Il calcio femminile… questo sconosciuto. Eh sì perché anche se ultimamente se ne parla abbastanza non ha ancora raggiunto i livelli di popolarità del calcio maschile. Ma perché? Ho avuto il piacere di parlare un po’ del settore femminile con l’avvocato Cesare Di Cintio, primo promotore della suddetta categoria, che ha risposto molto gentilmente ed esaustivamente ad alcune mie domande.
Perché ha cominciato ad appassionarsi al calcio femminile? Cosa lo ha portato ad avvicinarsi a questo mondo?
“Mi è capitato di assistere diversi anni fa delle calciatrici per motivi di carattere contrattuale e ho visto che si trattava di un mondo affascinante ma allo stesso tempo molto distante dal professionismo maschile.”
Il calcio femminile è un “settore” che specialmente negli ultimi tempi è in crescita, secondo lei come mai?
“Le donne vincono a differenza degli uomini in ogni sport. Anche nel calcio è capitato questo ovvero che l’Italia maschile non è andata ai mondiali mentre quella femminile sì.”
Il calcio femminile italiano e non solo è ormai una realtà concreta, lei crede che un giorno anche il settore femminile possa raggiungere la stessa fama di quello maschile?
“Il problema non è la fama ma le garanzie giuridiche per chi pratica questo sport. Le donne nonostante svolgano le stesse mansioni degli uomini non sono considerate professioniste dalle norme in vigore. O meglio sono professioniste di fatto ma non di diritto.”
Il calcio femminile pare stia crescendo molto rapidamente. Ad oggi in Italia sono presenti molte scuole calcio femminili? Il tesseramento anche di bambine che vogliono cominciare a giocare a calcio è in crescita o si mantiene stabile?
“Purtroppo non ho la certezza di dati statistici, ma ho la netta sensazione che siano definitivamente crollati i tabù delle mamme che vorrebbero le figlie ballerine e non calciatrici.”
Far crescere anche a livello mediatico il calcio femminile sarebbe un modo per far capire che anche le donne si possono occupare di questo mondo, non solo come giocatrici ma anche come arbitri e dirigenti. Secondo lei che modifiche si potrebbero apportare affinché ciò accada?
“Tutto passa attraverso la politica federale che ha svolto un ruolo fondamentale per lo sviluppo di questo settore. Tuttavia devo sottolineare che ad oggi non è ancora stata eletta la governance della Divisione Calcio femminile. Questa dovrebbe, tra gli altri interessi, curare anche l’aspetto della comunicazione oltre che quello della gestione corporativa degli interessi delle società aderenti ai campionati di Serie A e B.”
Il nuovo progetto del calcio femminile dell’Internazionale è nato solo ad ottobre 2018 e la squadra militava in Serie B, poi promossa alla massima serie giocherà il prossimo campionato in Serie A. Ci sono giocatrici molto valide e prestanti, il mercato del femminile è attivo come quello maschile?
“Il mercato femminile è in discreta ascesa. Purtroppo però non si può ancora parlare di transazioni in un settore dove esiste tuttora il vincolo fino a 25 anni che prevale su ogni accordo di natura contrattuale. Il professionismo deve essere il necessario passo successivo verso lo sviluppo di questo settore del calcio.”
Il calcio femminile è una realtà solida in molti paesi europei, Olanda, Inghilterra, Francia e ora anche qui in Italia. È passato quindi molto tempo dalla celebre frase di Guido Ara del 1909 in cui disse che <<Il calcio non è per signorine>>. Ecco lei pensa che in questo periodo storico in cui la donna è sì “emancipata” ma purtroppo ancora in certi campi non le si attribuisce la giusta importanza, il calcio femminile possa essere un messaggio forte?
“Parla con una persona come il sottoscritto che ha un team di sole donne nella propria struttura. Il calcio è per le donne esattamente come lo è per gli uomini. Chi dice il contrario dimostra solo ignoranza. Il calcio femminile oggi può diventare un veicolo per trasmettere un grande messaggio di uguaglianza.”
Quest’estate si disputeranno i Mondiali di calcio femminile in Francia, secondo lei quest’importante manifestazione dovrebbe avere più spazio a livello mediatico (TV, radio, giornali), come quelli maschili?
“L’Italia dovrà dimostrare di essere un paese all’avanguardia in Europa dove la visibilità dello sport al femminile è la medesima di quello al maschile. Sono sicuro che la visibilità sarà maggiore rispetto al passato, ma spero che tutto continui anche dopo i Mondiali.”
Secondo lei il rapporto tra procuratori sportivi del calcio femminile sarà paragonabile a quello del calcio maschile? In questo mondo ci potrebbero essere più possibilità per anche ragazzi giovani che vogliono entrare a far parte del circuito dei procuratori? Esiste già un albo professionale? Se no verrà istituito?
“È una delle tematiche giuridiche importanti da dover considerare per il futuro. Io sono per uno sviluppo a 360 gradi del settore e quindi anche dell’ingresso nel mercato dei procuratori sportivi. Il libero mercato garantisce concorrenza e la concorrenza non può che portare qualità.”