Roberto Baggio è stato senza ombra di dubbio uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. Il suo nome non è legato esclusivamente ad una squadra e non è mai risultato inviso ai tifosi avversari: l’ex fantasista è sempre stato il simbolo del calcio italiano, talento cristallino e una genuinità che ne hanno fatto l’idolo di tutti gli appassionati e addetti ai lavori. E per questo motivo il 16 maggio 2004, quando a pochi minuti dal termine di Milan-Brescia ha lasciato il campo, tutto lo stadio di San Siro si è alzato in piedi per tributare il giusto omaggio al Divin Codino, nonostante indossasse la maglia del Brescia, rivale di turno della squadra di casa. È stato un momento di grande emozione in cui un po’ tutti si sono uniti alla standing ovation del Meazza per onorare al meglio il ritiro di un autentico fuoriclasse.
L’ultima partita disputata da Roberto Baggio è Milan-Brescia, valida per il turno conclusivo della Serie A 2003-2004. Si tratta di un match nel quale, di fatto, non vi è più nulla in palio: i rossoneri hanno già conquistato matematicamente lo scudetto, mentre i bresciani hanno ampiamente agguantato la salvezza. Dunque, tutti gli occhi sono puntati proprio sul numero 10 delle Rondinelle, in un ambiente sereno e gioioso che, però, non riesce a nascondere un pizzico di tristezza perché ci si prepara ormai a vedere per l’ultima volta in campo il fuoriclasse di Caldogno.
Il risultato finale di quel Milan-Brescia è 4-2, con le reti rossonere di Tomasson, Shevchenko, Rui Costa e Kakà. Siccome non vi sono obiettivi concreti da raggiungere, i tifosi della compagine milanese attendono con trepidazione un goal di un giocatore del Brescia, proprio di Roberto Baggio, affinché possano festeggiarlo al meglio dopo l’ennesima prodezza di una carriera da incorniciare. Il campione veneto, in effetti, ci va molto vicino intorno alla conclusione del primo tempo, quando su calcio di punizione colpisce il palo alla destra di Abbiati. Nonostante ciò, il trequartista delle Rondinelle riesce comunque a mettere la firma sul match, consegnando a Matuzalem l’assist per la sua doppietta personale. Ma il momento che tutti attendevano arriva a pochi minuti dal triplice fischio dell’arbitro.
Milan-Brescia, minuto 84: tutti in piedi per Roberto Baggio
L’allora tecnico del Brescia, Gianni De Biasi, all’84° minuto della gara del 16 maggio 2004 richiama in panchina Roberto Baggio. È la mossa giusta per far sì che la leggenda del calcio italiano possa concedersi la sua passerella di addio, e subito parte la standing-ovation di tutto lo stadio di San Siro. Lui è emozionato e commosso, ma sa di non poter fare altrimenti: ha 37 anni, ma soprattutto il suo fisico è provato da una serie di infortuni alle ginocchia che ne hanno influenzato una carriera che forse sarebbe potuta diventare ancor più stellare.
Roberto Baggio: l’uomo diventato sentimento
Paolo Maldini – altra icona del calcio – non resiste e attraversa quasi tutto il campo per abbracciarlo e ringraziarlo. Da quel momento, di fronte agli applausi del Meazza, sono in tanti a voler salutare Baggio: dai compagni di squadra del Brescia agli avversari, passando addirittura per fotografi e funzionari della sicurezza. Del resto è così, il Divin Codino è patrimonio calcistico di tutti, nella sua lunga esperienza professionale ha indossato le maglie di Vicenza, Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna, Inter e Brescia e non si è mai tirato indietro, collezionando in totale 278 reti in 604 presenze.
Nonostante non sia riuscito a vincere il campionato del mondo, per anni Roberto Baggio è stato – tra gioie e dolori – l’emblema della Nazionale. Quando ha preso parte ad europei e mondiali ha sempre lasciato il segno: dalle Notti Magiche di Italia ’90 passando per il torneo americano quando ha trascinato la squadra di Sacchi in finale, sbagliando poi quel maledetto calcio di rigore proprio contro il Brasile. Tutti lo hanno amato e accolto con affetto, forse perché siamo di fronte ad un calciatore che non solo in campo è stato un vero genio, ma anche ad un uomo spontaneo e sincero, una genuinità che in alcuni casi lo ha portato ad avere screzi con alcuni allenatori e che forse gli ha impedito di avere un palmarès ancora più sontuoso. Ma comunque è diventato una vera istituzione del calcio e di tutti i tifosi italiani, e il tributo riservatogli da San Siro in quel 16 maggio 2004 ne è la dimostrazione lampante.