La voglia di lottare che lo ha sempre contraddistinto per una volta stava per abbandonarlo. L’ex difensore della Roma, Sebino per tutti, Hulk per i tifosi, per il suo fisico massiccio, Sebastiano Nela ha raccontato, in una intervista rilasciata al Corriere dello Sport, ha raccontato i momenti più difficili della sua malattia che ha rischiato di spingerlo al suicidio come il suo compagno di squadra Agostino Di Bartolomei:
“Perché si è ucciso? Lo stimavo immensamente. Un capitano vero. Come devono essere i capitani. Era malato dentro, nell’anima. Ci ho pensato anche io, spesso, negli anni duri della malattia., ma non ho mai trovato il coraggio”.
Ha poi proseguito:”Due anni e mezzo di chemio al colon non sono uno scherzo. Ti guarisce una cosa e te ne peggiora un’altra. Ho avuto degli attacchi ischemici. Ma la pressione è a posto, prendo tre pasticche al giorno e faccio la mia vita normalissima“.
E ancora:”Ho visto la morte in faccia. Ho metabolizzato questa cosa. Non so quante volte mi sono ritrovato nel letto a piangere durante la notte. Ci ho pensato un milione di volte. E sai che ti dico, se dovesse succedere, ‘sto cazzi…..Ti parte un film di tutto quello che hai fatto, il bene e il male. Alla fine, sono soddisfatto di quello che sono. Non ho rimpianti, posso morire anche domani”.