Squadra che vince non si cambia, specialmente se le riserve non sono all’altezza dei titolari. La lacuna appare evidente quando, nel secondo tempo, la Fiorentina perde dapprima Badelj, poi Castrovilli, rimpiazzati da Benassi e Zurkowski, e l’Udinese diventa padrona del centrocampo.
Partita a scacchi, giocata a ritmi non sostenuti, ma con le squadre compattate in trenta metri. L’Udinese supplisce alla minore tecnica con la straripante fisicità dei suoi giocatori, che non disdegnano di ricorrere al gioco duro per fermare gli attaccanti viola. Ma, per tutto il primo tempo, lo 0-0 è giustificato dalla pressoché inattività dei due portieri.
Il secondo tempo comincia e prosegue con lo stesso canovaccio. Poi – proprio un attimo prima dell’entrata di Vlahovic – un invitante il calcio d’angolo di Pulgar chiama l’imperioso stacco di Milenkovic, e la Fiorentina passa in vantaggio.) È lo spartiacque della partita: il giovanissimo attaccante si risiede mestamente in panchina, gli spazi si allargano e la squadra di Montella spreca malamente un paio di match ball in contropiede con Chiesa, mentre l’Udinese, pur affacciandosi nell’area avversaria, non riesce ad impensierire Dragowski, protagonista di una sola parata importante.
Vittoria meritata che fa bene al morale, ma anche alla classifica. I margini di crescita sono più che una promessa, ma la rosa ha bisogno di almeno un paio di innesti di grande qualità, uno in difesa e uno a centrocampo – aspettando Pedro che è ancora a scaldarsi ai box. Il 5-3-2 di Montella può avvalersi di alternative solo in determinati ruoli: Sottil per Chiesa o Ribery, e forse un difensore centrale (Ranieri o Ceccherini) in caso di forfait di Pezzella o Milenkovic. Può mutare in 4-3-3 inserendo un centravanti di sicura prospettiva come Vlahovic, e affidarsi all’occasione all’esperienza di Boateng.
Non c’è però chi può sostituire il dinamismo di Pulgar in mezzo al campo; le geometrie di Badelj (se non lo stesso Pulgar). Le verticalizzazioni di Castrovilli. Non c’è in panchina un giocatore in grado di non far rimpiangere l’assenza di Caceres – il cui acquisto vale quello di Ribéry – e neppure di Dalbert e Lirola (solo Chiesa potrebbe prendere il suo posto inserendo un centravanti). Il fattore stanchezza potrebbe giocare un ruolo determinante nel proseguo del campionato viola, ma questo lo sanno bene sia Montella che Pradè.
I migliori sono stati i tre di difesa; ma nessuno è andato sotto la sufficienza. I voti più bassi li prende l’arbitro, incapace di contenere il gioco duro dell’Udinese, e l’allenatore bianconero Tudor, espulso dopo essere platealmente entrato in campo sbracciando per un fallo (secondo lui) subito dalla sua squadra. Se fa tristezza vedere i giocatori che danno il cattivo esempio ai milioni di bambini che li guardano, quando sono uomini adulti a comportarsi così l’unico sentimento che suscitano non può essere che la rabbia. Vederli mi ricorda quanto noi spettatori – troppo spesso – sopravvalutiamo i protagonisti del mondo del calcio.