La Indianapolis 500 2020 parla giapponese, un’altra volta. Takuma Sato vince per la seconda volta in carriera la gara delle gare, la corsa che vale un campionato. Seconda vittoria anche per il suo team owner, Bobby Rahal, già trionfatore nel 2004 con Buddy Rice. Rahal ha vinto anche da pilota, nell’ormai lontano 1986.
Sato beffa Scott Dixon, il quale ha dominato l’intero pomeriggio con 111 giri in testa. Il termine beffa è quello corretto, perché Scott non ha spinto troppo per superare il rivale. Era convinto che sarebbe rimasto a secco!
La giornata trionfale del team Rahal si completa con il terzo posto di Graham Rahal, figlio di Bobby, e pilota di punta del team. Rahal jr precede un ottimo Santino Ferrucci e Josef Newgarden, che salva la giornata ad un disastroso Team Penske.
Infatti, tutte le altre vetture del super team di Capitain Roger sono fuori dalla top ten. Helio Castroneves, tre vittorie all’attivo, è undicesimo, Will Power è 14esimo. Simon Pagenaud è addirittura 22esimo e staccato di un giro!
Appena davanti a Pagenaud, vincitore dell’anno scorso, troviamo Fernando Alonso. L’asturiano ha decisamente deluso rispetto alle premesse della vigilia. Dopo una qualifica insufficiente, conclusa con il 26esimo tempo, il due volte campione del mondo non ha mai risalito la classifica, finendo 21esimo. E doppiato anche lui.
Delude anche Marco Andretti, solo 13esimo. Il nipote d’arte aveva acceso le speranze con una pole super, ma paga una scelta di assetti troppo conservativa. La “maledizione degli Andretti” continua anche quest’anno.
Patricio O’Ward, James Hinchcliffe, Colton Herta, Jack Harvey e Ryan Hunter-Reay completano la top ten.
La cronaca della Indianapolis 500 2020
La bandiera verde sventola alle 13 locali, in un’atmosfera surreale. Le immense tribune, capaci di accogliere anche 350 mila persone, sono completamente vuote, per motivi sanitari.
Al via Marco Andretti perde sia la prima che la seconda posizione. Con una manovra all’esterno, Dixon passa in testa, con Sato che si propone già come primo inseguitore. Rinus VeeKay fa una partenza sprint, ed è quinto dopo il primo giro! Niente male per un rookie.
Finisce subito la gara di Ed Carpenter, che deve rientrare ai box con la macchina danneggiata. Il pilota-team manager lamenta di essere stato spedito a muro da Zach Veach, ma la direzione gara non interviene.
Al giro 6 la prima caution. James Davison si deve fermare per l’improvvisa rottura di un disco freno. Molti piloti delle retrovie, tra cui Power e Alonso decidono di anticipare la sosta ai box, sperando che le gomme nuove gli aiutino a risalire la china.
Al restart del giro 12, VeeKay perde due posizioni, a vantaggio di Hinchcliffe e di Alexander Rossi. Il californiano è vincitore dell’edizione 2016, e ci tiene a fare il bis. La bagarre è però destinata a durare poco.
Infatti, al giro 26 rispunta la bandiera gialla, questa volta per Marcus Ericsson. L’ex di F1 picchia il muretto esterno in curva 1, fermandosi in curva 2. L’episodio spinge questa volta i leader ad entrare ai box.
Askew è il più rapido a rientrare in pista, davanti a Pagenaud e Power. Hunter-Reay è protagonista di una sosta molto lenta, che lo porta a perdere numerose posizioni.
Al restart Pagenaud si mangia vivo Askew e passa in testa, mentre Dixon si mette comodamente in sesta posizione. La situazione rimane tranquilla fino al ciclo di pit stop in regime di bandiera verde, che inizia al giro 60. Al termine, Dixon riprende la testa della corsa.
Marco Andretti è uno dei primi a pittare. La configurazione “ad alto carico” non sta funzionando, ed il pilota lamenta forte sottosterzo.
VeeKay sbaglia completamente l’ingresso nella piazzola, urtando il muretto e colpendo un paio dei suoi meccanici (che non si fanno male, fortunatamente). Dulcis in fundo, fa spegnere il motore alla partenza. Tutto questo casino gli costa pure uno stop&go!
Tutto procede tranquillo fino al giro 83, quando rispunta la caution. Dalton Kellett tenta maldestramente di sorpassare Ben Hanley, ma va lungo e sbatte in curva 2. Si riparte al giro 93, o meglio, si vorrebbe ripartire. Perché, poco prima di arrivare al traguardo, Conor Daly si gira nel tentativo di passare Alex Paolu. Askew rallenta molto per evitare un tamponamento, salvo partire per la tangente e colpire il muretto interno abbastanza violentemente. Il pilota della Florida scende con l’assistenza dei commissari, ma sta bene.
Il restart è rinviato al giro 101. Dixon rimane in testa, mentre Rossi sorpassa Sato e si porta in seconda posizione. Taku perde anche la terza posizione, a favore di O’Ward.
I primi due cominciano a sorpassarsi a vicenda, ma non per guadagnare la vetta. Anzi, al contrario: nessuno dei due vuole stare davanti, per non rovinare la strategia di fuel saving. La melina prosegue fino al giro 122, quando riemerge la bandiera gialla per l’incidente di Palou.
Quasi tutti rientrano ai box. Rossi viene fatto ripartire troppo presto dalla piazzola, e rischia il contatto con Sato. La direzione gara punisce il numero 27 per “unsafe release”: Rossi dovrà ripartire dal fondo dello schieramento.
Alla ripartenza, Felix Rosenqvist è davanti a tutti, non essendosi fermato. Lo farà qualche giro dopo, cedendo il testimone al compagno di team Dixon. Sato passa Rahal ed è secondo, a poca distanza dal leader. Si continua così fino al giro 141, quando Rossi pone fine alla sua giornata disgraziata picchiando il muretto di curva 2.
Dopo l’ennesimo restart, Sato sorpassa Dixon al giro 154, prendendo la leadership per la prima volta. Scott non cerca subito la replica, agendo di conserva: il pilota ed il team Ganassi sono convinti che Takuma non abbia abbastanza etanolo per finire la gara. Il neozelandese si mantiene a distanza ravvicinata, convinto del prossimo collasso del rivale.
Le cose, però, stanno diversamente. A cinque giri dalla fine, si decide la gara, Spencer Pigot perde il controllo della Dallara in pieno rettilineo, sbattendo contro la barriera che separa il muretto della pitlane dal rettilineo principale. Il botto è violentissimo, al punto da disintegrare la macchina. Parte della vettura rimbalza in pista. Pigot ne esce illeso, ma la caution è inevitabile.
La gara finisce dietro la pace car. Le previsioni di Dixon si rivelano sbagliate, e Sato può festeggiare il secondo successo in carriera alla Indianapolis 500. E il Giappone si prepara la grande festa per lo storico doppio trionfo del figliol prodigo.
La classifica di gara è scaricabile a questo link.