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Superbike: la missione impossibile di correre in Argentina

Il calendario finale del mondiale Superbike è un rebus, con Argentina e Indonesia ancora in forte dubbio. La Dorna vorrebbe salvare almeno una delle due trasferte extraeuropee, soprattutto quella sudamericana. Per Mandalika, infatti, ci sono poche speranze, date le restrizioni pandemiche ed un circuito che non verrà mai ultimato in tempo. Ma Gregorio Lavilla e soci sono determinati più che mai a salvare El Villicum, per non ridurre il mondiale ad un europeo. Si tratta, però di un’impresa titanica.


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Cosa fa la Superbike per correre in Argentina?

Il round di El Villicum è previsto per il weekend del 15-17 ottobre. La Dorna ha già spedito il proprio materiale verso il paese sudamericano, ed ha comunicato alla squadre di preparare le casse per la trasferta. La procedura prevede che il paddock si riunisca in Spagna subito dopo l’evento di Portimao, previsto per l’1-3 ottobre. Il promoter ha organizzato un protocollo di sicurezza per rafforzare la “bolla”. In primis, i membri della suddetta bolla dovranno essere vaccinati, oppure avere un tampone negativo. L’arrivo è a San Juan, dove tutti si dirigeranno direttamente nelle stanze d’albergo già prenotate. Dall’hotel si potrà raggiungere solamente il circuito, e viceversa. Gli organizzatori, in costante contatto con il governo locale, vogliono ridurre i contatti il più possibile. E allo stesso tempo, vogliono dimostrare che si può organizzare una gara fuori dall’Europa in tutta sicurezza, ponendo fine alle ondate di cancellazioni di gare che attanagliano da 18 mesi tutti i campionati.

I dubbi di Rea

Il piano però mostra alcune falle. La più importante è quella della parte britannica del “popolo” del paddock, la quale deve sottostare alle leggi nazionali. L’Argentina, così come l’Indonesia, fanno parte della “Red Zone”, ossia la lista dei paesi più a rischio Covid. La legge prevede dieci giorni di quarantena per chi proviene da quegli stati, senza eccezione alcuna. Per Dorna, non rappresenta un grosso problema, essendo che meno del 10% del suo organico è rappresentato da britannici. Ma lo è per i team, alcuni dei quali hanno sede in Inghilterra (è il caso delle squadre ufficiali BMW e Yamaha). E lo è anche per i piloti, essendo in buona parte sudditi di Sua Maestà.

Dopo essere tornato da una gara, devo andare in una stanza d’albergo per dieci giorni per prepararmi all’ultimo evento della serie“, ha lamentato Jonathan Rea su Speedweek. “E quando tornerò dall’ultima gara, dovrò essere di nuovo in quarantena, di nuovo in un hotel. L’Argentina e l’Indonesia sono sempre state nella nostra lista rossa. Quindi si riduce a passare 20 giorni in una stanza d’albergo perché sono inglese. Questo è il mio lavoro, se devo farlo lo faccio. Ma mentalmente non è facile. Nella stanza d’albergo prendo hamburger con patatine fritte da mangiare e fagioli su toast per colazione ogni giorno. E cosa succede, se qualcuna delle persone nella bolla risulta positiva? Significa che tutti devono essere messi in quarantena? In Argentina? Cosa prevede poi il protocollo?“. A queste domande, Dorna non ha ancora fornito una risposta. Per questa ragione, i team sono convinti che, alla fine, in Sud America non si andrà. Ed è già pronto il piano B, con Valencia pronta a prendere il posto di El Villicum.