Il mese di aprile significa Grand Prix of Long Beach, e anche nel 2022 la serie IMSA accompagna la IndyCar. Il sabato pomeriggio della città californiana è all’insegna dell’endurance, della Cadillac e di Sebastien Bourdais. Il francese, accompagnato da Renger Van Der Zande, è autore di una bella rimonta dopo aver dominato le qualifiche. Corvette manca il successo in GTD Pro, mentre la BMW è grande protagonista in GTD.
IMSA 2022: cosa succede a Long Beach?
Bourdais domina la prima parte di una gara che è la più corta della stagione, soli 100 minuti. Ma una collisione con la Porsche GTD di Kyle Washington rovina i piani dell’ex di F1. Costretto ad una sosta imprevista, “Seabass” e Vn Der Zande precipitano ultimi di classe. Ha inizio una bella rimonta che li porta a battagliare per il podio già dopo 20 giri. Seb, a colpi di giri veloci, raggiunge la vetta dopo appena 24 tornate, vetta che in quel momento è occupata da Alex Lynn. L’inglese, assieme ad Earl Bamber, sono compagni di squadra di Bourdais. Quest’ultimo approfitta di un’incertezza di Lynn in un doppiaggio per riprendersi il comando, per non lasciarlo più. Comunque, il duo anglo-neozelandese finisce secondo mantenendo la testa del campionato, grazie anche al successo di Sebring dello scorso marzo. Il gradino più basso del podio è conteso da una battaglia accesissima. Nell’ultimo quarto d’ora una caution ricompatta le file, con le Cadillac di Action Express e JDC-Miller in piena lotta, con la sola Acura Meyer Shank a contrastarle. Pipo Derani prende il volante da Tristan Nunez dopo la sosta, e attacca Oliver Jarvis al tornantino nei minuti finali. Entrambi si toccano e finiscono larghi, aprendo la strada alla Caddy di Richard Westbrook e Tristan Vautier. Questi ultimi sono ora secondi in campionato, con soli tre punti di distacco da Lynn e Bamber.
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Corvette, occasione persa in GTD Pro
La classe GTD Pro ci restituisce una Corvette finalmente competitiva. Aggiustata grazie al BoP, la C8R di Antonio Garcia e Jordan Taylor domina la prima parte di gara, ma poi al pit stop avviene il disastro. Durante il cambio gomme, un meccanico perde il dado di fissaggio, che va a finire nel radiatore della Porsche del Pfaff Racing. La vettura del team canadese è costretta al ritiro, mentre la Vette si becca un drive through per aver perso parte dell’equipaggiamento. La vittoria passa nelle mani dell’Aston Martin della Heart fo Racing, con al volante Ross Gunn e Alex Riberas. La coppia anglo-catalana respinge gli attacchi della Lexus Vasser-Sullivan di Ben Barnicoat e Jack Hawksworth, sempre minacciosa ad ogni restart. L’altra Aston Martin, sempre della Heart of Racing, si schianta nel bel mezzo dell’azione con al volante Maxime Martin, innescando una delle caution della giornata. La BMW del team Rahal commette ogni sbaglio possibile. Dopo aver perso il tempo in qualifica per non aver rispettato il limite massimo di giri motore, Connor DePhilippi rimonta bene, ma al pit stop viene azionato per errore il sistema di apertura d’emergenza delle portiere. John Edwards, che prende il volante da DePhilippi, riesce a richiuderla, ma la sua mossa costa al team un drive through: la vettura al box non deve essere toccata da più di cinque persone. E siccome le disgrazie non vengono mai sole, al restart devono pure partire dal fondo, perché DePhilippi ha superato il limite massimo per il turno di guida. La casa dell’elica si consola con la vittoria nella classe GTD, dominata dall’inizio alla fine dal Paul Miller Racing. Bryan Sellers e Madison Snow conducono le operazioni senza troppi problemi, con la Acura del Gradient Racing a fungere da primo avversario, seppur a debita distanza.