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Ciclismo 2018-I Migliori (e i Peggiori) della stagione

Il 2018 volge al termine, ed è tempo di bilanci anche per il ciclismo. In una stagione segnata da grandi emozioni, sorprese, ma anche delusioni, questo sport si conferma vicino alla gente (a volte pure troppo), e sopratutto in grado di rinnovarsi e di rinnovare i suoi protagonisti annata dopo annata. Al fianco dei grandi protagonisti degli ultimi anni che hanno monopolizzato i GT e classiche monumento, si sono affacciati sulla scena internazionale giovani in grado nel prossimo decennio di prendere il posto di Froome, Nibali e compagni. Vediamo quindi chi si è confermato, chi ha deluso, e chi ha sorpreso

Peter Sagan 9-Un’altra grande stagione per il tre volte Campione del Mondo, in grado di mettere a segno 8 vittorie (di cui 3 al Tour de France), la conquista della maglia a punti (per la sesta volta in carriera) e sopratutto la Parigi-Roubaix, la Regina delle Classiche . Ultimamente dice non divertirsi più a correre, e che presto potrebbe attaccare gli scarpini al chiodo. Ma intanto vince, e vince tanto.

Alejandro Valverde 8-Don Alejandro , a 38 anni suonati, un età nella quale molti suoi colleghi sono già passati in ammiraglia, mette a segno una stagione da incorniciare. Campione del Mondo ad Innsbruck, 14 vittorie di tappa, 2 delle quali alla Vuelta di Spagna, competizione nella quale vince pure la maglia a punti. Una sola parola; infinito.

Christopher Froome 8-Quante volte in questi anni si è detto che Chris era in grado di vincere solo con il supporto spasmodico della sua squadra? Tante. E deve averlo sentito pure lui. Perché sul Colle delle Finestre, sullo sterrato, a 110 kilometri dall’arrivo della 19esima tappa del Giro d’Italia 2018, il Keniano bianco se ne va. Se ne va di gambe, ma anche di testa. Perché fare più di 100 kilometri di sali e scendi da solo, col vento contrario, staccando i tuoi diretti avversari in classifica e prendendoti pure la maglia rosa, non è roba da tutti. Il successo rosa era ciò che mancava a Froome per entrare nella storia. Una ciliegina su una torta già ricca ed enorme. Un’impresa degna dei grandi del passato. Se poi, nella stessa stagione in cui compi una simile impresa, riesci pure a piazzare un terzo posto al Tour de France, l’amarezza di dover consegnare la Grand Boucle al tuo compagno di squadra passa in secondo piano

Rohan Dennis 8-Questo ragazzo di Adelaide ha probabilmente vissuto la stagione della definitiva consacrazione. E’ uno dei migliori specialisti a cronometro da anni. Adesso però è diventato il migliore, superando avversari del calibro di Froome o Dumoulin. Sono 7 le vittorie in stagione di Rohan, molte delle quali pesanti: campione nazionale a cronometro, campione del mondo a cronometro. E a questo già ragguardevole bottino aggiunge una vittoria al Giro 2018 e due alla Vuelta. Nei prossimi anni tenterà la sfida di competere per i Grandi Giri, come fatto dal collega-rivale Dumoulin? Potrebbe. Intanto è l’uomo da battere nelle prove contro il tempo

Simon Yates 7,5-Per molto tempo ritenuto meno forte del gemello Adam, Simon in questo 2018 è definitivamente esploso, ed è ormai da considerare come uno dei grandi favoriti per le corse sulle tre settimane. Dopo un grande Giro d’Italia, corso benissimo per 18 tappe, salvo poi saltare alla 19esima complice il folle attacco di Froome sul Colle delle Finestre, Yates si rifà alla grande alla Vuelta, dove regola uno dopo l’altro, Valverde, Miguel Angel Lopez, Quintana e Pinot. 8 vittorie per il britannico di Bury, e la sensazione di una carriera ormai lanciata nell’olimpo dei grandi

