Nel nostro diritto, che deriva da quello romano, vige il principio Causa causae est causa causati,ovvero che la causa della causa è la causa di ciò che è stato causato. Ciò significa che se l’azione X è causa dell’azione Y, la quale ha originato l’azione Z, possiamo affermare, per sillogismo, che l’azione X è causa dell’azione Y.
È una specie di scioglilingua, ma dalle facile comprensione: Lukako compie un fallo che è parso evidente anche dal vivo su Sottil (azione X), il quale ha permesso alla Lazio di recuperare palla e crossare al centro (azione Y), quindi a Immobile di segnare il gol vittoria (azione Z). Se l’arbitro fischia il fallo – anche con l’aiuto degli assistenti al Var – l’azione si ferma e la squadra di Inzaghi non segna.
Ha ragione Montella ad arrabbiarsi. Però va anche detto che la Fiorentina è riuscita a tenere testa alla Lazio per un solo tempo, e che il risultato, seppure viziato da questo episodio, rispecchia l’andamento della partita. Probabilmente nel primo tempo andava anche fischiato un rigore alla Lazio per un fallo su Lazzari.
Il problema della Fiorentina non sembra essere tanto la mancanza di un centravanti di ruolo (spazio occupato da Castrovilli e da Chiesa), ma il suo scarso dinamismo: la squadra palleggia con padronanza, ma lo fa in modo lento, per poi affidarsi alle folate dei suoi velocissimi esterni. Per questo è a suo agio contro avversari che giocano sotto ritmo, e viceversa soffre l’aggressività.
La Lazio mantiene invece – forse in Italia solo come l’Atalanta – una intensità altissima e costante, sviluppando una manovra rapida unita ad una grande tecnica, permettendosi di pressare alto mantenendo sempre tre attaccanti a ridosso della difesa avversaria (mentre i nostri ritornano a coprire); si capisce perché uno come Badelj non trovasse spazio in squadra l’anno scorso.
Col passare dei minuti, il divario è cresciuto sempre di più, tanto che il secondo tempo la difesa viola non ha praticamente potuto contare sulla copertura del centrocampo. E, anche se nel calcio il risultato è influenzato dagli episodi, è chiaro che, subendo l’iniziativa avversaria, è più facile prendere gol.
Sconfitta amara per come è maturata, appesantita dalla probabile squalifica di Ribery, infuriato col guardalinee per il fallo non fischiato su Sottil. Ma quello che più preoccupa è la compassatezza del gioco viola, che rischia di inaridirsi o divenire prevedibile quando Chiesa e Ribery sono sotto tono o oggetto di marcatura asfissiante.
Aldilà della possibile sostituzione di un difensore (Lirola) con un uomo maggiormente offensivo (ieri Sottil, ma in previsione Chiesa) e l’inserimento di un centravanti, la possibile alternativa a questo 3-5-2 passa per il mercato di gennaio e l’acquisto di almeno due titolari: un difensore e un centrocampista. Aspettando Pedro che – se su di lui sono stati investiti così tanti soldi – senz’altro un motivo ci sarà, anche se al momento ci sfugge.