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Ernst Happel, l’uomo che mise Rotterdam sulla mappa

Quando si pensa agli olandesi nel mondo del calcio, due sono le parole che saltano subito in mente: Calcio Totale. Quello giocato dall’Ajax degli anni ’70, con 11 uomini che sapevano ricoprire tutte le zone del campo, e con la stella più luminosa rappresentata dal “Pitagora in scarpe da Calcio”, all’anagrafe Johan Cruijff.

Sulla panchina dei Lancieri di Amsterdam che vinsero nel ’71 la prima delle 3 Coppe dei Campioni consecutive c’era Rinus Michels, risoluto allenatore col nome da console romano, considerato l’inventore di quella visione che ha profondamente cambiato questo gioco.

Eppure il protagonista di questa storia è un altro: è un austriaco scontroso che un giorno ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo per entrare nell’Olimpo dei più grandi dalla porta sul retro.

Ernst Happel: l’antagonista di Michels

Si chiama Ernst Happel, è stato per anni l’antagonista principale di Michels, ed è stato il primo a far diventare l’Olanda una potenza nello scenario calcistico europeo.

Ernst Happel (sulla sinistra) e Rinus Michels (sulla destra)

Difensore dalle indubbie qualità tecniche e di temperamento, fu una delle pedine fondamentali per la conquista del Bronzo ai Mondiali di Svizzera ’54 da parte dell’Austria. Vide con i suoi occhi la grande Ungheria di Puskas, che vinse tutte le partite del Torneo tranne l’ultima, la finale, contro la Germania. Curioso come i Tedeschi si ripeteranno 20 anni dopo contro l’Olanda allenata da Michels.

La carriera di Ernst Happel

Nel suo curriculum, Ernst può vantare anche una tripletta contro il Real di Di Stefano con la maglia del Rapid Vienna, che corona una ottima carriera professionistica lunga 16 anni.

Dopo questi 16 anni, Ernst intraprende un’altra strada, quella di direttore tecnico, alla guida dell’ADO Den Haag. Dopo i primi due anni dove la squadra gialloverde viene relegata nella mediocrità di 2 decimi posti, nel ’68 vince la Coppa dei Paesi Bassi, a discapito dell’Ajax battuto in finale 2 a 1.

Ma è nel 1969 che le cose si fanno più interessanti. Happel si siede sulla panchina del Feyenoord, dando inizio ad una rivoluzione che però non porterà mai il suo nome.

I biancorossi di Rotterdam, sotto la guida di un condottiero dal carattere tutt’altro che facile, sviluppò col tempo un gioco ibrido, sotto l’influenza degli schemi del rivale Rinus ma soprattutto sotto l’idea di calcio di Hugo Meisl, il CT dell’Austria degli anni’30, che con le geometrie di Matthias “Mozart” Sindelar, rese quel gruppo una Nazionale vincente, capace di far sognare una generazione che poi si vide spegnere drasticamente quella fiamma di entusiasmo con l’annessione del Paese alla Germania Nazista nel ’37.

Dunque il Feyenoord costruì un gioco sia tecnico che fisico, con una grande fase difensiva. In mezzo al campo c’era il cervello di Willem Van Hanegem che, dopo il gol del 2 a 0 nella gara di ritorno degli ottavi di Coppa contro il Milan di Rocco, trascinò i suoi fino alla finale.

Dall’altra parte però c’erano gli scozzesi del Celtic, campioni in carica, che diedero battaglia fino al minuto 117, quando il gol del centravanti fiammingo Kindvall mise una seria ipoteca sul primo successo di una squadra olandese in Europa.

Ernst Happel e l’Ajax

Happel, che poi sarà il CT dell’Olanda Vice campione del Mondo nel ’78, fu il vero e proprio apripista per i futuri successi dell’Ajax, ma la sua carriera da allenatore non si fermò qui. Vinse tanto, ben 8 campionati in 4 paesi diversi, 3 coppe nazionali, 2 Coppe dei Campioni (la seconda alla guida dell’Amburgo nel 1983), e la Coppa Intercontinentale nel ’70 in una doppia sfida epica contro gli argentini dell’Estudiantes.

Ad oggi è considerato uno dei più grandi allenatori di sempre, e possiamo tranquillamente collocarlo al tavolo con gente del calibro di Brian Clough, Carlo Ancelotti, Ottmar Hitzfeld, e poi ancora José Mourinho, Pep Guardiola e Tomislav Ivic.

L’unica pecca di uno straordinario viaggio è quel Mondiale perso, il secondo consecutivo della Nazionale Oranje, che, nella sua disgrazia, dà a questa storia, forse, un tocco di romanticismo in più.