L’Inter ha il 5 maggio, il Milan la «Fatal Verona», la Roma il Lecce. Ogni squadra, aldilà dei trionfi, ha delle date o delle avversarie che rievocano tristi ricordi in termini sportivi. Anche la Juventus ha un match e un giorno in particolare che rievoca uno scudetto scivolato via sotto la pioggia e consegnato di fatto alla diretta rivale di quel periodo, la Lazio del presidente Cragnotti. È infatti il 14 maggio 2000 quando la compagine bianconera affonda nel diluvio di Perugia, perde in seguito ad una rete di Alessandro Calori e dà il via alla festa laziale che può così celebrare il secondo tricolore della sua storia. Perugia-Juventus, quindi, è diventata inevitabilmente la gara «maledetta» per tutto l’ambiente juventino.
Tutto avviene nell’ultima giornata della Serie A 1999/2000 quando, al termine di una bellissima rimonta, la Lazio allenata da Eriksson è al secondo posto in classifica con due punti di svantaggio dalla capolista, la Juventus di Carlo Ancelotti. La squadra torinese ha dominato il campionato almeno fino allo sbocciare della primavera, quando Zidane e compagni hanno cominciato ad avere delle battute a vuoto che hanno permesso ai biancocelesti capitolini di rosicchiare punti fino a giocarsi tutto nell’atto conclusivo della competizione. Il clima non è dei migliori, anche perché la settimana precedente c’erano state infuocate polemiche per una presunta svista arbitrale che aveva consentito ai piemontesi di battere il Parma.
La Juventus alla penultima giornata era in passata in vantaggio sui gialloblu per 1-0. Nelle battute conclusive della partita, Fabio Cannavaro (a quell’epoca in forze ai ducali) aveva segnato il goal del pareggio che però era stato annullato per un’infrazione nell’area avversaria che aveva lasciato non pochi dubbi. La decisione arbitrale era stata contestata soprattutto dalla Lazio che, se la sfida di Torino fosse finita in parità, avrebbe agganciato proprio gli uomini di Ancelotti in vetta alla classifica. Invece si era rimasti con la Juve in testa a quota 71 punti, seguita dalla Lazio a 69 e con poche speranze (sulla carta) di conquistare il tricolore perché nel turno successivo la formazione torinese avrebbe avuto un match «agevole»: Perugia-Juventus.
Perugia-Juventus: i bianconeri sorpresi dalla pioggia e da Calori
L’ultima giornata della Serie A 1999/2000 prevede per il 14 maggio 2000 lo scontro a distanza tra Juventus e Lazio. In realtà non ci si attende grosse sorprese. La capolista deve vedersela col Perugia in trasferta, mentre la squadra romana attende la Reggina all’Olimpico. Le due avversarie di turno sono ormai salve e non hanno più nulla da chiedere al campionato, dunque si prevedono due affermazioni per le prime della classe e scudetto alla Juve. Qualcuno però ricorda un curioso precedente proprio in terra umbra: nel 1976, la Vecchia Signora aveva perso con una rete del centrocampista Renato Curi e al fulmicotone il titolo di campione d’Italia era andato al Torino.
Tornando al 2000, le due gare iniziano alle ore 15. La Lazio non ha problemi: con due calci di rigore siglati da Simone Inzaghi e Veron si porta subito sul 2-0 nei confronti della Reggina. La Juventus invece sembra un po’ in affanno, poco pericolosa e imbrigliata dalla sagacia tattica di Carletto Mazzone. Al termine del primo tempo, dunque, il risultato è bloccato sullo 0-0. Se le due gare finissero così, per il regolamento di allora si andrebbe allo spareggio scudetto.
Ma è nel secondo tempo che si verifica il clamoroso colpo di scena. All’improvviso sul capoluogo umbro comincia a diluviare e il campo, completamente zuppo d’acqua, è impraticabile. La gara viene temporaneamente sospesa e, per garantire la contemporaneità, nemmeno a Roma si ricomincia a giocare. L’arbitro Pierluigi Collina si confronta con i due capitani, Antonio Conte e Renato Olive: la Juventus si dice favorevole a rimandare il confronto di circa tre giorni, ma il direttore di gara, in base al regolamento, decide di attendere che la situazione meteo migliori per riprendere la sfida. Intanto, dopo circa 15 minuti di attesa, Lazio-Reggina riprende.
L’incontro dell’Olimpico ormai non desta alcun interesse sotto il profilo del risultato, poiché i padroni di casa sono in pieno controllo: c’è il tempo per il terzo goal di Simeone e per la standing-ovation da tributare a Roberto Mancini che conclude la sua carriera in biancoceleste. Tutti però attendono novità dall’Umbria. Siccome il nubifragio si è placato, intorno alle ore 17:12 Collina dà il via libera al secondo tempo di Perugia-Juventus.
La Juventus però sembra aver accusato il colpo, è distratta, e dopo appena quattro minuti arriva l’episodio inatteso: sugli sviluppi di un calcio di punizione dalla tre quarti, il difensore Alessandro Calori raccoglie e stoppa il pallone dopo una maldestra respinta della difesa bianconera, quindi fa partire un tiro di destro dalla distanza che sorprende il portiere Van der Sar e porta clamorosamente il Perugia in vantaggio.
Mentre l’ambiente juventino è incredulo, quello laziale è già in festa. Nonostante ciò, a Roma si predica calma perché in molti temono la pronta reazione della squadra di Ancelotti che ha tutte le carte giuste per ribaltare il risultato. La capolista però dimostra di aver accusato il colpo dell’inattesa rete di Calori e non riesce a rendersi realmente pericolosa dalle parti del portiere avversario. Inoltre, dopo l’espulsione di Zambrotta per doppio giallo, deve cercare la rimonta in dieci uomini. Carlo Ancelotti rompe gli indugi e va all’assalto con ben cinque uomini di attacco: Zidane, Del Piero, Filippo Inzaghi, Kovacevic e Esnaider. Ma non c’è nulla da fare.
Il Napoli di Maradona il 10 maggio 1987 vince il primo scudetto della sua storia
Alle ore 18:04 del 14 maggio 2000 al Renato Curi arriva il triplice fischio dell’arbitro Collina: Perugia-Juventus finisce 1-0, la Lazio completa il sorpasso in testa alla classifica e vince il secondo scudetto della sua storia. A Roma è tripudio per i biancocelesti di Eriksson, con alcuni giocatori che corrono anche sugli spalti per festeggiare insieme ai tifosi. La celebrazione vera e propria del tricolore avviene nella serata al Circo Massimo, dove Alessandro Nesta e compagni vengono accolti da un bagno di folla di 300mila persone.