Nessun appello. Netto il no alla possibilità per il marciatore altoatesino Alex Schwazer di poter partecipare alle olimpiadi di Tokio 2020. Lo ha sancito il Tribunale federale svizzero che ha rigettato la richiesta di sospensione della squalifica da parte dell’atleta azzurro.
La squalifica per recidività arriva a seguito di un controllo effettuato il primo gennaio 2016. Schwazer viene sospeso da tutte le attività agonistiche fino al 2024. L’interessato ha però sempre sostenuto di essere “pulito” e rimasto vittima di una manipolazione delle provette.
Il Tribunale sostiene, al contrario, che la richiesta di sospensione avanzata da Schwazer: “non risulterebbe con estrema verosimiglianza fondata e cioè non risulterebbe con assoluta certezza la relativa prova“.
Nessuna possibilità perciò di vedere in gara a Tokio il prossimo anno, il campione olimpico della 50 km di marcia.
Sorte inversa per gli altri protagonisti dell’amara vicenda che sono stati tutti assolti dalla Corte d’Appello di Bolzano. Erano stati accusati di favoreggiamento nel caso doping che aveva visto coinvolto Schwazer Pierluigi Fiorella e Giuseppe Fischetto. Medici della Federazione Italiana di Atletica Leggera, condannati a due anni in primo grado. Assolta, dopo la condanna a 9 mesi in primo grado, anche la dirigente del settore tecnico della FIDAL, ormai ex, Rita Bottiglieri. Per lei assoluzione, come chiesto anche dall’accusa di secondo grado.
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Ma Alex Schwazer sembra intenzionato a portare avanti la sua battaglia, come si capisce dalle parole del suo avvocato Gerhard Brandstaetter: “Sulla base di questo verdetto Alex Schwazer porterà avanti con massima convinzione il procedimento davanti al Tribunale federale, con lo scopo di portare le prove necessarie per una sospensione della squalifica“.
Sulla vicenda è intervenuto anche il Presidente del C.O.N.I. Giovanni Malagò, limitandosi a dichiarare: “Dal primo giorno ho sempre evitato di fare commenti su questa storia per ovvi motivi. Ho un ruolo istituzionale. E’ una vicenda che deve far molto riflettere, in tutti i sensi“.
La notizia dello stop per il marciatore azzurro arriva negli stessi giorni in cui viene ratificato anche il veto per la Russia di partecipare alle prossime Olimpiadi. Motivo, sempre lo stesso: il doping. Sembra evidente come, nonostante si tenda ad incrementare l’informazione e i controlli e si ampli la sensibilizzazione contro certe pratiche, il fenomeno risulti estremamente diffuso a tutti i livelli.
La storia
La brutta vicenda in cui è incorso Schwazer, che compirà 35 anni il prossimo 26 dicembre, ebbe inizio alla vigilia delle Olimpiadi di Londra nel 2012. Un controllo antidoping lo trovò positivo inducendo il Tribunale Nazionale Antidoping a squalificarlo fino ad aprile 2016. Svanito il sogno olimpico londinese, Alex continua ad allenarsi e a lottare facendosi trovare pronto all’appuntamento con le gare di qualificazione per le Olimpiadi del 2016. Vincendo i Mondiali a squadre, stacca il biglietto per Rio de Janeiro.
Ma il 1 gennaio dello stesso anno, un nuovo controllo a sorpresa, trova nelle sue urine tracce di testosterone. La comunicazione viene resa nota a giungo, la Federazione Internazionale lo sospende in via cautelativa in attesa della decisione finale. Decisione che viene espressa il 10 agosto 2016 dal Tribunale Arbitrale dello Sport.
Considerando la caratteristica di recidività, Schwazer viene squalificato per 8 anni, fino cioè al 2024. Niente più olimpiadi per l’atleta azzurro che inizia la sua battaglia mirata alla revoca della squalifica. Sostiene infatti di essere rimasto vittima di un complotto e raduna le prove per portare avanti la sua istanza. Arriva però il nuovo stop di questi giorni.