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Andrea Iannone e il ricorso al TAS: cosa rischia

Il tempo è quasi arrivato. Domani 15 ottobre Andrea Iannone s’incontrerà con i giudici del TAS di Losanna, i quali dovranno decidere sul suo ricorso sulla vicenda di doping che ha travolto il pilota di Vasto. La FIM lo ha squalificato per 18 mesi, a causa della positività al drostanolone riscontrata ormai un anno fa, al GP della Malesia. Da allora è iniziato un lungo calvario, che ha obbligato l’abruzzese a rinunciare alla stagione di quest’anno, dove sperava di fare bene con la nuova Aprilia. A complicare le cose ci ha pensato la WADA, l’agenzia mondiale antidoping, la quale ha chiesto la bellezza di quattro anni di squalifica! Adesso il destino di “Maniac” è nelle mani del TAS, la quale dovrà decidere se assolvere, confermare la pena oppure inasprirla.

L’udienza del TAS è prevista per domani, 15 ottobre, in videoconferenza. Non ci aspettiamo una sentenza immediata, essendo che i tempi dell’arbitrato sono lunghi. Analizziamo gli scenari possibili.

Andrea Iannone, cosa potrebbe accadere dopo il ricorso al TAS

Ieri Iannone ha organizzato una conferenza stampa, interrompendo così un lungo silenzio. Accanto a lui in questo inaspettato incontro con i giornalisti si sono presentati Antonio De Rensis, il consulente legale di Andrea, ed i prof. Alberto Salomone dell’Università di Torino, il perito che ha effettuato il test del capello che, si spera, metterà la parola fine a questa triste storia.

De Rensis ha illustrato lo scenario legale del ricorso di Andrea Iannone Per esempio, quanto rischia? “Da zero a quattro anni“, ha risposto l’avvocato in maniera lapidaria. Riassumendo: la difesa del pilota ha chiesto l’assoluzione con formula piena, la FIM ha invece chiesto di confermare la squalifica di 18 mesi, già in corso. La WADA, infine, ha chiesto la pena massima, quattro anni di sospensione. La richiesta dell’agenzia ha tra l’altro comportato lo slittamento dell’udienza, prevista inizialmente per agosto.

La speranza, ovviamente, è che Iannone venga prosciolto, in quanto le prove indicano l’assunzione della sostanza in maniera del tutto involontaria. Tuttavia, l’ipotesi più realistica è che si arrivi ad una riduzione della pena, che potrebbe comunque andare bene. Se da 18 si passasse a 12 mesi, Iannone dovrebbe aspettare solo fino a dicembre, per poi riprendere in mano la sua Aprilia. Già una conferma della pena FIM sarebbe un disastro, perché Andrea sarebbe obbligato a saltare un’altra stagione.

Comunque, i due consulenti mostrano un cauto ottimismo. La prova del capello, effettuata dal prof. Salomone, dimostra inequivocabilmente l’assunzione accidentale del drostanolone. “nessuno è tanto stupido da farne un uso occasionale“, ha commentato Salomone. La FIM si è detta d’accordo con questa tesi ma non la WADA, che ha chiesto il massimo della pena.

Proprio su quel fronte parte il contrattacco di De Rensis. L’avvocato, già rappresentante di Antonio Conte e della famiglia del compianto Marco Pantani, ha invocato un cambio dei protocolli antidoping. “per me l’essere umano viene prima del protocollo“, ha detto, “il sistema deve cambiare“.

Su questo aspetto, Salomone ha ricordato come per altre sostanze la WADA ha cambiato le procedure proprio per l’insorgere dei casi di positività involontaria. Tra le sostanze che rientrano in questo regime “di tolleranza” c’è il clenbuterolo, sostanza che in passato ha inguaiato ciclisti di peso come Alberto Contador. Salomone si augura che si faccia lo stesso per il drostanolone, per il quale è ancora prevista la squalifica in automatico.

La versione di Iannone

Ma il vero protagonista di questa surreale conferenza stampa è naturalmente lui, Andrea Iannone. In questa occasione, il pilota classe 1988 ha aperto il suo cuore. “E’ il giorno più importante della mia vita“, ha esordito riferendosi all’udienza di domani.

Oggi quando sento persone che si lamentano di cose futili, dico loro di imparare ad apprezzare le cose che hanno“, ha proseguito Iannone. “La mia vita è cambiata. Da un giorno all’altro mi sono trovato senza poter fare quello che ho sempre fatto, non per mia scelta. Non lo auguro a nessuno“.

Andrea ha voluto sottolineare la vicinanza dell’Aprilia, la quale ha rinunciato a mettersi sul mercato per aspettarlo. “L’Aprilia è sempre stata dalla mia parte, mi ha aspettato. Seguo sempre il mio team, non posso che sperare di tornare il prima possibile ed essere anche più forte di prima… Non guido da Valencia 2019 e non posso guidare su piste FIM. Rispetto questo caso, ma spero che la giustizia segua il suo corso“.

In diverse occasioni, il ds Aprilia Massimo Rivola ha esplicitamente detto che avrebbero aspettato l’esito delle vicende di Iannone prima di decidere il da farsi. Questo fa onore alla casa di Noale, ma dall’altro lato ha fatto perdere loro un’occasione d’oro come quella di ingaggiare Andrea Dovizioso. Ammesso che il forlivese avrebbe accettato un’offerta da un costruttore che sta faticando in MotoGP.

Il 15 ottobre Andrea Iannone ed i suoi rappresentanti si collegheranno telematicamente con i giudici del TAS, essendo le udienze in presenza vietate per le norme anti-Covid. L’arbitrato sarà composto dal francese Hamid Gaharavi, scelto dallo stesso TAS; l’inglese Michael Beloff, scelto dalla FIM, e da Franco Frattini, selezionato dalla difesa.