Giampaolo Ricci, quando la determinazione è esempio
Shhh…non c’è bisogno di urlarlo…shhh, non è coming-out ma chi, a qualunque età, non si è trovato in un campetto ed alzando la parabola verso canestro, non ha immaginato la folla, con il fiato sospeso, ad attendere l’esito del tiro che, se centrato, faceva esplodere un palazzetto ed i cronisti esaltati che pronunciano senza freni il nostro cognome? E’ il bello dello sport, è il Sogno che lo sport ci regala, la capacità di trasportarci, almeno per un attimo, in mondo diverso che ci vede come protagonisti.
L’alchimia di una squadra
Spendiamo tempo, spendiamo soldi, spendiamo emozioni a seguire la nostra passione rappresentata da giocatori e squadre che amiamo; e, le squadre, sono formati da talenti disumani capaci di gesta impensabili ma anche da atleti che sono la vera spina dorsale di un team. Giampaolo “Pippo” Ricci è uno di questi. Giampaolo Ricci è il nostro sogno che diventa realtà.
I primi passi
Pippo parte dalla dura realtà di un adolescente che si trova lontano da casa ad inseguire il futuro, con la speranza che sia nella pallacanestro ma non dimenticando il paracadute dello studio. Nato a Roma ma abruzzese da sempre, si trasferisce nella capitale, nel “college” della Stella Azzurra, fucina di cestisti di livello. Sacrifica l’adolescenza tra allenamenti, sconforti e libri di scuola. “I miei hanno fatto tanti sacrifici, non potevo non andare bene a scuola” ma se i suoi compagni vanno a fare festa, lui è costretto a dire no per allenarsi.
Finite le scuole dell’obbligo, cominciano le lunghe trafile nelle serie minori, con il primo contratto nell’ancora più lontana terra lombarda, a CasalPusterlengo, dove rimane quattro anni prima di approdare, in A2, nella più ambiziosa Verona. Ricci, come al solito, si fa amare dal pubblico per la sua dedizione fin quando viene cercato da Cremona, appena retrocessa dalla serie maggiore. Il destino vuole che la società venga ripescata in serie A1 e Ricci, improvvisamente, si ritrova a competere con i migliori.
Il professionismo
Ad allenarlo, Coach Meo Sacchetti, istituzione del basket italiano e prossimo (ai tempi) allenatore della nazionale. Giampaolo non si perde nell’ebbra sensazione dell’essere arrivato ma continua ad allenarsi, con la determinazione che lo ha sempre contraddistinto, fino a ritagliarsi uno spazio importante nel minutaggio della Vanoli. E’ solido, senza troppi fronzoli, ma con una costanza ed una razionalità con pochi eguali. Per il pubblico è una sicurezza, per il Coach è una certezza e per la società è un investimento sicuro.
Le vittorie
Il culmine lo raggiunge, nel febbraio scorso, con la conquista della Coppa Italia e con la convocazione in nazionale. Intervistato, pochi giorni dopo da Basketmaniacs, Giampaolo, pur essendo estasiato dalle vittorie,continua ad avere una spontanea umiltà che conquista chi lo ascolta. La sua spontaneità lo porta ad ammirare il suo passato fatto di sacrifici ed è palese l’idea che, nel futuro, se ancora vorrà provare quelle emozioni, dovrà sudare, sudare e ancora sudare.
Il salto nel buio
Nell’estate, nonostante molti scetticismi, abbandona Cremona per provare l’avventura alla Virtus Bologna, società storica dalle rinnovate ambizioni nonché città dell’Università che, con buoni risultati, ancora il nostro Ricci frequenta. Gli esperti e non solo, si chiedono chi glielo abbia fatto fare, prevedendo che giocherà pochi minuti e potrebbe essere inghiottito dalle troppe stelle che la Virtus annovera. Solo qualche sporadica pecora nera azzarda un’ipotesi che lo vede in campo più delle aspettative perché un allenatore come Djordevjc non potrà che apprezzare la dedizione e l’agonismo che un giocatore come Pippo può mettere.
In questa stagione
Siamo a febbraio e le stats di Ricci dicono che abbia giocato, in campionato, una media di 23,8 minuti, con 9.2 punti (52,9% 2PT e 43,8% 3PT), 4,9 rimbalzi e poco meno di 2 assist a partita. Ciò che a detta di molti doveva seppellirlo, in realtà lo ha elevato. Come sempre, nella sua storia, la differenza l’ha fatta la determinazione e l’abnegazione. Senza contare la nazionale dove, in queste ultime due partite sperimentali, ha divertito più che nei mondiali. Senza stelle, gli azzurri, hanno giocato con tanta grinta e Ricci ne è stato trascinatore.
Lui e il nostro Sogno
Perchè, checchè se ne dica, tra noi al campetto che sognavamo il tiro dell’estasi della folla e lui che la folla in estasi la manda, la differenza l’ha fatta la voglia di crederci. Lui ci ha creduto. Lui ha lottato. Lui si è sacrificato. Lui ci è riuscito e lui è un pò tutti noi!