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Fiorentina-Milan 1-1: partita viziata

Ci sono partite viziate dalle cattive condizioni del campo; altre dalla stanchezza degli impegni di coppa. Poi ci sono partite viziate dalle assenze di...
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Fiorentina-Juventus 0-0: vittoria ai punti ai viola, sugli spalti e in campo

Non abbiamo la bacheca piena di trofei, è vero – lo stadio non è adeguato, ma in fatto di coreografie e passione non siamo secondi a nessuno…

Lo stadio pieno, la splendida coreografia – come d’abitudine contro la Juventus – sono la risposta al consueto atteggiamento della dirigenza bianconera che, forte della supremazia bianconera negli ultimi anni, anche in questa occasione si è esibita prima della partita nel rituale giro attorno al terreno di gioco, incurante dell’altrettanto consueta reazione della tifoseria incapace di interpretarlo, a torto o ragione, altro che come una sorta di provocazione.

Ma questa volta, Agnelli jr, Nedved e Paratici non hanno potuto opporre alla selva di fischi che li ha accompagnati al loro ingresso in campo la prestazione della propria squadra: una brutta Juventus, che non è mai stata pericolosa per la porta viola, meritando ampiamente ai punti la sconfitta, ma strappando un sofferto pareggio. Difficile capire dove iniziano i meriti della Fiorentina e i demeriti della squadra di Sarri. Certo è che i ritmi bassi hanno favorito il bel palleggio dei ragazzi di Montella, che già si erano espressi bene con il Napoli, ma avevano mostrato di soffrire la corsa del Genoa.   

La Fiorentina: il mister disegna un inedito 3-5-2 che permette ai due esterni di centrocampo – Lirola e Dalbert – di aiutare in copertura (da sinistra a destra) Caceres, Pezzella e Milenkovic, a fronte di un attacco che vede schierati contemporaneamente giocatori del calibro di Ronaldo, Higuain e Douglas Costa. Se il calcio fosse matematica, non ci sarebbe storia: la differenza di monte ingaggi tra le due squadre è di 6 a 1, un po’ come se in una corsa automobilistica si sfidassero un’auto con un motore da 50 cavalli contro uno di 300. Viene da chiedersi che senso abbia un campionato con valori economici (e di conseguenza tecnici) così distanti.

Nella squadra viola la differenza con la brutta prestazione della difesa a Genova sta nella possibilità concessa a Pezzella di giocare nel mezzo della difesa con a fianco due compagni di reparto, così da poter agire più da libero che da marcatore puro, contribuendo a rilanciare la manovra; nell’inserimento di Caceres, che ha dato solidità al reparto; nella crescita di condizione di Badelj, sempre in grado di dare ai compagni della difesa una soluzione per liberarsi della palla.

Segnatevi tre nomi: Gaetano Castrovilli da Minervino Murge, classe 1997, a breve centrocampista inamovibile della squadra azzurra che verrà: fantasia e corsa del centrocampo. Frank Ribery, 37 anni tra qualche mese: per molti acquisto legato ad esigenze di marketing più che tecniche, ma che ha dimostrato di poter ancora fare la differenza ed è uscito, esausto, tra i meritatissimi applausi. E quello di Vincenzo Montella, che oggi rischiava una porzione non trascurabile del suo incerto futuro sulla panchina viola, che è comunque ancora tutto da scrivere.

Resta l’amaro in bocca per non aver portato casa il risultato pieno, ma anche la soddisfazione per una prestazione che lascia ben sperare per il futuro; anche a dispetto della statistica, che restituisce il dato impietoso di una squadra che, nell’anno solare, non ha ancora mai vinto una partita in casa. I tifosi, con i loro 27.000 abbonamenti sottoscritti, hanno mostrato di credere al progetto del nuovo presidente Commisso: l’entusiasmo in città non manca, si aspettano solo i gol, magari del nuovo centravanti di cui si dice un gran bene, il brasiliano Pedro, che un infortunio ha dirottato la sua carriera dal Real Madrid a Firenze. A volte eventi sfortunati aprono la strada a nuove, inaspettate opportunità…