La Federazione Internazionale dell’Automobile, o FIA per essere più rapidi, ha un nuovo presidente in Mohammed Ben Sulayem. L’emiro di Dubai, ex rallista, ha vinto le elezioni che si sono svolte il 17 dicembre presso la sede della Federazione a Place de la Concorde, Parigi. Ben Sulayem ha ottenuto il 61,6% dei voti delle federazioni associate, battendo il rivale Graham Stoker. L’avvocato inglese, già vicepresidente nell’ultimo mandato di Jean Todt, è stato l’unico rivale dell’emiro in questa corsa a due.
Presidenza FIA: due candidati per il dopo Todt
Chi è Ben Sulayem, il nuovo presidente FIA?
Nato e cresciuto a Dubai, Mohammed Ben Sulayem ha iniziato la sua carriera come pilota, correndo nei rally. Vanta 14 titoli nel campionato FIA mediorientale, lottando contro avversari di livello come il vincitore della Dakar Nasser Al Attiyah. Appeso il casco al chiodo, Ben Sulayem ha ottenuto l’incarico di presidente della federazione automobilistica di Dubai. Lì ha iniziato a coltivare il sogno di diventare presidente federale. Di qui la scelta di candidarsi come sostituto di Todt, che dopo 12 anni e tre mandati si ritira a vita privata. La sua politica si basa sul creare basi per un motorsport più aperto e accessibile, all’insegna della trasparenza finanziaria. La sua prima mossa è quella di nominare un CEO, una figura professionale che si occupa dell’amministrazione della Federazione. Un modus operandi che farebbe assomigliare la FIA ad un’azienda privata, con una figura potente che prende le decisioni. Il vice presidente sarà Robert Reid, anch’egli proveniente dal mondo dei rally. Il britannico ha un passato da navigatore per piloti di livello come il compianto Richard Burns. Infine, gira la voce che la delega al Sudamerica potrebbe andare ad una donna, e non una qualunque. Parliamo infatti di Fabiana Ecclestone, la giovane moglie brasiliana di Bernie Ecclestone. Con Ben Sulayem si apre una nuova era per la FIA, essendo che per la prima volta il presidente non viene dall’Europa. Le sfide da affrontare saranno molte, dalla sostenibilità ambientale a quella economica, alla diversità. Riuscirà l’emiro a conciliare tutte queste esigenze?