La Toyota ce l’ha fatta: dopo aver segnato la pole, la casa giapponese si porta a casa anche la vittoria di gara alla 24 ore di Le Mans. E’ il terzo successo consecutivo per il costruttore, in un’edizione davvero particolare. Non solo per la data insolita, a fine settembre anziché a metà giugno, ma per come si è svolta la corsa. Sia la vettura numero 7 che la numero 8 hanno avuto nella notte guai tecnici, che hanno richiesto una lunga sosta ai box. Alla fine è trionfo per Sebastien Buemi, Kazuki Nakajima e Brendon Hartley, che al volante della TS050 Hybrid numero 8 precedono di 5 giri la prima Rebellion, e di sei la TS050 numero 7, di Mike Conway, Kamui Kobayashi e José Maria Lopez.
Il secondo posto della Rebellion, guidata da Bruno Senna, Norman Nato e Gustavo Menezes, ha un sapore speciale. La struttura privata di Bart Hayden ha tenuto testa alla Toyota con tempi davvero competitivi, ed un’ottima guida da parte dei piloti. Questa è l’ultima gara per la Rebellion, che a fine stagione lascerà il motorsport. A dispetto del fatto che hanno un accordo in essere con Peugeot, per gestire il programma Hypercar!
La seconda Rebellion chiude in quarta posizione, con l’equipaggio composto da Romain Dumas, Nathaniel Berthon e Louis Deletraz.
In LMP2 trionfa la United Autosports, dopo un’intensa battaglia con G-Drive, Jota Sport e la DC Racing di Jackie Chan. Alla fine sono stati i guasti meccanici a fare la differenza, premiando la Oreca Gibson numero 22 di John Hanson, Filipe Albuquerque e l’ex pilota di F1 Paul Di Resta. Problemi tecnici impediscono a un altro ex di F1, Jean Eric Vergne, di vincere la classe. Vergne corre con Roman Rusinov e Mikkel Jensen per la G-Drive.
Al decimo posto di classe, ed al 14esimo assoluto, troviamo la squadra italiana del Cetilar Racing, con l’unica Dallara schierata in pista. Roberto Lacorte, Andrea Belicchi e Giorgio Sernagiotto hanno portato in alto la compagine gestita sportivamente da Amato Ferrari, titolare di AF Corse.
AF Corse che rappresenta il cavallino rampante nella GTE Pro, dove però subisce la sconfitta dalla Aston Martin. Dopo un duello infinito, tra sorpassi e strategie sul filo dei secondi, la Vantage di Maxime Martin, Alex Lynn e Harry Thicknell prevale sulla 488 di Alessandro Pier Guidi, James Calado e Daniel Serra. Sale sul podio la seconda Aston di Marco Sorensen, Nicki Thiim e Richard Westbrook, mentre deludono le Porsche ufficiali. Le 911 GT3 RSR sono vittime di problemi meccanici, e pagano un ritmo troppo lento.
Aston Martin conquista anche la GTE Am, grazie ai servigi del TF Sport. La scuderia inglese trionfa con l’equipaggio di Charlie Eastwood, Johnny Adam e Salih Yoluc, che precede sul traguardo la Porsche Project 1 di Matt Campbell, Johnny Reid e del nostro Riccardo Pera. Niente da fare per le Ferrari di AF Corse e della Iron Lynx di Andrea Piccini, quest’ultima rallentata da un problema tecnico nel corso della notte.
24 ore di Le Mans, la cronaca della gara dei prototipi
Alle 14.30, orario insolito per la tradizione, scatta l’83esima edizione della gara di endurance più famosa di sempre, la 24 ore di Le Mans. Mike Conway scatta in testa con la Toyota numero 7, seguito dalla vettura gemella di Buemi. La Rebellion si mantiene entro il giro di distacco, grazie all’ottima velocità di Menezes.
Le due vetture giapponesi lottano praticamente tra di loro, scambiandosi la posizione nel corso dei pit stop. Fino al calar della sera la situazione si mantiene stabile, con le Toyota in prima e seconda posizione, e la Rebellion numero 1 abile nel mantenere un distacco inferiore al minuto.