Geraint Thomas 7,5-Gran Bretagna, ancora Gran Bretagna. Negli ultimi 5 anni, ben 7 grandi giri sono andati ai ciclisti della patria di sua maestà, e questa volta tocca al Galles unirsi alla festa. Il ciclista nativo di Cardiff riesce a togliersi l’etichetta di vice-Froome, trionfando sia al Criterium du Dauphinè sia al Tour de France (non dimenticando il trionfo al campionato nazionale a cronometro). I tempi del Geraint gregario sembrano essere passati, e la sua carriera da capitano potrebbe finalmente avere inizio.

Tom Dumoulin 7-Il corridore olandese non delude nemmeno quest’anno, anche se probabilmente rimane l’amaro in bocca per i numerosi secondi posti raggiunti, che però non oscurano la sua grande stagione. La Farfalla di Maastricht ottiene il secondo posto in ben due GT (Giro e Tour), e nelle due Crono del Mondiale di Innsbruck. Si può “consolare” con le vittorie di Gerusalemme al Giro e di Espellete al Tour.

Thibaut Pinot 7-Quando al termine della ventesima tappa del Giro 2018 si ritira dopo una giornata da tregenda (assideramento e ben più di un quarto d’oro di ritardo all’arrivo) la sua stagione sembra già compromessa. Ma Thibaut non è tipo da arrendersi facilmente. E’ caduto spesso, si è rialzato altrettante volte. E così è andata pure questa volta. Partecipa alla Vuelta, e durante le tre settimane in Spagna la sua condizione migliora progressivamente, fino ad ottenere due vittorie di tappa e il 5° posto nella generale. Finita qui? Nemmeno per idea. Al Giro di Lombardia da una dimostrazione di classe e forza tale da piegare uno che di Classiche delle Foglie Morte ne ha vinte due e che spesso ha finito tra i primissimi, ossia Vincenzo Nibali. Sfortunato ma tenace, la sua occasione di scrivere il nome “Pinot” sul podio di un Grande Giro arriverà

Miguel Angel Lopez 7-Lo chiamano Superman, e forse hanno ragione. Il colombiano classe 94 sembra volare quando percorre i percorsi a lui più congeniali. Scalatore puro, bravo sia negli strappi che sulle lunghe salite alpine. E il 2018 è l’antipasto di ciò che potrà essere il 2019. Podio e miglior giovane al Giro, e podio anche alla Vuelta. Una continuità che dimostra come Lopez abbia tutte le carte in regola per diventare un serio contendente per le vittorie dei prossimi GT

Vincenzo Nibali 7-Lo Squalo dello Stretto è ferito, ma non è morto. La stagione comincia bene per Vincenzo, con il trionfo alla Milano-Sanremo, con un successo che va ad arricchire un palmares invidiato da molti nel gruppo. Ma è durante il Tour, il grande obiettivo del 2018, che la stagione sembra volgere al peggio. Nibali cade scalando L’Alpe d’Huez, a causa di un gruppo di tifosi (e fotografi) fin troppo vicini ai ciclisti. Vincenzo risale in sella, termina la tappa limitando il danno sportivo, ma non quello fisico. Il bollettino recita frattura vertebrale: vuol dire addio mondiale di Innsbruck, il mondiale (uno dei pochissimi) interamente dedicato agli scalatori. Ma Nibali reagisce, e in poche settimane partecipa alla Vuelta in condizioni precarie, ma riuscendo a terminare la corsa, e poi riesce a prendere parte pure al mondiale, senza però ottenere grandi risultati. In compenso, nella parte finale della stagione, arriva secondo al Lombardia, dietro solo ad uno straordinario Pinot, insieme al quale si era reso protagonista di un attacco da lontano. Non è stata la sua annata migliore, ma il successo alla Sanremo e il piazzamento al Lombardia sono un ottimo viatico per il 2019

