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Spa F1 Gp Belgio: il racconto di una spettatrice

Elena Todisco una giovane ragazza di Monopoli ha avuto la disavventura di voler assistere al suo primo Gran Premio e di certo non lo dimenticherà. La gara farsa Spa F1 del Gp di Belgio ha fatto fare una brutta figura alla motorsport che non doveva imbattersi in decisioni del tutto illogiche. Elena ha raccontato a Motorsport.com tutti gli ostacoli che ha riscontrato per ritornare a casa nel mezzo di una pioggia battente.


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Spa F1 Gp Belgio: che cosa ha detto Elena Todisco?

La ragazza racconta il momento in cui ha deciso di uscire dal circuito: “Dopo aver passato oltre sette ore e mezza sotto la pioggia battente per vedere un Gran Premio che non si è corso, quando hanno esposto le bandiere rosse dopo i due giri dietro la Safety Cara prima ancora che confermassero la definitiva cancellazione della gara abbiamo deciso di uscire dal circuito. Abbiamo camminato dalla Campus all’Eau Rouge per uscire nel punto esatto in cui la navetta ci avrebbe recuperati ma la navetta purtroppo era piena ai limiti della capienza con gente fradicia e bambini in lacrime ammassati e ricoperti di fango”.

La navetta è diventata un’incubo

Elena continua dicendo: “Siamo entrati senza speranza di sederci coscienti che ci avremmo messo moltissimo tempo visto il meteo e il traffico. Siamo rimasti più di un’ora letteralmente immobili nel parcheggio e avremo percorso una decina di metri. Poi l’autobus si è mosso ma sempre lentamente, dietro una coda enorme. La misura che vorrei darvi per farvi un’idea: abbiamo fatto 22 chilometri in due ore e dieci. Quando siamo arrivati a Verviers abbiamo fatto l’amara scoperta: avevamo perso l’ultimo bus per Liegi. Niente uber e niente alberghi. I taxi non rispondevano o lasciavano in attesa, più di sessanta persone letteralmente a terra senza idea di come tornare a casa (e questo è solo il piccolo esempio della nostra tratta). Ci sono stati momenti di incertezza e di sconforto”.

Il Bus che non arriva

La situazione si fa sempre più disperata ed Elena racconta: “Verviers conta 54 mila abitanti, ha una stazione piccola e di notte c’è un solo dipendente e parla solo francese. La maggior parte di noi, come si può immaginare, non lo capisce benissimo. Una signora messicana sembra intendere che ci sia un bus in arrivo. Fantastico. Sono le dieci e dieci, l’ultimo treno che da Liége porta a Bruxelles parte alle undici e cinque. Una trentina di chilometri senza traffico dovremmo farcela. Il problema è che aspettiamo e aspettiamo ma questo bus non arriva mai”.

Spa F1 Gp Belgio: l’Odissea dei tifosi

La Ragazza continua a dichiarare: “Ma a che ora era previsto il bus? Non era previsto, lo ha chiamato l’omino della stazione. Cerchiamo di farci forza a vicenda anche se siamo stanchi e infreddoliti e non andiamo in bagno da undici/dodici ore. Chiacchieriamo in molte lingue, veniamo da tutto il mondo. Parliamo per un’ora e oltre senza presentazioni. Ci raccontiamo le nostre impressioni e condividiamo lo sconforto, i soldi spesi e le difficoltà”.

Spa F1 Gp Belgio: sale la rabbia e la paura

Elena dice: “Ci sono due ragazzi irlandesi che hanno speso 450 Euro a testa per il solo ingresso della domenica all’Eau Rouge. Una coppia che se li era regalati per l’anniversario, una comitiva aveva inserito il Gran Premio all’interno dell’itinerario di un road trip in centro Europa. Per molti di noi era il primo Gran Premio dal vivo e siamo stati tutti d’accordo nel dire che probabilmente sarà anche l’ultimo. Finalmente alle undici e venti dopo quasi due ore di attesa in piedi arriva un bus. Ci precipitiamo alla fermata, sembra un film. Per Liegi? L’autista dice di no. Carlos il bambino di otto anni si mette a piangere. Siamo tutti molto provati. L’omino della stazione dopo essere sparito ed essersi preso insulti scende dal suo ufficio e va a parlare con l’autista del bus e gli spiega la situazione. Gli dice: “hai visto cosa è successo a Spa? Sono rimasti bloccati”.

L’Autista accompagna i tifosi a Liegi

Arrivati a questo punto Elena dichiara: “L’autista decide di allungare il suo turno di un’altra ora e di portarci fino a Liegi. Ci riversiamo sul bus come una mandria, come se volessimo abbatterlo, e appena seduti gli facciamo un lungo e commosso applauso. È il nostro driver of the day. A quanto pare arrivati a Liegi ci aspetta un altro autobus. L’incubo sembra finito. Perfino le chiacchiere si diradano, sostituite da pensieri più tangibili: una doccia, una valigia da preparare. Ma arrivati a Liegi ecco la seconda batosta. Non ci sono più bus”.

L’aiuto inaspettato

Elena dice: “Un inserviente ci scorta al piano superiore di un alloggio ci dà dell’acqua e ci fa usare il bagno. Per me che ho il ciclo è la prima volta in otto ore. Per la ragazza russa che mi presta i fazzoletti la prima in dieci ore. Un piccolo sollievo. A Liegi scopriamo che l’omino della stazione di Verviers che tanto avevamo insultato si è prodigato per cercare davvero una soluzione. A quanto pare ci stanno chiamando dei taxi per accompagnarci a Bruxelles. Le tempistiche però sembrano lunghe. Noi dobbiamo tornare al B&B per fare i bagagli e prendere un aereo alle sei. Abbiamo i telefoni scarichi, siamo a digiuno e già un po’ raffreddati. Un ragazzo di Padova ci presta la sua powerbank e in quel momento sembra di sognare”.

Spa F1 Gp Belgio: un’avventura da dimenticare

Alla fine la ragazza conclude il racconto dicendo: “Riempiamo sei taxi per Bruxelles, due per Bruges e uno per Maastricht. Nel nostro c’è un ragazzo indiano che ha girato tutta l’Europa. L’autista non ha il navigatore e ci chiede di cercare la strada su google maps. All’una e quaranta arriviamo alla stazione centrale. Sette ore dopo riusciamo a lasciarci alle spalle il Gran Premio del Belgio e a tornare a casa. Questo incubo finalmente volge al termine. Ho due voli da prendere, zero ore di sonno a mio carico e tanta tristezza. Quando le cose sono troppo belle per essere vere di solito non sono vere”.

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