La notte non porta consiglio alla Toyota, ma solo un mare di guai. Verso le 21.30, Nakajima rientra ai box con un problema di raffreddamento ai freni. Il problema è causato dal brake duct della ruota anteriore destra, cosa che rende necessaria una lunga riparazione. Per loro fortuna, nello stesso momento, esce in pista la safety car, per il grave incidente occorso alla LMP2 di Tristan Gommendy. L’inconveniente costa due giri di ritardo, ma mantengono ancora 40 secondi di vantaggio sulla Rebellion numero 1.
Incidente per la ByKolles,che va a sbattere all’uscita delle S Dunlop. Bruno Spengler perde l’ala posteriore ad alta velocità, probabilmente per un cedimento strutturale. Il canadese porta stoicamente la vettura al box, ma per la scuderia l’unica opzione è il ritiro.
I guai della Toyota non finiscono qui. Dopo la numero 7, è il turno della numero 8 eseguire una sosta inaspettata. Alle 8 del mattino, Conway deve rientrare per la rottura di un terminale di scarico. La riparazione costa sette giri, mandando in fumo le chance di vittoria. Tuttavia, la Rebellion in seconda posizione ha solo un giro di vantaggio, cosa che rende ancor possibile una doppietta. Kobayashi si lancia all’inseguimento, ma non c’è nulla da fare. Nemmeno la safety car finale per l’incidente di James Allen è sufficiente per cambiare il podio.
La LMP2 ha regalato uno spettacolo da urlo, con tre squadre in lizza per la vittoria di classe. Già al via avviene il colpo di scena, con gli stop di Signatech Alpine e Racing Team Nederland. La scuderia della casa di Dieppe perde due giri per un inconveniente tecnico. Andre Negrao, Thomas Laurent e l’esperto Pierre Ragues si lanciano in una furiosa rimonta che li porterà all’ottavo posto assoluto. Niente male!
La vettura olandese, invece, che ha come equipaggio Nyck De Vries, Giedo Van der Garde e Fritz Van Erd ha problemi all’impianto di raffreddamento, che gli costano molto di più in termini di classifica.
La lotta per la vittoria diventa un affare tra United Autosports e G-Drive Racing. La Oreca di Vergne, Jensen e Rusinov si scambia la posizione più e più volte con la vettura di Philip Hanson, Paul Di Resta e Filipe Albuquerque. Si uniscono alla battaglia la seconda vettura United, quella di Will Owen, Alex Brundle e Job Van Uitert, e la Jota Sport di Anthony Davidson, Roberto Gonzales e Antonio Felix Da Costa. I leader sono separati da pochi secondi, a tal punto da scambiarsi le posizioni in pista.
Come per la LMP1, anche nella LMP2 la notte fa selezione. La G-Drive soffre di problemi elettrici con entrambe le sue vetture. Oliver Jarvis, che condivide la macchina con Mike Cullen e Nick Tandy, deve fermarsi in mezzo alla pista con una Oreca che si spegne e si riaccende improvvisamente. Stesso destino per Rusinov, il quale riesce a riportare la vettura ai box senza perdere troppo tempo.
La notte di Le Mans è fatale anche al team di Jackie Chan. La scuderia di proprietà del celebre attore ha un problema elettrico con la vettura di Gabriel Aubry, Will Stevens e Ho Pin Tung Proprio il francese rimane fermo in mezzo alla pista, usufruendo dell’assistenza…illegale di qualcuno, che gli presta una batteria di riserva! Lo scherzetto costerà la squalifica dell’intero equipaggio.
Problemi anche per la United Autosports di Brundle-Owen-Van Uitert, costretta ad un lungo stop per una perdita d’olio.
Nel corso della notte avviene anche l’incidente più grave della corsa, ad opera di Tristan Gommendy. Il pilota del team Duqueine perde il controllo della vettura alla staccata della prima chicane dell’Hunaudieres. L’impatto è talmente violento da piegare il guard rail. La Safety Car risultante è piuttosto lunga, per permettere le riparazioni alle barriere. Il pilota esce dalla vettura con le proprie gambe.
