“Back Home again in Indiana” è la canzone che da sempre accompagna il pre gara della 500 miglia di Indianapolis. Ma è anche l’intro perfetta per un sogno nel cassetto di Roger Penske, quello di riportare a Indy la F1. Ne ha parlato recentemente in una breve intervista, una delle tante da quando ha rilevato la proprietà dello Speedway. Da gennaio 2020, il “Capitano” ha acquisito dalla famiglia Hulman il catino più famoso del mondo nonché il campionato IndyCar, che sta rifondando a piccoli passi.
Penske rivuole la F1 a Indy?
Roger vuole cavalcare l’onda dell’americanizzazione della massima formula (voluta dai nuovi padroni, americani, di Liberty Media) per riproporre il suo circuito come tappa del mondiale. Nel 2022 il circus farà tappa due volte negli States, con Miami che andrà a fare compagnia all’ormai tradizionale appuntamento di Austin. Ma ci sono alcuni ostacoli da superare, e questo Penske lo sa bene. “Ovviamente il pubblico della Formula 1 e quello della IndyCar sono molto diversi“, ha detto “The Capitain”, “ma ogni anno tantissimi tifosi arrivano dall’estero per assistere al Gran Premio degli Stati Uniti. Dal prossimo anno avremo anche Miami e sono sicuro che sarà fantastico. Mi auguro di poter riabbracciare la Formula 1 a Indianapolis, che è un circuito certificato dalla FIA. L’ultima volta ci furono problemi di gomme, ma è passato tanto tempo, quindi mai dire mai“.
Roger fa riferimento all’infausta edizione del 2005, in cui i team gommati Michelin non disputarono la gara per problemi di cedimento apparsi durante le prove. La corsa fu un’autentica farsa, che fece arrabbiare tutti. La Michelin fu poi costretta a rimborsare i biglietti agli spettatori, ma la verità è che l’intero ambiente fece una brutta figura. Le cose, naturalmente, sono cambiate, ma quanto è rimasto di quel brutto ricordo? E soprattutto, la F1 ha davvero intenzione di correre tre Gran Premi solo negli Stati Uniti? Qualcosa ci dice che la strada di Penske si farà in salita, ma se c’è qualcuno che può scalare la montagna, è proprio lui.
Roger Penske, la parola al “Capitano”