vuole adagiarsi sugli allori ma continuare a lavorare sodo per raggiungere il sogno europeo. L’allenatore ha rilasciato un’intervista a La Repubblica in cui dice: “Vogliamo l’Europa e stiamo migliorando ma serve che almeno una delle prime sette buchi la stagione perché sono più forti, anche se forse non tutte. D’altronde nessuno è qui per caso. Boga nell’uno contro uno viene dopo Messi e poi… dovrei pensarci. Locatelli è il miglior centrocampista italiano e ha sovrastato Wijnaldum in Nazionale. Qui aspettiamo i giocatori. Berardi è consapevole che è anche l’ambiente a conferirgli la forza che ha, la sua permanenza felice al Sassuolo va contro le regole. Senza l’Europa il ciclo di questo gruppo sarebbe concluso e l’anno prossimo bisognerebbe ripartire, ma non è detto che me ne vada”. Il mister vuole certezze: “Non firmo per nulla, nemmeno per un 4° posto. Mi toglierebbe tutto il divertimento di una stagione da decifrare.”
Gli elementi fondamentali di De Zerbi sono: “I tre cardini che mi interessano sono la tecnica, la comprensione del gioco e il coraggio di accettare l’errore. Ma non sono un filosofo.” Riguardo al suo passato nelle giovanili del Milan, in cui ha giocato per tre anni da ragazzo, De Zerbi dice: “Costacurta e gli altri vecchi draghi della difesa mi lasciavano certi tatuaggi… Nei tre anni a Milanello ero un bambino al parco giochi: vedere da vicino Baggio, Savicevic, Weah. Il club poi seguiva i miei risultati scolastici con severità. Valevo più di tre partite in Serie A ma ne ho meritate tre, non cambiavo posizione volentieri. Anche per questo oggi invece mi faccio in quattro per assecondare le caratteristiche dei giocatori e mi fa essere molto più esigente, sono un martello.”