Forse è stata la finale più suggestiva della Coppa del Mondo di ogni tempo. Germania Ovest-Olanda compie oggi 45 anni. Correva il 7 luglio 1974, quando Beckenbauer e Cruijff, inseguivano il sogno di diventare Campioni del Mondo. L’Olanda, chiamata l’Arancia meccanica, era la squadra che stava cambiando i connotati al Mondo del pallone.
L’Arancia meccanica
I giocatori olandesi erano arrivati in Germania, a giocarsi il Mondiale, con appresso le rispettive mogli, fidanzate, compagne, che alloggiavano con loro nel ritiro. Il loro modo di concepire il calcio, rappresentava un’autentica Rivoluzione per il movimento calcistico dell’epoca. Prima di allora non si era mai vista una cosa del genere, in un mondo conservatore come quello del pallone. Ma la cosa più formidabile era che quella formazione, allenata da Rinus Michels, sembrava davvero avere le ali ai piedi.
Il calcio totale
Gli olandesi erano arrivati a quella finale da imbattuti. Cruijff & c. avevano segnato 14 gol e subito una sola rete, per di più da un loro stesso giocatore (Krol, nella partita vinta contro la Bulgaria per 4-1). Durante quell’estate del ’74, l’Olanda di Rinus Michels, aveva semplicemente stregato e sbalordito il Mondo, con un calcio inedito e moderno. Alla Storia, quel modo di giocare e stare in campo, è passato come il “Calcio Totale”. Un calcio che poi ha fatto molti proseliti: da Lobanovskyj a Sacchi, da Van Gaal a Guardiola, per citarne alcuni.
Monaco di Baviera, 7 luglio 1974, stadio Olympiastdion
Gli spalti sono gremiti in ogni ordine di posto. Sulle tribune sono presenti il Principe di Monaco Ranieri, con sua moglie, Grace Kelly. Nel palco d’onore siede anche Henry Kissinger, grande appassionato di calcio. Poi il Presidente della Fifa, Stanley Rous e i soliti volti noti: il Capo del Governo tedesco, Helmut Schmidt, con il Presidente della Repubblica della Germania Federale Walter Scheel e l’ex cancelliere Willy Brandt. A rappresentare l’Olanda figura il Principe Bernardo.
L’arbitro inglese Taylor fischia l’inizio di gara e dà avvio a un’azione che passa alla Storia. La palla, toccata da Cruijff, si sposta dal cerchiolino bianco del centrocampo, per passare nei piedi di Van Hanegem. Da qui la sfera va sui piedi di Neeskens che l’appoggia a Krol. Rijsbergen la raccoglie e la destina ad Haan che mette in movimento Suurbier. Haan subito se la riprende e la dà a Rijsbergen, ma è di nuovo Haan che ripiglia il pallone. Cruijff allora si propone e la passa a Rijsbergen, da questi la palla passa a Krol, poi a Van Hanagem e a Neeskens che la passa ancora a Rijsbergen che poi la dà a Cruijff. Il fuoriclasse, quindi, serpeggiando tra una schiera di maglie bianche, arriva fino in area e finisce per essere steso come un sacco. Diciassette tocchi.
Oltre un minuto di gioco, in cui un tedesco non tocca un pallone. È Storia, questa. Neeskens va sul dischetto e fa 1-0.
La Germania non fa iscrivere Cruijff alla Storia
Manifestandosi i presagi di un’epica sconfitta. Vogts, inizia a prendere a calci Cruijff. L’olandese s’impaurisce e scompare dalla partita. La Germania così si rialza, prende quota e con il maoista Paul Breitner, al 25′, sigla su rigore la rete del pareggio. Poi, a due minuti dalla fine, della prima frazione di gara, il lupo rapace Gerd Müller, segna il vantaggio per la Nationalmannschaft. La formazione di Marinus Michels, incredibilmente, non riesce più a ritrovare la matassa del suo credo calcistisco, sprofonda in una crisi di gioco e va a dissipare il suo appuntamento con la Storia.
Il Mito dell’Olanda
Quell’Olanda non ha vinto quel Mondiale, ma quel suo modo di giocare, ha lasciato un segno, indelebile, nella Storia del Calcio. Quella squadra di Rinus Michels, è stata una delle migliori formazioni, che abbia mai calcato un campo da calcio. Difensori in grado di giocare, con entrambe i piedi e in ogni settore del campo (Krol su tutti). Centrocampisti in grado, allo stesso modo, di contrastare e costruire gioco e con la capacità di andare a concludere a rete (Neeskens su tutti). E, poi, attaccanti speciali che segnavano, ma che sapevano giocare per la squadra ed erano tutto: un mediano, un’ala, un regista, un centravanti dallo spiccato senso del gol. Ecco chi era Cruijff, era tutto questo: un incontrista, un giocatore dal cervello fino, un sublime finalizzatore.
Se il calcio fosse considerata un’arte, Cruijff sarebbe paragonato alla strenua di un Picasso, di un Beethoven, di uno Stanley Kubrick, di uno Shakespare… Cruijff è stato un genio. Johann Cruijff ha inventato l’Ajax, ha destato l’Olanda, ha disegnato il Barcellona.
Germania-Olanda 2-1
Monaco di Baviera, Olympiastadion, 7 luglio 1974
Spettatori: 78.000
Germania Ovest (4-4-2): Maier; Vogts, Beckenbauer, Schwarzenbeck, Breitner; Bonhof, Hoeneß, Overath, Grabowski; Müller, Hölzenbein. Allenatore: Helmut Schön.
Olanda (4-3-3): Jongbloed; Suurbier, Rijsbergen (68′ De Jong), Haan, Krol; Jansen, Neeskens, Van Hanegem; Rep, Cruijff, Rensenbrink (46′ R. Van de Kerkhof). Allenatore: Marinus Michels.
Reti: Neeskens su rig. 2′ (O), Breitner su rig. 25′ (G), Müller 43′ (G).
Arbitro: Jack Taylor (Inghilterra).