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Eric Cantona, che cos’è il genio – Prima Parte

Nell’arco della propria vita l’uomo è solito attribuire un senso o un’emozione a degli oggetti. Questo processo è definito Interazionismo Simbolico, ovvero una corrente di pensiero, sviluppatasi alla fine dell’800, che studia come i segni o i gesti assumono un significato e come quest’ultimo diventa simbolo in un determinato sistema culturale.

Un esempio è senz’altro la maglia numero 7 del Manchester United. Il primo ad indossarla in un certo modo è stato, come già visto precedentemente, George Best. Dopo di lui, però, in tanti hanno indossato quella maglia, e in tanti sono stati accostati al fenomeno di Belfast.

George era spesso infastidito dai continui paragoni. Quando arrivò David Beckham, si lasciò andare a dichiarazioni tutt’altro che banali:


Beckham? Beh, a parte il fatto che non usa mai il piede sinistro, che non dribbla nessuno, che non la prende mai di testa, a parte il fatto che in alcuni momenti della partita non esiste, per il resto è ok.

Furono solamente due a salvarsi da un giudizio negativo: Cristiano Ronaldo, in tempi recenti, ed Eric Cantona, il protagonista di questa storia.

Eric Cantona è, probabilmente, lo sportivo più affascinante del ‘900. Nato a Marsiglia nel ’66 in una famiglia di origine sarda, come si può intuire da un cognome che ha perso la propria italianità, a favore dell’accento francese, dopo appena due generazioni.

La sua famiglia è la classica famiglia di immigrati, figli della working-class che fanno della dedizione e della fatica il proprio stemma, ma con un approccio particolare, totalmente privo di durezza. Il padre di Eric, Albert, era una persona sensibile alla bellezza, che portava i suoi figli allo stadio a vedere l’OM il weekend, mentre li trascinava nei musei gli altri giorni della settimana. Proprio Albert trasmette ad Eric la passione per la pittura.

Il primo amore di Eric, però, è stato il pallone, che lo spinge a 600 km da casa all’età di 15 anni. La sua prima squadra è l’Auxerre, che lo convince con qualche spicciolo e soprattutto con una maglia regalata.

L’allenatore, Guy Roux, portò quella squadra, in meno di 20 anni, dai campionati dilettantistici fino alla massima divisione francese. Ora però si accinge a diventare il vero e proprio padre putativo di Eric che, sotto la sua guida severa e paziente, inizia a costruire la propria carriera.

Esordisce nel 1983, ma poco dopo, complice l’anno di leva militare, sparisce dai radar. Al suo ritorno non trova spazio, è ancora acerbo, non è al centro del progetto. Guy Roux, infatti, prima lo spedisce in prestito a Martigues, per farsi le ossa, e poi inizia a farlo giocare da titolare della stagione 86/87.

Ne succedono di cotte e di crude. Non è un giocatore normale, perchè non è una persona normale. Non ama essere rinchiuso in schemi predefiniti. Oltre il calcio ha migliaia di passioni: la pittura, la poesia, la filosofia, il cinema. Forse è per questo che si sente deluso dal suo lavoro.

Nella vita bisogna avere la forza di essere pazzi, per assumersi la responsabilità della propria originalità. Il calcio non accetta le differenze. I calciatori sono solo robot che giocano, a cui non è concesso pensare. Sono pazzo e pazzo resterò, ne ho bisogno per essere felice.

Citazione tratta da Cantona: come è diventato leggenda di Daniele Manusia

Nei suoi anni ad Auxerre accresce la sua fama di giocatore violento. Come testimonia il suo primo scatto d’ira: un’entrataccia su Der Zakarian, difensore del Nantes che lo marcava duramente, nell’aprile del 1988.

Segna 24 reti in 84 presenze, ma poi lascia Auxerre per la scarsa ambizione della squadra di Roux, che dopo due quarti posti non sembra voler fare il salto di qualità.

Nel 1988, dopo essere arrivato in finale all’Europeo con la Francia Under 21, si trasferisce al Marsiglia, la squadra della sua città, all’epoca sotto il controllo di Bernard Tapie, presidente abbastanza controverso, condannato più volte per corruzione, evasione fiscale ed illecito sportivo.

Qui fatica a trovare la sua dimensione, il pubblico non lo apprezza come vorrebbe, si sente costantemente sotto pressione. Durante la prima annata a casa sua (ovvero dove è nato, non considererà mai Marsiglia come la sua vera casa) compie un altro brutto gesto. Critica pesantemente e volgarmente il selezionatore della Nazionale Maggiore Henri Michel che non lo aveva convocato per un’amichevole contro la Cecoslovacchia.

Le sue parole fanno il giro del mondo, e Eric viene squalificato dalla Federazione: per 1 anno viene allontanato dalla Nazionale, gli viene preclusa anche l’opportunità di giocare la partita di ritorno della finale dell’Europeo dell’88 che si sarebbe giocata nell’Ottobre di quell’anno (i suoi compagni vincono anche senza di lui ed Eric, con 6 gol all’attivo, viene eletto capocannoniere del torneo).

Come detto, a Marsiglia non brilla, quindi viene spedito in prestito al Bordeaux prima e al Montpellier poi. Dopo queste esperienze sembra rinato. Torna all’OM e fa faville fino alla fine di Ottobre del ’90, quando si rompe i legamenti.

Al suo rientro, il nuovo allenatore Goethals non lo vede, non è disposto a sacrificare nessuno per fargli posto, non lo reputa indispensabile. Quel Marsiglia perde, a fine stagione, la finale di Coppa dei Campioni contro la Stella Rossa di Belgrado, con un Cantona scontento relegato in panchina.

All’inizio della stagione 1991/92 viene ceduto al Nimes, club appena promosso in Ligue 1 che gli consegna la fascia di capitano. Ma dopo poche partite compie l’ennesimo brutto gesto: in una partita contro il Saint Etienne, Eric, vittima di qualche fischio di troppo da parte di suoi tifosi, si innervosisce e scaglia il pallone contro l’arbitro. Una volta espulso, a fine partita, nel tunnel che conduce agli spogliatoi, molla un destro alla mascella del capitano avversario Kastendeuch.

Questo gesto porta Cantona di fronte alla Corte Disciplinare che lo squalifica per 4 turni. La sentenza, però, non va giù al francese, che reagisce dando dell’idiota a tutti i membri della commissione. Il giorno dopo annuncia il suo ritiro. O meglio, il suo primo ritiro…