Richard Carapaz 6,5-Un esordio con i fiocchi per il venticinquenne ecuadoregno, capace di lasciare il segno sin da subito in una competizione come il Giro d’Italia. Vince l’ottava tappa, la Praia a Mare-Montevergine, riuscendo a sorprendere il gruppo quando mancava poco più di 1 kilometro all’arrivo. E’ un finale nervoso, con una salita pedalabile, ma che per questo viene percorsa ad altissima velocità, per lo più sotto un copioso diluvio. Ma il ragazzino di El Carmelo sfrutta il momento in cui il gruppo rallenta il ritmo e parte. Nessuno lo riprende. Termina il Giro al 4° posto, e con la sensazione che sentiremo ancora parlare di lui

Primoz Roglic 6,5-E’ la sorpresa positiva dell’anno. Lo sloveno ha sempre avuto talento (specie nelle prove contro il tempo) ma il 2018 lo consacra tra i grandi, o quanto meno, tra coloro i quali possono ambire a farne parte. 8 vittorie di tappa, il 4° posto al Tour dove partendo come gregario del più celebre compagno Steven Kruijswijk, ne eredita i gradi di capitano durante l’ultima settimana. Le vittorie della Vuelta al Pais Vasco e del Tour de Romandie, confermano che Primoz è diventato un corridore da grandi giri. Con il tempo si vedrà se sarà in grado anche di vincerli

Gianni Moscon 6,5-L’azzurro di Trento è il futuro del ciclismo nostrano. Un corridore completo, capace di far pressoché tutto. Dal capitano al gregario. In grado di terminare ad alto livello sia corse a tappe che classiche di un giorno. A suo agio più o meno su qualsiasi terreno, e persino ottimo nelle prove contro il tempo (prova ne è il 4° posto al mondiale a cronometro). Gianni è giovane, può e deve migliorare, sopratutto di testa, e nella gestione della rabbia. Ma se fino a qualche anno fa la domanda era “Chi salverà il ciclismo italiano dopo Nibali?”, adesso abbiamo una risposta: Gianni Moscon

Enric Mas 6,5-E’ giovanissimo, ma non teme il confronto con i grandi. Enric Mas mostra tutte le sua qualità nell’ultima settimana della Vuelta (dove termina 2° dietro Simon Yates). E’ uno scalatore puro, un ciclista tutto da scoprire. Ma la zampata piazzata alla Vuelta lo ha fatto conoscere al mondo intero

Egan Bernal 6,5- Esiste un modo per rinforzare ulteriormente un super squadrone come il Team Sky? La risposta è: Bernal. 21 anni, colombiano, ma una costanza e un’intelligenza da veterano. Se Thomas si porta a casa la maglia gialla, e Froome non finisce alla deriva, è gran parte per merito suo. Sarebbe capitano ovunque. Per ora preferisce imparare dai migliori. Per ora. Presto si metterà in proprio

Nairo Quintana 5-Una stagione di alti e bassi per il colombiano, quasi mai in condizione ottimale, e mai davvero in grado di fare il salto di qualità. Vince una tappa al Tour, ma lo fa sfruttando il via libera degli uomini di classifica. Nulla di male sia chiaro, ma da un ragazzo in grado di vincere Giro e Vuelta ci si attende di più. Ha 28 anni, è nel pieno di una carriera che dopo un inizio sfavillante si è un po appannata. Il 2019 deve essere l’anno della rinascita

Fabio Aru 4-Dov’è finito il Cavaliere dei Quattro Mori? Un 2018 da incubo per sfortuna, pessima condizione atletica e forse, la consapevolezza di aver sbagliato qualcosa nella scelta di trasferisci alla UAE Emirates. Un Aru inerme, giù di tono, incapace di reagire alle difficoltà. Ritiratosi al Giro, e passato inosservato alla Vuelta, il sardo è stato pure costretto a dare forfait al mondiale austriaco. A 28 anni si impone per lui un rilancio. In questo momento è come l’araba fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa