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SuperGT, gran turismo al wasabi

Con la gara di Motegi di domenica scorsa, si è conclusa la stagione 2019 del SuperGT. La ricetta della massima serie giapponese è semplice: mettete insieme tre marchi come Honda, Lexus/Toyota e Nissan, aggiungete una platea di piloti locali, condite con superstar del calibro di Jenson Button, mescolate bene e…il sushi è servito!

Una breve guida

Il SuperGT è diviso in due classi, GT500 e GT300. Le due categorie si differenziano per la potenza massima ammessa (500 Cv per la prima, 300 per la seconda), e per la tipologia di vetture impiegata.

La GT500 da quest’anno ha introdotto la nuova “Class One”, concepita per uniformare le loro prestazioni a quelle del DTM. Le vetture hanno l’aspetto di modelli stradali, ma in verità sono dei veri e propri prototipi da gara, seguendo la filosofia delle cosiddette “silhouette”. Sulla parte anteriore si monta un quattro cilindri turbo 2 litri, con trazione sulle ruote posteriori. I tre marchi impegnati hanno adottato i propri modelli sportivi più iconici, come la NSX per la Honda e la GT-R per la Nissan. Lexus ha partecipato per l’ultima volta con la LC500: nel 2020 debutterà la nuova Toyota Supra.

GT500

La classe GT300 adottava in passato delle silhouette assomiglianti addirittura a berline di grande serie, o autentici prototipi “stradalizzati” come la Mooncraft Shiden derivata da un prototipo Riley americano. Negli ultimi anni, però, si sono imposte le FIA GT3, portando in pista una grande varietà di marchi. Case come Audi, Lamborghini, Porsche, Aston Martin, BMW, Mercedes, McLaren e Bentley schierano almeno una vettura a testa. Le tre major nipponiche hanno reagito, pensionando i loro prototipi spesso originali (come la Prius apr a motore V6!) per schierare anche loro le GT3. Chi, invece, è rimasto fedele alla formula originale, può contenere i costi adottando il “Mother Chassis“, una piattaforma universale sviluppata dalla Dome Engineering. Con questa soluzione troviamo una Lotus Evora, una Toyota Gt86 privata e la Subaru BRZ gestita direttamente dalla casa madre, equipaggiata con il leggendario boxer 4 cilindri turbo.

GT300

Il format delle gare è di tipo endurance, con gare di lunghezza variabile (tra i 250 e i 600 Km) ed equipaggi di due o tre piloti. La GT500 è per i professionisti, la GT300 è aperta ai gentlemen.

Com’è andata nel 2019

La stagione 2019 si articola su otto gare, su tracciati come Suzuka, Sugo, Autopolis, Fuji Speedway, Okayama e Motegi, con in più la trasferta thailandese di Buriram. Il favorito della vigilia è Jenson Button: il campione F1 2009 ha vinto il campionato GT500 nel 2018, ed è stato riconfermato per quest’anno dal team Honda Kunimitsu. Le NSX sono osservate speciali, grazie anche alla deroga che ha permesso loro di mantenere il motore centrale. Tuttavia, le avveniristiche vetture di Tokyo deludono le aspettative: Una sola vittoria, ad opera del team ARTA ad Okayama, e pochi altri piazzamenti. In coppia con Naoki Yamamoto, Button conta come miglior risultato il secondo posto al Fuji, ma anche due zeri.

Delusione anche per la Nissan. Ronnie Quintarelli è ormai da anni il capitano del marchio, ma il nuovo regolamento penalizza la GT-R e il suo design datato. Il pilota di Sant’Anna, coadiuvato da Tsugio Matsuda, è terzo in campionato grazie ad un secondo ed un terzo posto. Nissan ha investito tanto per quest’anno, rivoluzionando gli equipaggi e ingaggiando stelle del calibro di Frederic Makowiecki (ex Porsche).

La stagione è dominata dalla Lexus, con il prestigioso team LeMans che ritorna in vetta dopo 17 anni. Con due vittorie ed un’ottima costanza (un solo zero in tutto il campionato), Kenta Yamashita e Kazuya Oshima conquistano l’iride. Bene anche Heikki Kovalainen, che con la LC500 del leggendario team SARD vince ad Autopolis e chiude quinto. Il finlandese ex Renault e McLaren sarà l’unico rappresentante della massima formula: Jenson Button, infatti, lascerà la serie a fine stagione.

La classe GT300 è appannaggio della Honda NSX GT3, gestita dal team ARTA. Shinichi Takagi e Nirei Fukuzumi traghettano il team diretto da Aguri Suzuki verso il titolo pur con una sola vittoria, a Sugo. Poca fortuna per la McLaren di Alex Palou, a punti solo in due gare, e per la Lamborghini JLOC (il club dei proprietari della casa del Toro), nonostante la presenza di un pilota veloce ed esperto come il macanese Andre Couto.

I dettagli dello scambio Rossi-Hamilton: https://sport.periodicodaily.com/rossi-hamilton-scambio/