Continua il lungo momento di stallo nel mondo del tennis a causa della pandemia di Covid-19. Tra rinvii e cancellazioni, ancora tutto tace intorno al futuro degli Internazionali d’Italia. Categorico sulla questione il numero due azzurro Fabio Fognini, che ha rilasciato un’intervista a Casa Sky Sport.
Infatti Angelo Binaghi non ha ancora abbandonato l’idea di disputare il Masters 1000 italiano, anche se calendario alla mano è dura trovare un’adeguata collocazione. Pur di salvare il torneo si era pensato di disputarlo al tramonto dell’estate, subito dopo la conclusione del Roland Garros. Ma il tutto non necessariamente a Roma, per evitare che la capitale diventi un’ulteriore focolaio dell’epidemia.
Fognini tuttavia si è subito detto contrario a questa opzione: “Non sono io a decidere ovviamente, ma giocare gli Internazionali a Torino, Napoli o Genova cambierebbe molto. Roma è Roma“.
Senza le restrizioni dovute al Coronavirus, questa sarebbe dovuta essere la settimana del Masters 1000 di Montecarlo, dove per forza di cose i ricordi per Fabio Fognini sono rosei.
Infatti lo scorso anno nel Principato il tennista di Arma di Taggia si laureò campione da completo outsider, raggiungendo il punto più alto della sua carriera. Con quel successo Fabio ha riscritto anche un grosso pezzo di storia nel tennis italiano. Infatti è stato il primo tennista azzurro a vincere a Montecarlo nell’Era Open, esattamente 51 anni dopo il trionfo di Nicola Pietrangeli.
Ovviamente ricordando quella speciale domenica – capitata nel giorno di Pasqua – Fabio lascia trasparire tutta la sua emozione.
“Non sono ancora riuscito a riguardare tutto quello che è successo l’anno scorso. Arrivavo da un periodo buio, è stato tutto molto inaspettato, giocare una finale del genere da favorito non capita tutti i giorni. La vittoria che mi ha fatto godere di più? Nessun dubbio: Nadal è Nadal. Ma ho goduto di più ad alzare il trofeo, credetemi”.
Ai microfoni di Sky è venuto fuori anche il capitolo emergenza Coronavirus, che ha portato alla sospensione di tutta l’attività tennistica. Fognini come i suoi colleghi si è mostrato molto sensibile sull’argomento.
“Si deve ricominciare solo quando finirà la pandemia, prima farò molta fatica a pensare di giocare a porte chiuse. Non parteciperò se si riprenderà e non sarà sicuro – ha spiegato l’azzurro – sulla ripresa la vedo molto grigia”.
Fognini si è soffermato a parlare anche della situazione del tennis italiano in questo periodo, con l’ascesa di due talenti su tutti: Matteo Berrettini e Jannik Sinner.
I suoi intervistatori l’hanno punzecchiato un pò sull’argomento: “Un fastidio i loro risultati”?
Fabio ha così risposto: “Un fastidio a livello agonistico che è giusto che ci sia e che mi sprona, penso sia un fastidio giusto che mi fa ancora giocare e mi tiene vivo. Io sono il più vecchietto di chi tira il carro, questi due ragazzi sono ancora molto giovani ed hanno davanti a loro una carriera molto rosea.
Lasciamoli lavorare in pace, Berrettini è un gradino sopra perché ha vinto tornei, ha fatto una semifinale Slam ed è andato anche alle Atp Finals”.
Secondo il suo parere con loro nel prossimo futuro l’Italia tennistica è in buone mani, anche in vista della prossima Coppa Davis.
“Vincere la competizione? Come nomi e giocatori ci siamo, ma mancano comunque altri tasselli da aggiungere“.
Quando ogni appassionato di tennis pensa a Fabio Fognini, per forza di cose si chiederà “fin dove si sarebbe potuto spingere questo ragazzo con la giusta concentrazione”?
Infatti molte volte l’attuale n.11 al mondo è balzato alle cronache più per eventi legati al suo carattere turbolento che alle giocate in campo. Un comportamento a volte un pò troppo sopra le righe, che l’ha portato a finire più volte sotto l’occhio del ciclone. Post vittoria a Montecarlo c’è stata una maturazione sotto questo punto di vista, ma a 33 anni forse è troppo tardi.
Tecnicamente invece non ce ne voglia nessuno ma Fognini non si discute. È un autentico esteta del tennis, uno dei migliori rovesci del circuito, per qualità di gioco e con le dovute premesse un Federer ‘umanizzato’.
Durante questa chiacchierata i conduttori Stefano Meloccare e Paolo Bertolucci gli hanno posto la fatidica domanda: “Cosa direbbe il Fabio di oggi al Fabio di 21 anni?”.
Fa autocritica Fognini: “Non posso dire di aver sottovalutato la situazione, ma spesso davo poca importanza a quei piccoli particolari che ora ho capito essere fondamentali. Potessi tornare indietro presterei più attenzione a tutto questo”.