Bentornati a Once Upon a Time, la rubrica efficace contro la crisi d’astinenza da corse made in USA. Oggi è martedì, ed è quindi tempo delle stock car. Ripercorriamo insieme la stagione NASCAR del 1997.
NASCAR 1997: preview
Grandi manovre al Richard Childress Racing. Dale Earnhardt incassa il clamoroso addio del suo capotecnico, Andy Petree, il quale ha deciso di fondare un suo team. Il patron Richard Childress lo sostituisce con Larry MacReynolds, proveniente dal Robert Yates Racing. Altra novità è che il team schiera una seconda vettura, oltre all’iconica numero 3. Mike Skinner affianca Earnhardt sulla vettura numero 31. Il pilota californiano ha corso con Childress nella Truck series, con ottimi risultati. Il passaggio alla Cup è una sorta di promozione sul campo.
Detto di Andy Petree, il nuovo team owner schiera una Chevrolet affidandola a Ken Schrader. Il veterano saluta così la Hendrick Motorsports, che lo sostituisce con Ricky Craven. Il resto della squadra non cambia, con Jeff Gordon e Terry Labonte. E’ comunque un anno difficile per la struttura: il patron Rick Hendrick è affetto da una grave forma di lecuemia, e deve sottoporsi a cure pesanti. Miracolosamente, Hendrick guarirà completamente.
Robert Yates vede andar via Larry MacReynolds e assume Marc Reno come capotecnico per Ernie Irvan. Il californiano è al suo ultimo anno in questo team. Confermatissimo Dale Jarrett sulla numero 88.
Tra le novità più interessanti spicca Robby Gordon. Il 28enne ha abbandonato i propositi di carriera in IndyCar (dove si era mostrato promettente) per lanciarsi nella NASCAR. Correrà con il SABCO Racing di Felix Sabates. Kyle Petty ha già lasciato la compagnia dopo annate di alti e bassi, per tornare “all’ovile” del Petty Enterprises. E’ un fatto importante, perché pone fine ad una lunga storia con il padre Richard Petty, fatta anche di attriti personali. Petty jr corre con la Pontiac numero 44, che diverrà un classico.
John Andretti trova finalmente un posto fisso nel team del leggendario Cale Yarborough. Guiderà la Ford numero 98.
Da tenere d’occhio il Roush Racing, ormai una forza portante nella categoria. Oltre al sempre veloce Mark Martin, Jack Roush può contare su Jeff Burton, a cui si aggiunge il veterano Ted Musgrave. Presente anche il Team Penske, con l’inossidabile Rusty Wallace.
Da segnalare infine l’annata speciale di Darrell Watrip, che in questa stagione festeggia i 25 anni di carriera. Per celebrare le sue personali “nozze d’argento”, DW presenta una livrea tutta cromata che userà in alcune gare.
Per il 1997, la NASCAR apporta modifiche sostanziali al calendario. Dato l’addio a North Wilkesboro, che ha chiuso i battenti, la categoria da il benvenuto a due nuovi superspeedway. Il primo è il Texas Motor Speedway, ovale da un miglio e mezzo alle porte di Fort Worth. Il secondo è il California Speedway (oggi Auto Club Speedway), un catino di due miglia di proprietà di Roger Penske. Novità anche per Atlanta: il tracciato georgiano ospita due gare quest’anno, ma in due configurazioni diverse. La gara primaverile è l’ultima nella versione originale, ovale classico da un miglio e mezzo. A novembre si corre nel nuovo formato, a quadriovale, con una lunghezza leggermente aumentata (1,54 miglia contro 1,52). Tale configurazione rimarrà tale fino ad oggi.
Con l’aggiunta di Fort Worth e Fontana, il calendario NASCAR 1997 si compone di 32 gare titolate, contro le 31 dell’anno scorso.
Pronti, via
Febbraio 1997, la stagione NASCAR ha inizio. La Daytona 500 è l’evento più atteso dagli appassionati, e non è un caso che sia chiamata la “Great American Race”. Mike Skinner fa subito capire a Richard Childress quanto gli è grato per l’opportunità che gli ha dato, e firma la pole. Ma il protagonista di questo spettacolo è Jeff Gordon, il quale mostra subito di avere il passo per vincere. Tuttavia, una foratura lo obbliga ad una sosta imprevista ai box, che gli può costare caro.
Alla ripartenza, rischia di essere doppiato da Mark Martin, cosa che ucciderebbe ogni chance di vittoria. Ma Wonder Boy è bravo ad evitarlo, grazie anche ad una caution. Dopo il restart, Gordon risale la china e si riporta in testa, per non mollarla più. A 26 anni, Jeff Gordon vince per la prima volta la Daytona 500. Terry Labonte e Ricky Craven finiscono subito dietro, per una tripletta storica per la Hendrick Motorsport.
Dale Earnhardt è al suo 19esimo tentativo nella classica della Florida. I tifosi aspettano con impazienza il momento di Intimidator, ma dovranno continuare ad attendere. Dale infatti rimane invischiato in un brutto incidente a 12 giri dalla fine, con la Chevrolet numero 3 che si ribalta. Nel botto alcuni spettatori sono colpiti dai detriti, e riportano lievi ferite. E’ il secondo brivido di una gara dalle forti emozioni: qualche giro prima, Coleman Pressley è autore di un volo tanto spaventoso quanto incruento.
Dopo l’euforia di Daytona, Gordon concede il bis rimontando su Dale Jarrett e vincendo a Rockingham. Nella terza prova di Richmond, invece, il grande protagonista è Rusty Wallace. Al giro 7 va in testacoda, e finisce ultimissimo. Ma Rusty si rimbocca le maniche e rimonta. Dopo 100 giri è già terzo! Nelle ultime tornate Wallace è testa a testa con Dale Jarrett, fino a quando non lo semina, andando a prendersi la prima vittoria stagionale. Una prestazione maiuscola per l’alfiere Penske, ma che viene annullata!
Infatti, alle verifiche tecniche il suo motore non risulta avere la compressione giusta prevista dal regolamento (14:1). Dietro ricorso da parte di Penske, la compressione viene misurata di nuovo, e risulta regolare. Probabilmente il risultato era falsato dal motore caldo. Un’altra macchia sulla gestione, già contestata, di Gary Nelson.
Dale Jarrett è ancora scottato dalla sconfitta di Richmond, ma si rifarà presto. Ad Atlanta il pilota numero 88 mostra chiaramente di che pasta è fatto. Non in qualifica, però, perché a segnare la pole è un sorprendente Robby Gordon. Jarrett è rallentato da un problema all’accensione, ma non gli impedisce di trionfare in Georgia.
Steve Grissom vive un momento di paura. Al giro 282, il numero 41 si schianta contro la Ford di Jimmy Spencer, e va a fuoco. Nell’incidente riporta solo lievi ustioni. Bandiera rossa.
Jeff Gordon riceve un colpo pesante alla sua classifica, quando il motore della sua Chevrolet Monte Carlo lo pianta in asso. Jarrett passa al comando del campionato.
Dale replica il successo a Darlington, questa volta partendo dalla pole. Nonostante una strisciata contro il muro, Dale non ha problemi a regolare Ted Musgrave, allungando in campionato su Gordon e Labonte.
Il 6 aprile 1997 la NASCAR debutta al Texas Motor Speedway. L’accoglienza dei piloti è però freddina. In molti si lamentano della sua scarsa larghezza, della mono traiettoria, della difficoltà nel fare sorpassi. E per di più, non hanno molto tempo per provare a causa della pioggia. Tutte le critiche sembrano essere fondate ad inizio gara, quando un incidente di gruppo elimina mezzo schieramento.
Il grande protagonista di questa gara è Terry Labonte. Il campione in carica, sempre in top ten in queste prime gare, ci tiene a fare bella figura in quella che è la sua pista di casa. Tuttavia una strategia impeccabile viene in parte compromessa da un paio di treni di gomme fallati, che gli sbilanciano l’assetto. Ad ogni sosta Texas Terry è costretto ad una rimonta, nonostante una macchina potenzialmente vincente. Alla fine è quarto.
E sono proprio le strategie a decidere la vittoria. Jeff Burton opta nell’ultimo pit stop di non cambiare le gomme, rifornendo soltanto. Rientra in pista in prima posizione, tenendo a bada un Jarrett scatenato. Per il pilota nativo della Virginia è il primo successo nella Winston Cup.
Jeff Gordon lascia il Texas con un 30esimo posto, complice un contatto. Ma c’impiega poco per riprendersi. Centra due vittorie consecutive, a Bristol e Martinsville. In quest’ultima, subisce un testacoda per un contatto con Jimmy Spencer, ma recupera in un lampo e conduce ben 432 giri sui 500 totali. Con quattro vittorie su otto gare, Wonder Boy è di nuovo in pista!
Mark Martin interrompe il digiuno di vittorie a Sears Point, il primo dei due appuntamenti “stradali”. Sul tortuoso tracciato californiano Martin mostra le sue abilità da “Road Course Ringer”, firmando la pole. Rusty Wallace lo sorpassa in gara, ma finisce lungo cedendo il primato a Martin. Nemmeno l’arrembaggio di Jeff Gordon nelle tornate finali fermano il talento dell’Arkansas, che firma il successo numero 2 del team Roush in questa NASCAR datata 1997.
Martin poi replica lo spettacolo a Talladega, nella Winston 500. E’ una gara strana: lo start viene rinviato addirittura di una settimana per la pioggia. Non solo: la velocità media in gara è la più alta della storia (188.354 mph, o 303.126 km/h), e soprattutto, è senza caution. John Andretti ottiene la prima pole position della carriera, ma in gara spuntano i soliti noti. Dale Earnhardt è nel suo ambiente naturale, ma non gli basta a spezzare un digiuno che ormai supera le 40 gare. E se concludesse l’anno senza mai andare in victory lane?
Gordon ricorda chi è che comanda nelle due corse di Charlotte. Trionfa nella The Winston, e poi nella Coca Cola 600. Quest’ultima si svolge in condizioni allucinanti: un lunghissimo stop per pioggia, ed una distanza accorciata di 33 giri perché si stava facendo tardi. Alla bandiera rossa, infatti, l’orologio segna l’una di notte. La gara, in pratica, è durata…due giorni!
Nel mese di giugno si disputano tre gare: Pocono, Michigan, e Fontana. In Pennsylvania Gordon vince comodamente, a Brooklyn invece si scrive la storia. Ernie Irvan vista la Victory Lane nella stessa pista dove, tre anni prima, aveva sfiorato la morte. Ernie festeggia commosso, ma dopo le sue lacrime diventano amare: Robert Yates gli comunica che il suo contratto non sarà rinnovato.
Al California Speedway, pista nuova per tutti, è scontro diretto tra Gordon e Martin. I due si sorpassano in pista più volte, e si distanziano a vicenda. Ma la partita si gioca in pit lane, fino all’ultima goccia di benzina. Gordon fa una sosta in meno di Martin, passando al comando. Mark, inoltre, resta a secco a dieci tornate dal termine, perché il meccanico addetto alla tanica non aveva riempito tutto il serbatoio! Jeff vince, ma in Victory Lane ci deve andare…a piedi!
Il 2 luglio, due giorni prima l’Indipendence Day, si svolge la Pepsi 400. E’ di nuovo Gordon vs Martin, a colpi di sorpassi e strategie aggressive. Jeff finisce a muro al giro 126, mentre Mark deve vedersela con John Andretti, prima di sbattere anche lui. Il nipote di Mario tiene a bada Texas Terry, conquistando la sua prima vittoria in NASCAR. E’ il primo, e unico, successo per Cale Yarborough in veste di team owner.
Jeff Burton segna la sua seconda vittoria a Loudon, che quest’anno avrà due gare. Il numero 99 trattiene Dale Earnhardt nella giornata in cui Gordon e Jarrett capitolano. Si riprenderanno nella seconda di Pocono, con Dale e Jeff primo e secondo.
A fine mese il circuito di Indianapolis ospita l’ormai tradizionale Brickyard 400. Ernie Irvan scatta dalla pole, ma Jarrett e Gordon lo passano. I due se la vedono in pista (e ai box), con Dale che batte Jeff con un bel sorpasso in pista. Ma nessuno dei due è leader: Ricky Rudd decide di fare una sosta in meno, provando la strategia del…risparmio. La tattica paga, e Rudd conquista la seconda vittoria della stagione (la prima due mesi fa a Dover). Ricky ha un curioso record: è alla sua quindicesima stagione consecutiva con almeno una vittoria!
Watkins Glen regala un polesitter a sorpresa, Todd Bodine. Il più giovane dei fratelli Bodine corre la sua unica gara in Winston Cup con la scuderia 34 Racing di Frank Cicci, squadra con cui corre abitualmente nella Busch Series. Un altro Bodine, Geoff, è grande protagonista prima di cedere lo scettro a Gordon. per il numero 24 è il primo trionfo su un tracciato stradale.
Da segnalare il debutto di Dale Earnhardt…da team onwer! Infatti, al Glen compare la Chevrolet numero 14 della Dale Earnhardt Inc., con al volante Steve Park. Il newyorchese è stato scelto direttamente da Earnhardt come pilota di punta della sua formazione: si racconta che gli telefonò di persona e che Steve gli riattaccò, pensando che fosse uno scherzo!
Tra agosto e settembre, Gordon firma altri due successi. Che potevano essere tre, se non fosse per un errore in fase di doppiaggio a Bristol. Jeff urta Jeremy Mayfield al giro 244 mentre è in testa, perdendo tutto. Il resto della gara è un affare a due tra Mark Martin e Dale Jarrett, per una sonora doppietta Ford. Con la vittoria di Darlington e del New Hampshire, a inizio settembre, Gordon ottiene le ultime due vittorie dell’anno.
Jeff Burton vince la sua terza gara a Martinsville. Il pilota di casa approfitta del mezzo passo falso di Rusty Wallace, che anticipa un restart. Ma è anche bravo a gestire la rimonta di un Dale Earnhardt tornato in forma. Per Intimidator l’incubo di una stagione senza vittoria continua.
NASCAR 1997: chi vince?
Bobby Labonte domina a Charlotte, ma un testacoda e la prorompente supremazia di Jarrett gli negano una vittoria meritata. Earnhardt emerge alla distanza, e sembra poter rompere il fastidioso digiuno. Ma purtroppo, il suo passo gara peggiora, e non fa meglio di terzo.
Gordon è quinto dietro anche a Mark Martin, secondo. L’alfiere Roush rimane però scottato a Talladega, quando finisce in un big one. Jeff Gordon fora all’improvviso, innescando una reazione a catena. La vittoria della gara autunnale dell’Alabama va a Terry Labonte, ma non è sufficiente per rimanere in lizza. Infatti, dopo una serie di problemi ed un brutto botto a Loudon, il campione 1996 ha perso il treno.
Jarrett recupera altri punti a Gordon nelle due gare successive. A Rockingham è secondo, con Gordon solo quarto. Sull’ovale del North Carolina Richard Petty ritorna protagonista nella sua nuova vita da car onwer. In victory lane ci finisce Bobby Hamilton, alla sua seconda vittoria in carriera.
Phoenix è una tappa decisiva per la lotta al titolo. Gordon può chiudere la partita, ma problemi di gomme lo relegano ad un deludente 17esimo posto, a due giri dal vincitore Jarrett. Dopo gli episodi qui e Talladega, i suoi detrattori sostengono che Wonder Boy non è capace di gestire la pressione. Jeff ha ancora una gara per dimostrare loro che si sbagliano.
E siamo arrivata ad Atlanta, l’ultimo round di questa NASCAR 1997. La lotta al titolo è ristretta ai soli Gordon, Jarrett e Martin. Il trio è separato da appena 87 punti, un’inezia.
Il tracciato nei pressi della patria della coca cola è completamente riconfigurato, con velocità medie spaventose. Geoff Bodine firma la pole position alla mostruosa media di 197.478 mph (317.810 km/h). In prova Gordon distrugge la Chevy numero 24 in uno strano incidente in corsia box, e deve usare la macchina di riserva. Scatta 37esimo.
Gordon è in crisi con l’assetto, faticando ad arrivare al 18esimo posto, il minimo per diventare campione. Mark Martin prova una strategia aggressiva (solo due gomme nel pit stop finale) ma perde un cilindro e deve rallentare. Jarrett fa del suo meglio, ed è secondo dietro al vincitore Bobby Labonte. Ma non è sufficiente: con la 17esima piazza, Gordon è campione per appena 14 punti!
Classifica iridata: https://www.racing-reference.info/yeardet/1997/W
A fine novembre 1997 la NASCAR stacca un biglietto per il Giappone, per la seconda edizione della Suzuka Thunder 100. Mike Skinner vince la corsa, concludendo la sua annata in nota positiva. Prima di Atlanta aveva vinto il titolo di Rookie Of The Year, ripagando ulteriormente la fiducia datagli da Richard Childress.
Tornando a Suzuka, questa edizione è simbolica per due ragioni. La prima è che vengono sperimentate le gomme da bagnato, in previsione di poter correre in futuro anche in caso di pioggia, sui circuiti stradali perlomeno. La seconda è che questa è l’ultima volta che si corre a Suzuka: gli alti costi della trasferta ed il poco interesse comportano la fine di questo curioso esperimento. Almeno per ora.
Grazie per averci seguito: alla prossima puntata!