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Fabio Fognini, ecco perché non si può parlare di bocciatura per il miglior azzurro degli ultimi 20 anni

Sfogliando le pagine dei quotidiani o scorrendo le homepage dei più rinomati portali sportivi italiani, oggigiorno alla ‘voce’ tennis leggo sempre meno il nome di Fabio Fognini. Pare quasi che l’azzurro sia stato messo in gattabuia per decantare unicamente quei fantastici enfant prodige che siamo pronti a goderci per le prossime annate.

Ma è giusto cancellare il passato per celebrare il presente ? Nì, mi verrebbe da dire, poiché ‘passato’ e Fabio Fognini sono su due binari che non si sono ancora incrociati. Premettendo che è sacrosanto trattare la classe di Sinner, la precocità di Musetti o l’ardore agonistico di Lorenzo Sonego, ma pare quasi che qualcuno si sia dimenticato del più vincente tennista italiano in attività. Ebbene sì, il buon Fabio non ha ancora appeso la racchetta al chiodo, non è ospite fisso nei salotti televisivi né tantomeno fa da inviato per gli incontri al Foro Italico. In questo periodo storico, qualcuno ha mai provato realmente a comprendere i motivi del calo di questo ragazzo ? Io voglio provarci.

Fabio Fognini può ancora recitare un ruolo da protagonista ?

La sconfitta sul cemento di Miami contro il figlio d’arte Sebastian Korda avrà probabilmente minato ancor di più le certezze del tennista di Arma di Taggia. Molti hanno gridato allo scandalo, io sinceramente sarei stato maggiormente sorpreso dal contrario. Un caldo allucinante, campi velocissimi e una disparità a livello fisico agghiacciante: in questo periodo ci sta che Fognini perda contro il semi-sconosciuto figlio di papà Petr Korda – che gran giocatore – . In questo sport infatti la carta d’identità gioca un ruolo assai fondamentale – a meno che non ti chiami Djokovic, Nadal o Federer – e i 13 anni di differenza sul campo si sono visti in maniera evidente. Aggiungiamoci anche che il 33enne ligure convive da molto tempo con grossi problemi alla caviglia, che dal 2019 in poi non gli hanno regalato un attimo di pace.

Al netto delle critiche il suo 2021 è stato fin qui tutt’altro che negativo, con 7 successi in 13 incontri di singolare. Di mezzo non dimentichiamoci che c’è anche un ottavo di finale Slam agli Australian Open. Un cammino spezzato solo da un certo Rafael Nadal, che proprio l’ultimo arrivato non è. Anzi a Melbourne, momento nel quale i duri cominciano a giocare, mi è apparso che Fabio Fognini sia ancora il miglior tennista italiano in circolazione. Una qualità sopraffina, un rovescio apprezzato anche da mostri sacri della racchetta, accelerazioni anticipate di una bellezza unica. Ok, ammetto che il suo tallone d’Achille può avergli condizionato la carriera, ovvero quel carattere fumantino che spesso ha alterato il regolare corso delle sue partite. Un nervosismo alle volte esagerato: sono quasi caratteristiche le sue pallate fuori campo e i lanci di racchetta, i quali sono più folkloristici che altro.

Di certo non sarà un campione dell’educazione, anzi alle volte può trasudare antipatia da tutti i pori, ma per una volta anteponiamo l’uomo ai suoi comportamenti. In questo suo momento storico di apparente difficoltà proviamo a guardare il suo linguaggio del corpo, il quale spesso esprime sconforto e frustrazione. Assai più raramente ora prova ad auto-caricarsi, cercando l’appoggio del suo angolo. Alle volte sembra quasi aver perso la consapevolezza dei propri mezzi, non riuscendo a sfoggiare il tennis che vorrebbe.

Non parlatemi di bocciatura

In Italia, Paese storicamente dove ‘tutto è possibile’, non mi sorprenderebbe apprendere della bocciatura tennistica del numero 17 al mondo. Classifica alla mano infatti solo sedici uomini nel globo sono dinanzi a Fabio Fognini in classifica, di cui tre dovrebbero figurare nella graduatoria degli extra-terrestri. Per questo sostengo che l’ora del tramonto è ancora lontana, ci sarà tempo per dedicarsi completamente all’amata Flavia e al piccolo Federico. Fabio lo sa, e fisico permettendo, continuerà a vender cara la palle come ha sempre fatto.

Poi ragazzi, per carità, un pò di rispetto per chi ‘da solo’ ha tenuto in piedi la baracca del tennis italiano negli ultimi 20 anni. Mi perdoneranno i miei connazionali tennisti che nell’arco di questi due decenni sono riusciti a togliersi delle soddisfazioni, ma Fabio ha avuto una continuità disarmante. Best Ranking, mina vagante costante negli Slam, vincitore del Masters 1000 di Montecarlo nel 2019, condottiero dell’Italia in Coppa Davis. Scusatemi, ma per me non è affatto poco. È senz’altro mancato quel plus per arrivare ad un livello superiore, probabilmente a causa di quei difetti che abbiamo elencato in precedenza. La sua autobiografia ‘Warning, una vita tra le righe’, rispecchia appieno tale concetto.

Montecarlo, 2 anni dopo

Non me ne vogliano i suoi detrattori, ma Fabio Fognini risulta ancora essere il campione in carica al Rolex Masters 1000 di Montecarlo. Quello del 2019 fu un successo grandioso, che fece iscrivere di diritto il nome del ligure nel Gotha del tennis italiano. Un trionfo pervenuto 51 anni dopo il titolo di Nicola Pietrangeli sul mattone tritato del Country Club. Questo rende l’idea della clamorosa impresa di Fabio, per il quale non si può parlare di settimana fortunata. Chissà se adesso, con la stagione sul rosso che incombe, il cavallo pazzo italiano non torni a correre veloce come un tempo per difendere nel Principato di Monaco i 1000 punti nel Ranking. Una volta ricaricate le pile, tornerà a pieno regime. Il tennis italiano ha ancora bisogno di Fabio Fognini.


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