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Spogliatoi chiusi: lo sport Usa si difende dal coronavirus

Dalle porte chiuse agli spogliatoi chiusi. L’epidemia di coronavirus è arrivata purtroppo anche negli Stati Uniti e, di conseguenza, pure il mondo dello sport sta prendendo dei provvedimenti per cercare di ridurre i rischi di contagio. E così le quattro principali leghe professionistiche di basket, hockey, calcio e baseball hanno deciso di limitare gli accessi agli spogliatoi. Tutto ciò mentre finora in Usa si contano più di 700 persone positive al Covid-19 e 26 decessi, con Texas, California e New York che hanno già dichiarato lo stato di emergenza per correre al più presto ai ripari. Le federazioni di NBA, MLB, MLS e NHL hanno diramato un comunicato congiunto nel quale hanno dichiarato che, dopo essersi consultate con esperti di salute pubblica, e tenendo conto dei rischi che si corrono in questa fase di emergenza sanitaria per i contatti ravvicinati che si possono avere prima e dopo le partite, si è ritenuto opportuno limitare l’ingresso negli spogliatoi soltanto ad atleti e addetti ai lavori, almeno fino a quando non arriveranno ulteriori disposizioni. I giornalisti, dunque, potranno accedere soltanto alle sale predisposte per le interviste. Questi provvedimenti temporanei sono entrati in vigore a partire dal 10 marzo, e per adesso i vertici dello sport statunitense non hanno comunicato fino a quando andranno avanti, garantendo al contempo un continuo monitoraggio della situazione ed eventuali nuove misure qualora dovesse rendersi necessario per la tutela della salute di sportivi e dipendenti delle varie società.

Spogliatoi chiusi ed eventi sportivi cancellati negli States

La restrizione alle norme d’accesso agli spogliatoi rappresenta una rivoluzione (obbligata in questo caso) per lo sport americano. Infatti, a differenza di quanto siamo abituati a vedere ad esempio in Italia, negli Stati Uniti il rapporto fra atleti e giornalisti è molto stretto per fornire al pubblico un contatto costante con i loro beniamini. Nel campionato NBA, ai cronisti è sempre stata permessa la presenza negli spogliatoi per ben 30 minuti fino a 45 minuti dall’inizio di ogni gara, e poi a partire dai 20 minuti dopo la fine dei match. Dopo aver preso visione del comunicato delle quattro principali leghe professionistiche degli States, la PBWA (associazione formata dai giornalisti che puntualmente seguono il basket Usa) ha a sua volta divulgato una nota di risposta nella quale ha avallato la decisione di tenere gli spogliatoi chiusi in questo periodo perché: «Il coronavirus è una minaccia seria per la salute di tutti». Subito dopo è stato ribadito quanto resta comunque importante l’accesso dei cronisti a questi ambienti perché garantisce un contatto veritiero con gli sportivi e quindi articoli più approfonditi e informativi per i lettori. Intanto, oltre agli spogliatoi chiusi, il mondo dello sport americano sta prendendo altri provvedimenti restrittivi per tutelarsi dall’emergenza coronavirus. Come sta accadendo anche negli altri Paesi minacciati dalla pericolosa avanzata del Covid-19, anche oltreoceano si stanno cancellando o rinviando diverse manifestazioni sportive. Innanzitutto è stato annullato l’Indian Wells di tennis, e siccome in California sono stati vietati almeno fino alla fine di marzo gli eventi con più di mille persone, le gare dei San José Sharks di NHL, di San José Earthquakes di MLS e quelle della competizione femminile di college dell’Università di Stanford dovrebbero tenersi a porte chiuse. Per quanto riguarda l’NBA, si stanno tenendo diverse riunioni e confronti in conference-call per decidere sul da farsi. Si cercherà di andare avanti anche in questo caso senza pubblico. Purtroppo ciò vorrà dire ingenti perdite economiche per le varie squadre, ma almeno si cercherà di non bloccare la stagione agonistica. Intanto ai cestisti viene puntualmente consigliato di seguire scrupolosamente tutte le regole per ridurre i rischi di contagio, come ad esempio quella che vieta di raccogliere oggetti dalle mani dei tifosi. C.J. McCollum, giocatore di Portland, ha avvisato che fino al termine dell’emergenza non firmerà più autografi, e pure i Los Angeles Clippers hanno deciso di seguire questo comportamento.

Mezza maratona New York annullata per l’emergenza virus