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Lazio tra alti e bassi: i due profili dei biancocelesti

Lazio tra alti e bassi. Eh sì è proprio il caso di dirlo. Sicuramente chi segue la Serie A si sarà reso conto dei livelli raggiunti dai biancocelesti prima della pandemia e di quelli toccati dopo lo stop del campionato. Esatto perchè se si dovesse pensare all’anno scorso, ovviamente prima della pausa dovuta al Covid, ci apparirebbe una Lazio fresca, competitiva e in lotta per lo scudetto. Se invece ci si concentra sulla stagione in corso, le sensazioni sono sicuramente diverse. Io cerco di fare il punto della situazione e di capire come da prima sia finita settima in classifica, pur cambiando pochi aspetti.


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Lazio tra alti e bassi, cos’è successo ai biancocelesti?

La precisa risposta a questa domanda non ce l’ha nessuno. L’unica cosa che è chiara, anzi cristallina, è che la Lazio non è più quella che si vedeva giocare prima dello stop per la pandemia. Ma cos’è successo alla squadra? In fin dei conti la rosa è sempre rimasta la stessa, anzi durante il mercato estivo, il club capitolino ha effettuato diversi acquisti. Che si siano rivelati utili o meno, è tutto un altro discorso. L’assetto però non è cambiato rispetto alla stagione 2019/20 quando i biancocelesti stavano facendo sognare i tifosi. A dirigerli sempre mister Inzaghi, coppia d’attacco Immobile e Correa con alle spalle Luis Alberto. Il centrocampo forte di Milinkovic e Leiva, la difesa diretta da Acerbi e controllata da Strakosha (sostituito poi da Reina). Il modulo, l’immancabile 3-5-2, migliore amico di Inzaghi. Se è quindi tutto rimasto immutato, cos’è successo ai biancocelesti?

È l’atteggiamento che fa la differenza

In tanti dicono che si sia chiuso un ciclo e che in realtà i risultati collezionati finora non siano così negativi. Io però mi vorrei concentrare su di un altro punto. L’atteggiamento. Sì, perchè l’intenzione con la quale la Lazio entrava in campo prima dello stop del campionato, era giusta, era vincente. Massimiliano Allegri una volta durante una conferenza disse che in campo bisogna essere cinici: “Se la preda sta per morire bisogna finirla, non farsi impietosire”. La Juve forte di questa mentalità ha infatti vinto 9 scudetti consecutivi. Anche la Lazio scendeva in campo così e infatti aveva messo in difficoltà la classifica dei bianconeri che vedevano alle spalle una nuova minaccia.

Poi però tutto è cambiato. La squadra di Inzaghi è tornata in campo scarica, quasi stanca e anche se quest’anno ha ottenuto risultati importanti, come la qualificazione agli ottavi di Champions, non è di certo l’undici che azzannava le porte avversarie. Io continuo a credere che sia la giusta intenzione che è venuta a mancare, ma come scrivevo all’inizio la risposta esatta non ce l’ha nessuno. Ovviamente rimane il rammarico e anche un po’ il dispiacere di essere stati considerati grandi solo per un anno e adesso di essere tornati la formazione che di grande può permettersi solo i sogni. Nonostante in squadra sia presente la Scarpa d’Oro e sia il gruppo che negli ultimi anni dopo la Juve, si è ritagliato più soddisfazioni.