L’Inferno Verde apre le ostilità del FIA WTCR. Il mondiale Turismo inaugura la sua stagione 2021 al Nürburgring, con tante domande non soltanto relative al fatto sportivo. Il campionato di riferimento delle derivate di serie non vede uno schieramento di partenza stracolmo, a dispetto di una formula come il TCR che promette di gareggiare a costi contenuti. Ed è proprio il fattore economico a rappresentare il problema: nonostante l’uso di auto “economiche”, le spese per correre sono troppo alte per molti. Il risultato è che la serie è diventata un lusso per pochi, un club esclusivo per i team supportati, direttamente o indirettamente, dalle case costruttrici. Facciamo una piccola riflessione su un tema scottante, specie in tempi di pandemia.
WTCR 2021: tra vecchi e nuovi ingressi il mondiale FIA prende forma
FIA WTCR: perché costa così tanto?
Quando il WTCC, per disperazione, ha adottato il regolamento TCR nel 2018, lo scopo era quello di limitare le spese e riportare varietà e spettacolo. Se l’obiettivo di ripristinare lo show è stato centrato, sul fronte dei costi qualcosa non ha funzionato. Il motivo sta nella gestione di certi contratti, che non hanno consentito di fare delle ottimizzazioni. Facciamo un esempio: la DHL si occupa della logistica del WTCR, oltre che fungere da sponsor del campionato. Il contratto con la società risale alla vecchia gestione WTCC, e ancora in essere. Ciò ha impedito di valutare offerte più convenienti, con conseguente aggravio di spese per i team.
La rivincita di Marcello Lotti contro la FIA
Un altro problema deriva dalla forniture tecniche. Il passaggio dalle gomme Yokohama alle Goodyear ha costretto le squadre ad investire molto sui test invernali, gravando ulteriormente sul budget. C’è poi l’assurda regola di dover schierare almeno due vetture per scuderia: tale norma serve per mantenere un alto numero di macchine in pista, ma si è trasformato in un boomerang. Correre con una sola auto significa non poter prendere punti per il campionato, e nemmeno partecipare a tutte le prove! Si tratta di un clamoroso errore, che la FIA dovrebbe correggere subito. Lasciare la possibilità di correre anche con un solo veicolo renderebbe il WTCR più accessibile, ristabilendo il legame tra il mondiale e la miriade di serie TCR nazionali sparse per il mondo.
Quella sottile linea tra ufficiale e privato
C’è poi la questione del supporto del costruttore. In teoria, il FIA WTCR è riservato alle squadre indipendenti, ma il regolamento non vieta la casa di supportare, più o meno direttamente, il proprio “cliente”. Il confine oltre il quale si diventa ” full factory” è così labile che non si può nemmeno normare adeguatamente. E questo ha creato il paradosso di Cyan Racing, un team ufficiale a tutti gli effetti. La compagine svedese è il braccio armato di Lynk & Co, il costruttore cinese dal nome bizzarro. la vettura che schierano, la 03, non si è mai vista nelle concessionarie, e questo rende la cosa ancora più paradossale! Non è un caso che molti avversari, Hyundai in testa, abbiano puntato il dito contro di loro, soprattutto quando fingevano di andare piano per avere dei BoP più “clementi”.
Ma anche Hyundai ha i suoi scheletri nell’armadio. Il team BRC è ufficialmente privato, ma in realtà sviluppa le vetture per conto della casa madre, ed i suoi piloti sono sotto contratto con essa. Idem i team della Honda, i quali hanno diversi ingegneri JAS nel loro organico, e quelli Audi, che ha rinnovato la sua RS3 LMS. I privati “veri” hanno già levato le tende: Il Vukovic Motorsport non schiererà più le Renault Megane che ha sviluppato in proprio, e Romeo Ferraris ha abbandonato lo sviluppo dell’Alfa Romeo Giulietta. La vettura stradale è uscita di produzione, e non aveva senso spendere per aggiornarla alla nuova centralina Marelli. Senza contare che il Biscione non ha mai versato un Euro sull’operazione, rendendo le cose ancora più complicate.