Dopo l’euforia scaturita dall’approdo in finale dei beniamini locali Kyrgios/Kokkinakis nel torneo di doppio, la Rod Laver Arena si è fermata per rendere il dovuto tributo ad una leggenda del tennis australiano. Questo è Dylan Alcott, sceso in campo nella sua ottava finale agli Australian Open nella purtroppo meno sponsorizzata specialità wheelchair, ovvero tennis in carrozzina. Per il trentunenne nativo di Melbourne questo era l’ultimo ballo di una carriera costellata da successi dentro e fuori dal campo. Purtroppo per lui, non è arrivato l’epilogo sognato, poiché a vincere il torneo è stato l’olandese Sam Schroder con il punteggio di 7-5 6-0. In queste circostanze il risultato passa però in seconda piano, poiché al buon Dylan sarà senz’altro bastato il caloroso saluto del pubblico di casa.
Dylan Alcott si è distinto non solo nel tennis, perché?
Una sconfitta in finale in un torneo del Grande Slam lascerà sicuramente delle scorie, ma nel caso di Dylan Alcott sarà dura ricordare questa giornata per un evento negativo. L’australiano ha per anni monopolizzato il tennis nella categoria ‘quad’ facendo incetta di successi sia in singolare (15 titoli Slam) che in doppio (8 successi), conditi dall’onore di essere l’unico tennista nella specialità a conquistare il Grande Slam, ovvero vincere tutti i major in un anno solare. Lui, che tutto è fuorché ‘umano’, lo ha fatto addirittura due volte (2019 in doppio e 2021 in singolare) e aggiungendoci anche l’oro alle scorse Paralimpiadi di Tokyo.
Quella di Dylan è la classica storia di chi rifiuta il concetto di ‘mollare’, nonostante la vita gli abbia messo dinanzi un verdetto alquanto atroce. Alla nascita gli è stato infatti diagnosticato un tumore al midollo spinale che l’ha portato ad affrontare un delicato intervento già durante le prime settimane di vita. Il male fu rimosso con successo, ma questo l’ha costretto a vivere su una sedia a rotelle.
L’australiano non si però mai dato per vinto, trovando nello sport la sua principale valvola di sfogo. Ha praticato nuoto ed ovviamente tennis, ma in realtà la disciplina in cui da ragazzo ha eccelso maggiormente è stata il basket. A 14 anni è entrato a far parte dei Rollers (nome della nazionale australiana di basket in carrozzina) e a 17 ha vinto l’oro alle Paralimpiadi di Pechino 2008. Questo gli è valso un riconoscimento niente male, ovvero la medaglia dell’Ordine dell’Australia.
Nel 2014 Alcott è tornato a dedicarsi interamente al tennis, compiendo qualcosa di veramente fuori dall’ordinario come descritto qualche riga più in alto. Pochi giorni fa, il classe ’91 aveva ricevuto anche il premio Australiano dell’Anno, omaggiato anche da Rod Laver in persona.
I ringraziamenti via social
Campione in campo, persona genuina e positiva fuori: Dylan Alcott è rimasto felicemente colpito dall’abbraccio riservatogli dal pubblico australiano durante la sua ultima partita. I ringraziamenti sono arrivati tramite un post sul suo profilo Instagram, nel quale ha scritto: “Non è stata la mia giornata oggi [sconfitta in finale ndr], ma non so neanche da dove iniziare nel dirvi quanto ognuno di voi abbia cambiato la mia vita. Sono così orgoglioso di quello che abbiamo ottenuto insieme. Grazie per avermi fatto sentire degno, sono l’uomo più fortunato del mondo“.
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