La lotta per la vittoria è ridotta alla United Autosports superstite e alla Jota Sport. Quest’ultima prova a sfruttare la safety car finale per mettere pressione ad Hanson e farlo sbagliare, ma il gentleman inglese è bravo a mantenere i nervi saldi.
Nico Jamin, Mathieu Vaxivierre e Julien Canal portano sul gradino più basso del podio, per la gioia del loro titolare, lex pilota di F1 Olivier Panis.
La Cetilar Racing chiude al decimo posto di classe una gara pulita e senza errori, nonostante un telaio Dallara difficile da mettere a punto. Ottima prova anche per l’equipaggio femminile della Richard Mile Racing. Tatian Calderon, Beitske Visser e Sophia Floersch sono ottave assolute dopo una prova non velocissima, ma regolare e senza sbavature.
24 ore di Le Mans, la cronaca della gara GTE
La GTE Pro vede soltanto otto vetture iscritte in questa gara della 24 ore di Le Mans. La defezione di Porsche North America e di Corvette Racing hanno forse reso la categoria una corsa tra pochi intimi, ma lo spettacolo è stato di altissimo livello. Sembrava di assistere ad una gara sprint!
Allo scattare del via la Porsche 91 di Gimmi Bruni, Richard Lietz e Frederic Makowiecki parte dalla pole ma perde subito terreno: dopo appena un’ora di gara è ultima di classe!
Le prime ore di corsa sono una battaglia feroce tra Aston e Ferrari. La AF Corse numero 51, di Calado, Pier Guidi e Serra è in battaglia con la Vantage 97 di Martin-Lynn. Thicknell, con sorpassi e contro sorpassi. Si unisce alla festa anche la seconda Af Corse, la numero 71 di Sam Bird, Davide Rigon e Miguel Molina, nonché la seconda Aston ufficiale di Marco Sorensen, Nicki Thiim e Richard Westbrook. La lotta tra le quattro vetture è senza quartiere.
All’insorgere del buio, la Porsche capitola definitivamente. Problemi all’idroguida costringono sia la 91 che la 92 a lunghe soste ai box, perdendo qualunque possibilità di salire sul podio. Guai anche per la Ferrari di Bird, Rigon e Molina, i quali perdono dieci minuti al mattino per una foratura.
La domenica la battaglia passa dalla pista al muretto box. L’Aston numero 97 ha un minuto di vantaggio sulle soste ai box rispetto alla Ferrari 51, la quale paga circa sei decimi al giro sul tracciato. La Safety Car finale per l’incidente di Allen non è sufficiente alla 488 per battere la coupe inglese, che festeggia così il successo.
La GTE Am è più affollata della GTE Pro, ed altrettanto combattuta. La Porsche Project 1 di Terry Van Voorde, Riccardo Perfetti e Matteo Cairoli è in lotta con la vettura gemella in cui corre anche Riccardo Pera, 21enne toscano al debutto a Le Mans. Entrambe le vetture assistite dal Proton Competition devono vedersela con l’Aston Martin ufficiale di Paul Dalla Lana, Augusto Farfus e Ross Gunn, e con la vettura del TF Sport . Durante la notte passa in testa la Ferrari 488 dell’Iron Lynx, con Andrea Piccini, Matteo Cressoni e Andrea Mastronardi, almeno fino all’inconveniente che li mette KO. Problema anche per l’Aston ufficiale, a cui cede una sospensione.
Nel corso della mattinata di domenica la Vantage rossa della scuderia inglese prevale sulle Porsche, grazie anche al grosso vantaggio che hanno accumulato prima dell’ingresso della safety car. Da segnalare la buona prestazione della Ferrari “femminile” dell’Iron Lynx, settima nella categoria. Michelle Gatting, Rahel Frey e Manuela Gostner migliorano la performance dell’anno scorso, “vendicando” in parte la sfortuna dell’equipaggio principale di Andrea Piccini.