Chi dice che gli schemi di gioco non contano, o è in cattiva fede o non sa niente di calcio
Chi dice che gli schemi di gioco non contano, o è in cattiva fede o non sa niente di calcio. Innanzi tutto perché, specie negli ultimi dieci anni, l’attenzione all’aspetto tattico nel campionato italiano è cresciuta sempre di più; e naturalmente perché i moduli devono essere adatti ai giocatori che li interpretano. La novità della Fiorentina che ha affrontato la Juventus è stata la difesa a tre, che, apparentemente può sembrare più sguarnita di quella a quattro, ma non è così.
Difendere a tre significa disporre di fronte all’area di rigore due marcatori agili più un terzo – quello che una volta era il “libero” – con il compito di raddoppiare e far ripartire l’azione, supportati dai due esterni bassi quando la palla viene gestita dagli avversari . Nella prima Fiorentina di Montella, lo schema era bene interpretato dal centrale Gonzalo Rodriguez, affiancato da Savic e Roncaglia, con Cuadrado e Pasqual che rientravano a difendere quando perdevamo palla. Contro la Juventus, hanno giocato Caceres, Pezzella e Milenkovic, potendo contare sulla copertura degli altri due giocatori di fascia – Lirola e Dalbert, passando così a cinque nei momenti di difficoltà.
Giocando a quattro, invece, nel calcio moderno i due terzini hanno anche il compito di sostenere la spinta offensiva sulle fasce, per cui sovente può accadere che siano solo i due centrali a doversi occupare degli attaccanti avversari, rischiando l’uno contro uno. Qualcuno ricorderà che giocando a quattro Gonzalo Rodriguez andava in difficoltà, non avendo il passo del marcatore puro; stessa cosa accade oggi con Pezzella.
La classica difesa a quattro da prendere come riferimento è quella della nazionale vincitrice dei mondiali 2006, che poteva contare su due centrali agili e veloci del calbro di Nesta e Cannavaro, capaci di sostenere il peso delle fughe sulle fasce di Zambrotta e Grosso, che davano un significativo contributo all’attacco. Spesso le grandi squadre giocano a quattro proprio perché possono contare su giocatori di alto spessore tecnico.
Esiste una sorta di ibrido tra queste due soluzioni: nella gestione Pioli, alcuni giornali parlarono di “difesa a tre e mezzo”, ma si tratta di uno schema già praticato da più di quaranta anni: due centrali, un terzino destro bloccato e il sinistro libero di avanzare. Un altro esempio famoso di questo modulo è quello utilizzato da Bearzot nei mondiali (anch’essi vittoriosi) del 1982 in Spagna: Gentile a destra e Collovati al centro deputati alla marcatura; Scirea libero, Cabrini terzino di spinta. Pioli faceva giocare a destra Milenkovic, al centro Pezzella e il compianto Astori, e a sinistra Biraghi. Teoricamente una buona copertura difensiva, ma penalizzata dauno scarso contributo al gioco d’attacco.
La scelta del modulo difensivo non può prescindere dall’idea di centrocampo che ha l’allenatore: anche qui le scelte possono essere diverse, e per forza di cose si ripercuotono sullo schieramento degli attaccanti. Qualcuno ha osservato – come unica nota negativa della bella partita contro la Juventus – che per coprire la difesa a tre si è costretti a giocare senza centravanti. Non è necessariamente così, ma ne parleremo un’altra volta.