Uno dei migliori giocatori francesi, militante nel PSG, dovrà ritornare alla sua città natale per allenare la giovane Squadra da sogno.
Ritorno alle origini
Maxime Belloc, attaccante del PSG, scopre di non essere convocato, dal commissario tecnico della Francia Deschamps, per EURO 2016. Infuriato, il giocatore si procura una frattura litigando con l’autista del carro attrezzi, che stava rimuovendo la sua auto, appena fuori dal Parc des Princes.
Il calciatore non è stato convocato in nazionale, a causa del suo carattere un po’ troppo irruento. La sua agente, dunque, consiglia a Belloc di tornare nella sua cittadina natale, per riabilitare l’immagine, in attesa di vedere se il PSG gli proporrà un’estensione di contratto. Per l’attaccante sarà un vero e proprio ritorno alle origini, nella città in cui ha cominciato a dare i primi calci a un pallone. Insieme al padre allenerà la squadra di ragazzi della cittadina, la stessa in cui militava da giovane e che ha dovuto lasciare, nel giorno della finale del torneo regionale, per andare a Parigi.
Nel film si mette in luce il rapporto tra l’allenatore e i giovani calciatori. All’inizio Belloc sprona i ragazzi a vincere, usando qualsiasi mezzo, anche delle scorrettezze in campo. Con il passare del tempo, però, l’attaccante del PSG capisce che, per i ragazzi, la cosa fondamentale è divertirsi in campo e cerca di cementare sempre più il gruppo.
Si vede, inoltre, il rapporto di un calciatore professionista con il suo agente e il club proprietario del cartellino. Si evidenzia, soprattutto, il rapporto calciatore – agente, nei casi in cui, quest’ultimo, deve salvaguardare l’immagine del suo assistito, per non comprometterne la carriera futura.
Campetti e strada
Il film si apre con l’immagine delle tribune gremite del Parc des Princes, dove i tifosi parigini esultano per la rete di Belloc. Lo scenario cambia, quando il giocatore ritorna nel suo paese natale. Ad attenderlo c’è il campo da calcio, su cui ha mosso i primi passi da giocatore, ha migliorato la sua tecnica e, grazie a quel campetto, è riuscito a diventare un professionista.
Molti grandi campioni spesso, durante le interviste, ricordano il terreno su cui hanno cominciato a giocare a calcio. C’è chi si è fatto le ossa sulla strada, chi su un terreno sabbioso, ma per molti di loro è stato l’inizio della formazione come calciatori.