La UEFA esce allo scoperto e presenta, anche se solo ufficiosamente, il nuovo format della Champions League a partire dalla stagione 2024/2025.
I cambiamenti potrebbero essere sostanziali, sia in termini numerici che di condivisione mondiale.
Aumentano le squadre e lo spettacolo nella nuova Champions League
Ci sarà un aumento del numero di squadre partecipanti (da 32 a 36) ed un conseguente aumento del numero delle partite dei gironi. Queste passerebbero da 6 a 10.
Le 4 squadre extra verrebbero scelte in base a criteri non meglio specificati che tengano conto del ranking storico. Le altre 32 accederebbero al torneo con la classifica formula del piazzamento nella classifica del campionato di appartenenza.
Cambia anche il format delle fasi del torneo: le squadre verrebbero suddivise in 4 fasce di appartenenza, ciascuna con caratteristiche differenti.
Le prime 8 squadre accederebbero direttamente agli ottavi insieme ad altre 8 scelte tra quelle classificate dal nono al 24esimo posto in base a spareggi, mentre le ultime “scenderebbero” in Europa League.
Questo nuovo format favorirebbe enormemente i guadagni delle televisioni tramite l’ampliamento dei diritti TV riguardanti non più 125 ma 225 (un aumento dell’80%).
In parallelo ne gioverebbe anche lo spettacolo per la gioia dei tifosi.
Nel rovescio della medaglia, però, un numero di partite così ampio renderebbe ancora più fitto un calendario già riempito quasi al massimo dalle coppe nazionali.
Proprio per questo la FIGC si potrebbe allineare al nuovo torneo soltanto nel caso in cui non modifichi il regolare svolgimento del campionato.
In realtà i vertici della Federcalcio stanno ipotizzando la possibilità di modificare il format della Coppa Italia proprio per lasciare maggior spazio alla nuova Champions League.
Il “restyling” del CONI
Insomma, i margini di manovra ci sono. Nel frattempo il presidente del CONI Giovanni Malago’ ha sottolineato, in un audizione al senato sul ddl 2077 per l’autonomia del Comitato olimpico internazionale, la necessità di riformare la sua istituzione in modo da restare al passo coi tempi e da favorire lo sviluppo dello sport:
“Il Coni necessita urgentemente di inserire personale sotto la propria direzione in aree istituzionali quali appunto il territorio, il marketing, la medicina dello sport, scuola dello sport e statistica e strategiche, quali l’amministrazione delle risorse umane tutte indispensabili per assicurare l’autonomia e il funzionamento del Coni”
“Sarebbe opportuno rideterminare la pianta organica dell’ente nella misura minima non inferiore a 230 unità di personale, oltre a sostituire la previsione di concorsi pubblici per titoli e esami con procedure selettive in base a quanto già contemplato dalla normativa vigente. Ciò consentirebbe di salvaguardare quel patrimonio di competenze e di professionalità specifiche acquisite dal personale operante per il Coni nel tempo, per esattezza da oltre 70 anni”
Tempo di riforme, quindi, per i maggiori organi sportivi nazionali ed internazionali.
Con l’auspicio che portino un miglioramento significativo per tutte le parti in causa.